sabato 31 agosto 2019

CHIUSURA DELL'AREA A CALDO ? I GRANDI GRUPPI NON HANNO FRETTA

... e nemmeno noi di Faq Trieste ci faremo prendere dalla fretta di una vicenda iniziata quasi trenta anni fa con la privatizzazione della siderurgia italiana.
Dedichiamo quindi queste riflessioni a tutti quelli che all'epoca hanno applaudito alle privatizzazioni dei tanti settori strategici o meno in nome del privato è bello per poi ritrovarsi nuovamente a richiedere interventi pubblici enormi per cercare di risolvere i problemi lasciati dai privati. Per tutti il caso dell'ILVA di Taranto è l'esempio naturale ma la Ferriera di Servola con la sua storia non è da meno.





Proviamo ad affrontare il tema partendo dai grandi gruppi siderurgici e i loro molteplici investimenti ed interessi. A Trieste, proprio accanto allo stabilimento Arvedi di Servola ci sono i terreni della Sertubi che paga l'affito ad una altro grande gruppo Siderurgico: DUFERCO con l'a.d.  Antonio Gozzi presidente di Federacciai.

Perchè ci è venuto in mente nuovamente il gruppo Duferco di cui abbiamo scritto nel Dossier Sertubi su questo blog a proposito dell'acquisto e vendita dei terreni dell'ex Arsenale San Marco ?

Di Duferco, e del comportamento senza fretta dei grandi gruppi siderurgici, ci siamo ricordati leggendo questo articolo del Meditelegraph sul porblema delle navi da crociera a Venezia.


Noi lo abbiamo trovato interessante... e voi ?

Genova - Quella resistenza al suo progetto, Antonio Gozzi, non se la spiega. In fondo, dice al Secolo XIX «non esistono alternative: Marghera, Chioggia e i dragaggi ipotizzati, non sono realizzabili». Per gli strani casi della storia, i genovesi «hanno la soluzione ideale per salvare Venezia dalle crociere», ma dopo secoli di rivalità, la santa alleanza dei mari viene osteggiata da molti: «Anche in questo momento di emergenza, non ci ha chiamato nessuno - dice il presidente del gruppo Duferco - Eppure siamo gli unici ad aver ottenuto la Valutazione di impatto ambientale e siamo pronti per il Cipe. Avevamo previsto questa situazione 3 anni fa, ma in tutto questo tempo si è cercato solamente di prendere tempo, perché andava bene così». 

Poi l’incidente della Msc Opera ha rimesso tutto in discussione. Il gruppo guidato da Gozzi ha sviluppato 5 anni fa il progetto “Venis Cruise 2.0” che consente alle grandi navi di rimanere fuori dalla laguna: quattro attracchi alla Bocca di Lido, per fermare i colossi delle crociere fuori dalla zona rossa. «Potremo accogliere anche i giganti del mare » spiega ancora Gozzi. La nave non entra in laguna, accosta alla bocca di Lido e scarica i passeggeri. Poi tocca a piccoli traghetti «completamente elettrici, quindi ad emissioni zero» trasportare la massa di crocieristi verso la stazione marittima: «Con questa soluzione consentiamo anche un prima piccola crociera grazie al passaggio davanti a San Marco. Ma le imbarcazioni sono più piccole e green». Nel progetto i traghetti sono 10 in totale, in grado di trasportare 1.500 persone a viaggio. È l’offshore dei crocieristi: quello che l’ex presidente del porto Paolo Costa voleva fare con in container, Gozzi e il suo alleato Cesare De Piccoli, vogliono applicare ai passeggeri.

I costi

La “rottura di carico” non peserebbe sulla sostenibilità economica: i costi per trasportare i passeggeri dal terminal fuori Venezia sino alla Stazione marittima «sono sostenibili - analizza Gozzi - Per le compagnie si tratterebbe di un piccolo sacrificio a fronte della garanzia di poter continuare a vendere la destinazione Venezia». Proprio gli armatori finiscono nel mirino del presidente dei Duferco: «C’è un elemento di complessità logistica, ma è ampiamente superabile». Il conto finale elaborato dagli esperti di Duferco Engineering arriva a 130 milioni di euro per la realizzazione del nuovo terminal, ma ne servono altri 40 per i traghetti elettrici.

La battaglia politica


Non è il fattore economico a preoccupare Gozzi, ma quello politico. Il Comitatone di due anni fa aveva accantonato il progetto genovese: «Senza alcun documento ufficiale. Non siamo riusciti a parlare con Delrio (l’ex ministro dei Trasporti del Pd, ndr) né riusciamo a parlare ora con il ministro Toninelli». Gozzi non si arrende: «Siamo l’unica alternativa e con le carte in regola». Ma gli abitanti della zona dove dovrebbe sorgere il terminal non sono così contenti del progetto: «Sono preoccupati per i camion che trasportano carburante. Li abbiamo rassicurati: il traffico non sarà così elevato». Per farsi ascoltare adesso il presidente di Duferco è pronto ad azioni anche pesanti: «Abbiamo speso più di 2 milioni per il progetto e siccome siamo in “Legge Obiettivo”, si prefigura anche un’omissione di atti d’ufficio a non chiamarci» spiega Gozzi che ha già battuto al Tar l’Authority portuale guidata da Pino Musolino ed è già pronto alla battaglia.


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