Dedichiamo quindi queste riflessioni a tutti quelli che all'epoca hanno applaudito alle privatizzazioni dei tanti settori strategici o meno in nome del privato è bello per poi ritrovarsi nuovamente a richiedere interventi pubblici enormi per cercare di risolvere i problemi lasciati dai privati. Per tutti il caso dell'ILVA di Taranto è l'esempio naturale ma la Ferriera di Servola con la sua storia non è da meno.
Proviamo ad affrontare il tema partendo dai grandi gruppi siderurgici e i loro molteplici investimenti ed interessi. A Trieste, proprio accanto allo stabilimento Arvedi di Servola ci sono i terreni della Sertubi che paga l'affito ad una altro grande gruppo Siderurgico: DUFERCO con l'a.d. Antonio Gozzi presidente di Federacciai.
Perchè ci è venuto in mente nuovamente il gruppo Duferco di cui abbiamo scritto nel Dossier Sertubi su questo blog a proposito dell'acquisto e vendita dei terreni dell'ex Arsenale San Marco ?
Di Duferco, e del comportamento senza fretta dei grandi gruppi siderurgici, ci siamo ricordati leggendo questo articolo del Meditelegraph sul porblema delle navi da crociera a Venezia.
Noi lo abbiamo trovato interessante... e voi ?
Genova
- Quella resistenza al suo progetto, Antonio Gozzi, non se la spiega. In fondo,
dice al Secolo XIX «non esistono alternative: Marghera, Chioggia e i dragaggi
ipotizzati, non sono realizzabili». Per gli strani casi della storia, i
genovesi «hanno la soluzione ideale per salvare Venezia dalle crociere», ma
dopo secoli di rivalità, la santa alleanza dei mari viene osteggiata da molti:
«Anche in questo momento di emergenza, non ci ha chiamato nessuno - dice il
presidente del gruppo Duferco - Eppure siamo gli unici ad aver ottenuto la
Valutazione di impatto ambientale e siamo pronti per il Cipe. Avevamo previsto
questa situazione 3 anni fa, ma in tutto questo tempo si è cercato solamente di
prendere tempo, perché andava bene così».
Poi l’incidente della Msc Opera ha
rimesso tutto in discussione. Il gruppo guidato da Gozzi ha sviluppato 5 anni
fa il progetto “Venis Cruise 2.0” che consente alle grandi navi di rimanere
fuori dalla laguna: quattro attracchi alla Bocca di Lido, per fermare i colossi
delle crociere fuori dalla zona rossa. «Potremo accogliere anche i giganti del
mare » spiega ancora Gozzi. La nave non entra in laguna, accosta alla bocca di
Lido e scarica i passeggeri. Poi tocca a piccoli traghetti «completamente
elettrici, quindi ad emissioni zero» trasportare la massa di crocieristi verso
la stazione marittima: «Con questa soluzione consentiamo anche un prima piccola
crociera grazie al passaggio davanti a San Marco. Ma le imbarcazioni sono più
piccole e green». Nel progetto i traghetti sono 10 in totale, in grado di
trasportare 1.500 persone a viaggio. È l’offshore dei crocieristi: quello che
l’ex presidente del porto Paolo Costa voleva fare con in container, Gozzi e il
suo alleato Cesare De Piccoli, vogliono applicare ai passeggeri.
I
costi
La
“rottura di carico” non peserebbe sulla sostenibilità economica: i costi per
trasportare i passeggeri dal terminal fuori Venezia sino alla Stazione
marittima «sono sostenibili - analizza Gozzi - Per le compagnie si tratterebbe
di un piccolo sacrificio a fronte della garanzia di poter continuare a vendere
la destinazione Venezia». Proprio gli armatori finiscono nel mirino del
presidente dei Duferco: «C’è un elemento di complessità logistica, ma è
ampiamente superabile». Il conto finale elaborato dagli esperti di Duferco
Engineering arriva a 130 milioni di euro per la realizzazione del nuovo
terminal, ma ne servono altri 40 per i traghetti elettrici.
La
battaglia politica
Non
è il fattore economico a preoccupare Gozzi, ma quello politico. Il Comitatone
di due anni fa aveva accantonato il progetto genovese: «Senza alcun documento
ufficiale. Non siamo riusciti a parlare con Delrio (l’ex ministro dei Trasporti
del Pd, ndr) né riusciamo a parlare ora con il ministro Toninelli». Gozzi non
si arrende: «Siamo l’unica alternativa e con le carte in regola». Ma gli
abitanti della zona dove dovrebbe sorgere il terminal non sono così contenti
del progetto: «Sono preoccupati per i camion che trasportano carburante. Li
abbiamo rassicurati: il traffico non sarà così elevato». Per farsi ascoltare
adesso il presidente di Duferco è pronto ad azioni anche pesanti: «Abbiamo
speso più di 2 milioni per il progetto e siccome siamo in “Legge Obiettivo”, si
prefigura anche un’omissione di atti d’ufficio a non chiamarci» spiega Gozzi
che ha già battuto al Tar l’Authority portuale guidata da Pino Musolino ed è
già pronto alla battaglia.
Nessun commento:
Posta un commento