Sta diventando un caso quello del sen. Patuanelli del Movimento 5 stelle che si è guadagnato in campo politico la definizione di ottimo mediatore, una sorta di "negoziatore" delle serie poliziesche televisive.
Il quotidiano locale IL PICCOLO ha dedicato un profilo molto positivo sulle sue pagine del senatore triestino ma non è stato l'unico.

La pagina Facebook di Rinascita Triestina ha in ugual modo trattato bene il politico triestino che ormai vediamo nelle delegazioni ufficiali impegnate nelle consultazioni per il governo Conte bis.
Ma la particolarità sta nel fatto che lo stesso senatore Patuanelli ha messo il suo mi piace sull'articolo di Rinascita Triestina. Cominciamo quindi da questo pezzo:
NASCE
IL GOVERNO CONTE 2: QUANTE PROBABILITA’ CI SONO CHE NON SIA UNA MERDACCIA?
Noi
che siamo gente pratica utilizziamo una bussola molto semplice: gli interessi
di Trieste e del Porto Franco Internazionale che è il suo cuore economico.
Le
questioni ideologiche, di schieramento, di legittimità democratica, di
trasformismo e ribaltoni e le altre amenità della strampalata politica italiana
non sono di nostra competenza bensì dei cittadini dello Stivale.
Noi
che siamo geograficamente, storicamente, economicamente e culturalmente oltre
il bordo orientale di detto Stivale ci atteniamo alla valutazione dell’ operato
delle persone che andranno a lavorare nei ministeri che ci riguardano più da
vicino nel Governo italiano che di fatto amministra Trieste, volenti o nolenti.
Siamo
disposti ad aprire una linea di credito qualora si confermino le previsioni che
vedono il triestino Stefano Patuanelli Ministro delle Infrastrutture, cioè
Porto e ferrovie, oppure dello Sviluppo Economico che è quello di cui ha
bisogno Trieste.
Ci
aspettiamo alcune semplici cose:
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Che venga completato il regime di Porto Franco con l’ applicazione dell’
Allegato VIII al trattato di pace del ’47 rimuovendo gli ostacoli che ancora
esistono.
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Che venga integrato con una Zona Franca FISCALE che preveda una fiscalità di
forte vantaggio per gli insediamenti produttivi e per chi ci lavora.
---
Che si prendano i provvedimenti necessari perché Trieste ritorni ad essere il
porto che collega l’ Europa con l’ Oriente utilizzando le opportunità offerte
dalla Nuova Via della Seta, dal recente raddoppio del Canale di Suez e dallo
sviluppo del traffico ferroviario.
Cosa,
secondo noi, geopoliticamente e geoeconomicamente ineluttabile ma che ha
avversari potenti in grado di ritardarla.
---
Che si dia ampio spazio all’ autonomia amministrativa dei territori.
Su
queste cose, basilari per stimolare lo sviluppo economico di Trieste necessario
per ulteriori sviluppi politico/amministrativi, Stefano Patuanelli ha
dimostrato attenzione e voglia di fare. Ultima dimostrazione l' impegno profuso
per la riunione al ministero del 26/7 sulla vertenza dei portuali del CLPT per
l' applicazione dell' Allegato VIII e la defiscalizzazione.
Non
altrettanto si può dire del Partito Democratico che soprattutto nella sua
componente locale, da Rossetti a Cosolini, ha dimostrato sempre ostilità alla
tematiche del Porto Franco giudicato cosa “obsoleta e da nostalgici”
concentrandosi invece sulla cretinata inconcludente della urbanizzazione
turistica di Porto Vecchio anziché sullo strategico sviluppo del Porto Franco
Internazionale e degli insediamenti produttivi collegati, industriali e di
servizi, cui la vasta area di Porto Vecchio andrebbe destinata.
Certamente
questo governo, che si preannuncia ligio alle direttive economiche e fiscali
fondamentalmente recessive della UE, non farà uscire l’ Italia dallo stallo e
da una depressione che avrebbe bisogno di politiche keynesiane di forti
investimenti pubblici anche a deficit che Bruxelles aborre, impregnata com’è di
neoliberismo e della sua versione tedesca detta ordoliberismo che usa l’ Euro e
lo Spread come randelli.
E'
possibile che Trieste, che comunque subisce negativamente le politiche
economiche romane, si salvi con il rilancio del Porto e della Zona Franca e lo
sfruttamento della posizione strategica per i traffici tra Oriente ed Occidente
lasciando lo Stivale al suo declino, secondo noi inevitabile.
NOTA
AGGIUNTIVA:
Stefano
Patuanelli ha messo il suo "mi piace" su questo post sulla Pagina di
Rinascita Triestina, trovando tempo in queste giornate frenetiche.
Interpretiamo questo gesto come un impegno per Trieste e una disponibilità sui
quattro punti sopra elencati. Nuovamente AUGURI.
Per concludere ecco il profilo/elogio che IL PICCOLO ha dedicato al senatore Patuanelli
TRIESTE.
