giovedì 21 marzo 2019

LA CINA NON SPAVENTA TRIESTE


La Cina non spaventa
Trieste: «Ok agli investimenti»
Trieste - La Cina non fa paura. Gli operatori del porto di Trieste aprono, nel rispetto delle regole, a investimenti asiatici nel primo scalo d’Italia. Più in generale a nuove partnership commerciali sulle banchine controllate dal primo sistema portuale italiano



FAQ TRIESTE - MARZO 16, 2019

Trieste - La Cina non fa paura. Gli operatori del porto di Trieste aprono, nel rispetto delle regole, a investimenti asiatici nel primo scalo d’Italia. Più in generale a nuove partnership commerciali sulle
banchine controllate dal primo sistema portuale italiano, l’Autorità di sistema del Mar Adriatico Orientale, che comprende anche lo scalo di Monfalcone. Nessuna opposizione, dunque, sul fronte dello sviluppo della nuova Via della Seta a partire da possibili interessi di Pechino sulle infrastrutture: in primis, la nuova Piattaforma Logistica e l’allungamento del molo VII per un investimento complessivo di circa 300 milioni.

 «Già oggi  in termini di container movimentanti alla società Terminal Marine Trieste – Molo VII  la Cina vale per lo scalo del capoluogo regionale il 22 % del totale dei traffici, ma questi numeri possono crescere.

«Dobbiamo puntare su traffici come questi per crescere e creare lavoro. Ma bisogna distinguere tra chi intende farsi finanziare progetti dai cinesi e chi è pronto a mettersi in società con i cinesi, cioè siglare intese perché si sostenga un progetto industriale. Questo è un modello sano». A sostenerlo è Matteo Parisi, figlio di Francesco, titolare della casa di spedizioni di Trieste, da sempre operatore del porto, intervenendo sugli accordi commerciali che potrebbero essere siglati tra Italia e Cina.
Infine, la discussa attenzione della Cina sulla costruenda Piattaforma logistica: «Non è di proprietà dei cinesi ma per il 46% della Francesco Parisi», e le restanti quote di operatori italiani. «Ci sono discussioni in corso con diversi soggetti, non solo cinesi; nel caso di future nuove partecipazioni, altri soggetti saranno benvenuti solo se porteranno valore aggiunto alla società e nuovi volumi», conclude.

Il presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini, aveva sottolineato l'importanza della collaborazione tra Italia e Cina e ricordato come, di recente, l'ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu, abbia espressamente citato il Porto di Trieste lungo la nuova Via della seta. Zerbini, però, ha anche sollecitato le imprese a fare presto perché quella degli investimenti cinesi è una realtà «... già presente, non futuro. Nei Balcani alcune infrastrutture sono già state acquistate, altre stanno per essere costruite o ammodernate. «E' naturale che questa serie di opportunità non possono essere lasciate cadere dalla logistica italiana, all'interno della quale – ha aggiunto Zerbini - Trieste può giocare un proprio, importante ruolo. Un ruolo che, con tutta evidenza, si fonda sul Porto e sulle sue caratteristiche, dai fondali naturali ai collegamenti naturali, uniche nell'Adriatico».
Enrico Samer: Il porto Franco di Trieste che festeggia i trecento anni deve la sua grandezza che è ricaduta poi sulla città soprattutto al fatto che c’era la gente che arrivava da fuori operando attraverso il porto . Per quanto riguarda la portualità le leggi e i regolamenti sono ben chiari, gli investimenti stranieri siano essi cinesi o di altri paesi ben vengano.
Il porto di Trieste non è in vendita e non esistono pericoli reali dicono dunque in coro tutti i terminalisti, gli spedizionieri, le agenzie marittime e le imprese ferroviarie operanti a Trieste favorevoli all’arrivo di investimenti esteri, cinesi o meno che siano.
La nota congiunta è firmatada Confetra FVG e Aspt-Astra, organizzazioni di categoria presiedute a livello regionale da Stefano Visintin.
Al bando di gara per  i lavori di allungamento del Molo VII è interessato anche il colosso delle costruzioni cinese China Communication Construction Company che ha messo nel mirino le grandi infrastrutture italiane. 
«Sul capitolo infrastrutture è però necessario evidenziare che ci sono anche aziende italiane ed europee che possono progettare e realizzare grandi opere come la Piattaforma Logistica di Trieste, in questo momento la più importante costruzione portuale in Italia in via di completamento, realizzata dalla ICOP

I cinesi nel porto di Trieste ? Rispettino le regole e sono i benvenuti. Ha dichiarato il general manager delle Generali Frederic de Courtois. Mentre l’Europa soffre il protezionismo di Trump i grandi gruppi come il Leone delle Generali continuano a guardare con interesse a piani di sviluppo in Asia e nei paesi emergenti. 
Secondo il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga non è in atto alcuna  svendita del porto di Trieste, nessuna colonizzazione cinese, ma una ghiotta opportunità per l’Italia, oltre che per il FVG e Trieste 
Ma gli interessi cinesi a Trieste non si fermano all’ambito portuale.  L’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono ha dichiarato nei mesi precedenti:” Affermare che la Cina rappresenti un’opportunità appare ormai riduttivo: è una realtà che non bisogna temere ma che, al contrario, va accompagnata perché è questo stesso grande Paese a chiedercelo, riconoscendo così la nostra leadership nel comparto cantieristico.” 
Il Centro e l’Est Europa, mercati appetibili, sono raggiungibili in maniera sempre più rapida ed efficiente attraverso la “porta” di Trieste, i cui fondali naturali e l’esistente infrastrutturazione intermodale stanno trovando ulteriori asset nei nuovi e più frequenti collegamenti ferroviari e nella messa a sistema dei retroporti. La notevole crescita del Porto di Trieste lo ha reso una minaccia per gli scali del Nord Europa ha dichiarato Sergio Razeto presidente di Confindustria Venezia Giulia.


1 commento:

  1. Non xe uno “scalo italiano”
    (me son fermà a quel punto è non leggerò altro dell’articolo!)

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