Lo scorso otto marzo abbiamo avanzato la proposta di un censimento dal basso della forza lavoro nei porti italiani nella prospettiva del lavoro indicato dai Piani Organico Porto che le AdSP avrebbero od hanno presentato in osservanza della riforma dei porti. La nostra vena di pazzia nell'avanzare la proposta deve aver incuriosito il segretario della Fondazione Scuola Italiana di Logistica Portuale che ci ha scritto ricordandoci l'iniziativa in programma per il 26 marzo a Roma proprio su questi temi.
Gentile redazione di FAQTRIESTE
in merito alla vostra richiesta di informazioni in
merito ai Piani Organico Porto, vi segnalo che il prossimo 26 marzo vi sarà una
iniziativa seminariale a Roma cui prenderanno parte numerose AdSP.
Oltre a Mario Sommariva (Porto di Trieste) e Sergio
Prete (Porto di Taranto), hanno già assicurato il loro contributo ai lavori
Paolo Ferrandino (Porto di Ravenna), Giovanna Chilà (Porto di Ancona) e
Alessandro Franchi (Porto di Cagliari) ed altri se ne stanno aggiungendo
proprio in queste ore.
Sicuramente se vorrete partecipare sarete i ben
accolti, altrimenti condivideremo con piacere quel che ne verrà fuori.
Fin dall’avvio del correttivo porti abbiamo tentato di
costruire una iniziativa che si proponesse di condividere un modello comune di
lavoro per la realizzazione dei Piani nelle 15 AdSP. Ci siamo sfiancati in
ipotesi, controipotesi e rimandi e alla fine è passato un anno e ciascuno l’ha
fatto come credeva. La mia sensazione è che si tratti di 15 prodotti
disomogenei che non restituiscono un quadro chiaro di cosa sia il lavoro
portuale in Italia. Abbiamo solo alcune fotografie, alcune (ben poche) a fuoco
e dettagliate, altre che guardano altrove, altre del tutto sfocate…. Altri
invece si sono proprio dimenticati la macchina fotografica a casa.
A questo punto abbiamo deciso, anche su richiesta dei
pochi volenterosi che in Italia si occupano di lavoro portuale, di farci carico
da soli del tentativo di identificare qualche fattore comune e di coinvolgere
chi ne aveva interesse.
Andrea Appetecchia
segretario SILP
A questo punto abbiamo proposto un'intervista e noi di FaqTrieste abbiamo verificato le difficoltà di reperire i dati necessari visto che la nostra proposta non ha avuto al momento riscontri. Poi, per farla breve, il segretario del SILP ha rilasciato una interessante intervista a Ship2shore , giusta la scelta, ma non si è dimenticato del nostro blog. Abbiamo quindi ricevuto un contributo scritto che è stato "fatto su misura" per i lettori triestini visto che prende lo spunto iniziale proprio dalle vicende degli investimenti cinesi. Non abbiamo nemmeno dovuto formulare le domande, questo succede quando l'interlocutore ha le idee chiare. Ringraziamo.
IL CONTRIBUTO DI ANDREA APPETECCHIA
SEGRETARIO SILP
Gentile redazione vi invio la
seguente dichiarazione per rimanere in tema con l’ordalia asiatica
“A chi teme l’assalto cinese via
mare, chiederei - prima di mobilitare i lagunari - di farsi un giro per i
nostri porti per capire di cosa stiamo parlando”
Ci ricordiamo di un asset
fondamentale per lo sviluppo del nostro Paese, un nodo strategico per il
sostegno alla nostra economia ed ai nostri scambi commerciali solo quando
qualcuno agita i fantasmi della paura, di cosa in particolare non l’ho ben
capito, ma comunque, adombrare il sospetto di un’invasione è qualcosa che oggi
smuove facilmente gli animi.
Non mi interessa chiaramente
entrare nel dibattito circa il significato da dare alla via della seta (un
accordo commerciale o una dichiarazione di resa) quanto piuttosto verificare lo
stato di salute dei nostri porti, il loro livello di competitività rispetto
alle esigenze di un mercato dei trasporti marittimi fatto di operatori globali
pubblici (per l’appunto i grandi colossi cinesi) o multinazionali private
(global carrier) che oggi trasportano buona parte degli scambi commerciali
planetari, con i quali - se si vogliono far funzionare i porti - bisogna
confrontarsi.
Da più parti si sollevano
perplessità circa la dotazione infrastrutturale, a cui sinceramente credo poco,
meno di frequente si richiama la necessità di affrontare il tema del lavoro
portuale, che a mio avviso è - e rimarrà in futuro - fondamentale non solo per
assicurare efficacia ed efficienza ai servizi erogati dal porto, ma soprattutto
per innalzarne la attrattività.
A tale proposito la Fondazione
SILP aveva accolto con entusiasmo la prescrizione per ciascuna Autorità di
Sistema Portuale di redigere un Piano Organico porto, prevista dal cosiddetto
“correttivo porti” (DL n. 232 del 2017). “Un documento strategico orientato
alla ricognizione e all’analisi dei fabbisogni lavorativi in porto”, necessario
per destinare le risorse economiche (non marginali) messe a disposizione dalla
legge, per garantire l’allineamento degli organici del Porto alle nuove
esigenze del mercato (formazione, aggiornamento professionale e
ricollocamento).
Era apparso subito chiaro che il
proposito del decreto doveva essere completato da un confronto metodologico ed
operativo tra le AdSP al fine di identificare strumenti di lavoro e approcci
condivisi che, ferme restando le specificità di ciascun porto, potessero alla
fine consentire di comporre un quadro complessivo degli organici porto del
Paese.
Purtroppo ciò non è avvenuto e dei
Piani approvati si sa ben poco. Anche la vostra iniziativa del censimento dei
Piani non ha ricevuto molte risposte, da quanto mi dite.
Per tale motivo ci siamo decisi a
muoverci in autonomia cominciando a confrontarci con quanti ritengono utile
discutere di tali argomenti, in fin dei conti la Fondazione è nata proprio con
queste finalità e su questo è alla ricerca di compagni di viaggio.
L’evoluzione tecnologica, le nuove
dinamiche del trasporto marittimo, la crescita delle competenze professionali
necessarie per lavorare in porto, richiedono a nostro avviso un approfondimento
ampio ed articolato.
Il prossimo 26 marzo a Roma (www.fondazionesilp.org/save-the-date-26-marzo-2019-roma/)
cominceremo questo percorso discutendo dei Piani Organico Porto di Trieste e di
Taranto. Abbiamo iniziato con loro perché si sono posti il problema
condividendo questo approccio. Ma potrebbero non essere i soli, visto che fin
dal lancio dell’iniziativa abbiamo trovato altre AdSP interessate.
Forse è ancora possibile
riprendere il bandolo della matassa ed avviare un percorso comune, quanto meno,
per i Piani Formativi che dovranno seguire i Piani Organico Porto.
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