QUALCHE MOTIVO IN PIU' PER FIRMARE
Ho
firmato molto volentieri la suddetta petizione allo scopo di riconoscere - una volta per tutte - una delle glorie di
questa città allora in espansione e che digeriva dentro di sè ogni nuovo
immigrato trasformandolo in triestino. Il boemo Ressel è uno di questi e la sua
opera , frutto indubbio del suo ingegno, ha avuto capo proprio perchè il
fertile terreno della città ne ha consentito lo sviluppo.
Devo
però dire, in maniera molto chiara e con molto fastidio, che ci sono dei
personaggi - fosse il motivo del contendere anche l'abilità delle acrobazie dei
venditori di piatti alla Fiera di San Nicolò - che non mancano mai un attacco
più o meno subdolo alla mai interrotta italianità di Trieste.
"Italianità" nella significazione usuale ha un aspetto ambiguo che
può essere variamente interpretato. "Italianità" non significa
garrire di tricolori, piume di bersaglieri, marcette e fanfare, o le'ragazze di
Trieste' che salutano sventolando le mutandine;
"italianità"
è l'equivalente di quanto reso in maniera molto più precisa con il termine di
"Deutschtum" che significa -oltre al principale di 'comunità tedesca'
- l'area la dove la lingua tedesca, la cultura tedesca, i costumi e il
sentimento tedesco sono radicati e caratterizzanti. Altrettanto similmente vale
il termine "italianità" che non è consentito svilire con le
sciocchezze di città multietnica o multiculturale e tantomeno con vere e
proprie offese.
Trieste
da Municipio Romano è diventata città italiana e solo con l'avvento del Porto
Franco alcuni newcomer richiamati dalla
opportunità di lavoro hanno tentato qualche inutile colpo di mano. Ma questo è
un modo surrettizio per far penetrare nella coscienza comune quello che non c'è
adesso e che non era neppure prima del famigerato agosto del 1914!
Ovviamente
bisogna capirsi bene : tutti lo sappiamo che molti triestini provenienti dalla
vari Erbländer (terre ereditarie) e di lingua materna non italiana, sono stati
dei grandi veicoli di acculturamento e di conoscenza di prima mano dei fermenti
dell'Europa Centrale che - anche nelle maggiori città del Regno d'Italia -
arrivavano spesso depotenziati e malcapiti.
Potremmo
approfondire, ma deve essere chiaro che nè i numeri, nè l'uso corrente della
lingua nei rapporti interpersonali ha mai messo in dubbio la radice linguistica
e culturale italiana di Trieste. Ora però, parliamo di cultura e di lingua, non
parliamo di nesso politico il quale è quello che più interessa.
L'Amministrazione italiana dopo il 1918 e dopo
il 1954 si è dimostrata fallimentare e non per una deplorevole casualità,
quanto per una predeterminata strategia e per la forza politica di alcune
entità. La storia la sappiamo tutti ! Essendo dunque necessario porre dei
correttivi alla camicia di Nesso che ci avviluppa, è altrettanto necessario che
vi sia una unità di intenti dei triestini che prema concentrata sullo
"Schwerpunkt"! (Schwerpunkt – centro di gravità)
Se,
di fronte a una necessità vitale della città, questa dovesse essere
pregiudicata da ubbie consapevolmente provocatorie ,se invece di mantenere il
timone diritto verso l'obiettivo ci si lasciasse sviare da argomenti non
necessari , ebbene delle considerazioni inevitabili dovrebbero essere fatte. Ci
si dovrebbe per prima cosa chiedere quale sia lo scopo prioritario di quelle
organizzazioni che tendono ( dico..tendono..) al T.L.T. come ultima istanza ma
che dovrebbero anche pensare a traguardi meno ambiziosi per poi magari
proseguire.
Se NON si ricerca l'unità della popolazione
quale caratteristica assolutamente necessaria anche se non sufficiente per
raggiungere gli scopi prefissi , se si mette al margine la stragrande
maggioranza della popolazione triestina di cui si offende anche la dignità
Nazionale (e non parlo di Stato) allora due sono le
opzioni
:
a)
o questi signori non hanno capito nulla dell'azione
politica
e lavorano inconsapevolmente per il Re di Prussia;
b)
o lo scopo principale non è il riacquisire in vario modo la "Libertà"
e quanto previsto dai Trattati per Trieste quanto favorire certe fazioni.
Ce
ne sarebbe ovviamente anche una terza che non oso neppure immaginare ma mi
fermo al "tertium non datur".
Adriano
Verani
Nessun commento:
Posta un commento