Il ruolo degli Ungheresi su un
binario secondario
Aggiornato 03. ottobre 2018 Barbara Eržen
Il partito Levica sollecita la
Ministra per l’infrastruttura Alenka Bratušek a rinunciare al progetto di
cooperazione che prevede l’Ungheria investa 200 milioni di Euro sul progetto
del secondo binario. La Ministra tuttavia non ha ancora del tutto accantonato
gli Ungheresi, ritenendo che i negoziati vadano in qualche modo ancora
conclusi.
Lubiana „Il Governo giocava la carta della necessità
dell’investimento“, dice il parlamentare della Levica Matej T. Vatovec,
riguardo alla collaborazione dell’Ungheria nel progetto sul secondo binario, ed
aggiunge, che ciò è da intendersi nell’ambito della politica finanziaria
seguita dal precedente Governo alla cui guida c’era Miro Cerar.
L’investimento previsto da parte
del Paese retrostante, pari a 200 milioni di Euro, avrebbe alleggerito il
bilancio sloveno, tuttavia, secondo la Levica è più cruciale il quesito se la
Slovenia si priverebbe della proprietà e dell’influenza gestionale in cambio
dell’investimento di un altro Paese. Per tale ragione, invitano la Ministra per
l’infrastruttura a rinunciare al coinvolgimento dell’Ungheria o di qualunque
altro Paese nel progetto sul tracciato Divača–Koper.
La Levica sullo sviamento riguardo all‘Ungheria
In base alla convenzione della Slovenia con la Commissione Europea , la
Levica ha problematizzato le allora esternazioni dei precedenti rappresentanti
del Ministero delle infrastrutture e
della Società 2TDK sulla necessità della collaborazione dell’Ungheria
nell’ambito della candidatura per le risorse comunitarie. Dalla convenzione
ottenuta dalla Levica, emerge che il coinvolgimento non è indispensabile. Anche
dal Ministero guidato da Alenka Bratušek rispondono che per l’ottenimento dei
fondi europei sia stato fondamentale che il progetto fosse rilevante per la
regione, circostanza che nell’ambito del raddoppio del tracciato Divača–Koper è
stata confermata dai Paesi retrostanti mediante lettere di supporto.
La prova regina della Levica nel dimostrare l’inconsistenza delle
dichiarazioni, ovvero la convenzione, non aggiunge nulla di nuovo, in quanto la
direzione per la mobilità ed il traffico della Commissione europea già a
gennaio chiariva al Delo , che l’appoggio dell’Ungheria può essere una delle
possibili soluzioni per partire con il finanziamento: “Certamente è possibile
prevedere anche soluzioni alternative, altri investimenti finanziari, anche
nazionali”.
Che il contributo ungherese non fosse assolutamente indispensabile è
stato confermato anche dal Ministero per le infrastrutture all’inizio
dell’anno, tuttavia l’allora Segretario di Stato Jure Leben ha più volte detto
pubblicamente, che nel caso in cui saltassero i fondi ungheresi bisognava
incidere sul bilancio statale ed il raddoppio del binario in tal caso sarebbe “il
colpevole” della mancata realizzazione del terzo asse e di diversi svincoli.
Leben ieri non ha inteso commentare le critiche della Levica.
Dal Ministero: i colloqui vanno in
qualche modo conclusi
Diversamente dalla precedente guida del Ministero, la Bratuš ritiene che
la Slovenia dovrebbe costruire da sola il tracciato a doppio binario tra Divača
e Koper, e si sta impegnando a tal fine, tuttavia non ha ancora completamente
accantonato la collaborazione con l’Ungheria.
“ E’ un dato di fatto che il
Governo precedente abbia supportato l’ingresso dell’Ungheria nel progetto e che
il confronto vada portato a termine”, hanno risposto dal Ministero. Qualora gli
Ungheresi fossero disposti a collaborare senza le pretese sulle superfici da
concedere ed il rendimento per il capitale investito, si potrebbe ancora
raggiungere un accordo sulla cooperazione.
La nuova dirigenza del Ministero non
ha ancora avuto contatti con l’Ungheria, in quanto, come dicono, si stanno
concentrando sul trasferimento delle funzioni dalla direzione per le
infrastrutture alla Società 2TDK. La Società di progetto, secondo le direttive
della Ministra, dovrebbe assumere la guida dell’investimento il prossimo 15
ottobre.
Se l’Ungheria non verrà coinvolta nel progetto, secondo quanto citato dal
Ministero per le infrastrutture, bisognerà garantire il capitale aggiuntivo
alla società 2TDK, che dovrebbe tuttavia essere rifuso in base alle fonti
preventivate: sotto forma dei diritti d’uso, dell’aggravio del pedaggio per i
mezzi pesanti e della tassa sul carico.
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