“Un porto italiano dimenticato, può diventare la via
d’accesso della Cina all’Europa”. Il titolone campeggia su un’intera pagina d’inchiesta
che il New York Times dedica a Trieste, alla vigilia dell’arrivo in Italia di Xi Jinping. “una Cina in ascesa –
si legge sul quotidiano – apre un varco in quell’alleanza economica che dominò
il mondo, e sferra un colpo all’Amministratore Trump che ha criticato la Belt and
Road Initiative (B&R)”.
In realtà è Barack Obama ad avere aperto le ostilità
contro quella che all’epoca veniva chiamata la Nuova Via della Seta. Su questo
c’è continuità bipartisan a Washington.
L’offensiva più recente l’ha lanciata John Bolton,
stratega della sicurezza nazionale alla Casa Bianca, che al suo portavoce ha
fatto definire l’intesa Cina-Italia come un “approccio da predatori, senza vantaggi
per il popolo italiano”.
Obama non la pensava molto diversamente. Dietro il gigantesco
piano d’investimenti in infrastrutture, anche il presidente democratico vedeva
una volontà egemonica della Cina, che dal commercio e dalla finanza
inevitabilmente si dilata alle sfere politica e militare.
Fu Obama a prendere
una decisione netta e ostile, rifiutandosi di entrare nella nuova banca
asiatica per gli investimenti in infrastrutture (Aiib) creata a Pechino.
Di suo Trump ci ha aggiunto un tema più recente: la corsa
cinese alla supremazia nelle tecnologie avanzate, dalla quinta generazione
della telefonia mobile (5G) all’intelligenza artificiale. E’ sotto Trump – ma con
un consenso bipartisan al Congresso – che si è aperto il caso Huawei: la
pressione su tutti gli alleati perché chiudano le porte a un colosso di Stato
che può dominare le infrastrutture della telefonia mobile e consegnarle allo
spionaggio di Pechino.
L’Italia su questo punto sembra dare ascolto ai
moniti di Washington. Ma gli altri paesi europei sono più filo-cinesi. Germania
e Regno Unito non soltanto ricevono investimenti diretti cinesi assai superiori
all’Italia, ma si rifiutano di tagliare i ponti con Huawei come vorrebbe
Washington.
La disgregazione di ogni solidarietà occidentale è
stata accelerata dallo stesso Trump, che con il suo approccio bilaterale al
contenzioso commerciale USA – CINA non ha mai tentato di cementare una
coalizione di inetressi con gli alleati.
Il fuggi fuggi in direzione di pechino era iniziato
però sotto Obama, quando i maggiori paesi UE ( Italia compresa ) decisero di
aderire all’Alib, la banca della Via della Seta.
Citazioni dall'articolo di Federico Rampini
su La Repubblica del 20 marzo 2019
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