Prima i tentativi di ricucire con la Lega, poi la crisi di governo, infine la
costruzione del nuovo asse giallorosso. Passa da qui l’ascesa di uno dei negoziatori
più influenti del Movimento 5 stelle. E proprio l’aura da mediatore sospinge oggi
Stefano Patuanelli verso il ministero delle Infrastrutture da dove, in caso di effettiva
designazione, dovrà gestire il fronte più esplosivo del rapporto fra M5s e Pd.
Quello
delle grandi opere è stato tasto dolentissimo nelle relazioni con la Lega e
Patuanelli è stato vicino a sostituire Danilo Toninelli già nei mesi scorsi. I
pentastellati decisero di salvare il ministro inventore del traforo del
Brennero, ritenendo strategico mantenere Patuanelli capogruppo al Senato.
Lui
aveva atteso in silenzio, definendo il collega «il miglior ministro delle
Infrastrutture che questo Paese abbia mai avuto». Iperbolico.
La
storia recente è nota: la rottura con la Lega esplosa proprio sulla Tav e i
contatti col Pd passati spesso attraverso il senatore triestino. Fino al patto di
governo, consolidato in quella riunione in cui Patuanelli occupava il
capotavola di fronte all’ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio.
Cabala,
dirà qualcuno, ma di certo è che il grillino si è guadagnato la stima dei dem,
che non paiono intenzionati ad alzare barricate sul suo nome. Pentastellato
della prima ora e fidatissimo per Luigi Di Maio e Davide Casaleggio, Patuanelli
dovrebbe gestire mediazioni apparentemente impossibili su Tav, autostrade e Alitalia.
Nodi su cui ha sempre seguito la linea ufficiale del Movimento, con i toni
misurati che gli sono valsi numerose apparizioni in tv. Qualcuno potrebbe definirlo
un democristiano 2.0, ma l’uomo sa anche farsi sentire, come quando ha spinto
sull’acceleratore davanti ai tentennamenti leghisti rispetto al memorandum
firmato con la Cina, di particolare rilievo per lo sviluppo del porto di
Trieste. Un altro punto su cui il Pd ha espresso una posizione critica per
l’approccio ritenuto troppo arrendevole. All’ipotetico ministro serviranno insomma
nervi saldi per gestire i punti di vista opposti degli alleati per forza. A cominciare
dall’alta velocità ferroviaria, che ai tempi del Consiglio comunale Patuanelli
definiva «opera obsoleta e antistorica, inutile per il porto e il territorio ».
Annunciando molti anni dopo il voto contrario in Senato, ha invitato i
gialloverdi a lasciare che «sia il Pd a regalare soldi a Macron». Nessun
chiarimento però sulla forma da dare a quel «buonsenso» sulla Tav invocato nei
giorni precedenti per salvare il governo. Per Patuanelli, «la più grande opera
per il Paese è manutenere le infrastrutture esistenti e rinunciare a quelle
inutili. Gli italiani meritano più treni pendolari, ponti sicuri, un Sud con trasporti
degni di un Paese civile ». Piccolo manifesto di chi parla richiamandosi alla «scienza
dei trasporti», spiegando che «i trasferimenti modali non si fanno solo con le
infrastrutture: nel mio porto è bastato lavorare sulla manovra per raddoppiare
i traffici». Se diventerà ministro, Trieste potrà contare su un occhio benevolo
per lo sviluppo dello scalo. Il rapporto col presidente Zeno D’Agostino è
ottimo, comune l’idea di sviluppo basata sulla ferrovia. Per la logistica passa
anche la dismissione dell’area a caldo della Ferriera: bandiera grillina,
mentre i dem hanno sempre difeso il rilancio trovato attraverso il Gruppo
Arvedi. La stessa differenza di visione che c’è oggi sull’Ilva di Taranto, ma
questa per fortuna di Patuanelli è materia materia d’altri ministeri.
Ce
n’è abbastanza per vedere la strada in salita, ma il senatore è uno capace di
motivare come se niente fosse clamorose marce indietro rispetto alle posizioni
storiche del Movimento. Come sulla Tap, su cui gli stellati hanno dovuto cedere
per non pagare penali miliardarie: «Abbiamo dato troppa enfasi in campagna
elettorale. Ci scusiamo per l’eccesso di ottimismo sulla possibilità del
governo di incidere su un trattato internazionale». C’è da giurare che non sarà
così facile su altre partite, a cominciare dalle concessioni autostradali. Sul
caso Genova, Patuanelli è sempre stato lapidario: «Negli ultimi 13 anni,
Atlantia ha messo a segno ricavi per 57 miliardi. La manutenzione del ponte
Morandi era la priorità. Atlantia non potrà che pagare, anche con la revoca
della concessione ». Ma ieri le parole si sono già ammorbidite: «Per noi il
crollo del ponte Morandi deve portare a una revoca, poi il presidente del
Consiglio farà una mediazione». La stessa che si cercherà sull’ingresso dei
Benetton in Alitalia, perché «Autostrade non c’entra nulla con la gestione
della nostra compagnia di bandiera», dice il ministro in pectore. — Diego D'Amelio
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