La Cina non spaventa
Trieste: «Ok agli
investimenti»
Trieste - La Cina non fa paura. Gli operatori del
porto di Trieste aprono, nel rispetto delle regole, a investimenti asiatici nel
primo scalo d’Italia. Più in generale a nuove partnership commerciali sulle
banchine controllate dal primo sistema portuale italiano
FAQ TRIESTE - MARZO 16, 2019
Trieste
- La Cina non fa paura. Gli operatori
del porto di Trieste aprono, nel rispetto delle regole, a investimenti asiatici
nel primo scalo d’Italia. Più in generale a nuove partnership commerciali sulle
banchine controllate dal primo sistema portuale italiano, l’Autorità di sistema
del Mar Adriatico Orientale, che comprende anche lo scalo di Monfalcone.
Nessuna opposizione, dunque, sul fronte dello sviluppo della nuova Via della
Seta a partire da possibili interessi di Pechino sulle infrastrutture: in
primis, la nuova Piattaforma Logistica e l’allungamento del molo VII per un
investimento complessivo di circa 300 milioni.
«Già oggi
in termini di container movimentanti alla società Terminal Marine
Trieste – Molo VII la Cina vale per lo
scalo del capoluogo regionale il 22 % del totale dei traffici, ma questi numeri
possono crescere.
«Dobbiamo
puntare su traffici come questi per crescere e creare lavoro. Ma bisogna
distinguere tra chi intende farsi finanziare progetti dai cinesi e chi è pronto
a mettersi in società con i cinesi, cioè siglare intese perché si sostenga un
progetto industriale. Questo è un modello sano». A sostenerlo è Matteo Parisi,
figlio di Francesco, titolare della casa di spedizioni di Trieste, da sempre
operatore del porto, intervenendo sugli accordi commerciali che potrebbero
essere siglati tra Italia e Cina.
Infine,
la discussa attenzione della Cina sulla costruenda Piattaforma logistica: «Non
è di proprietà dei cinesi ma per il 46% della Francesco Parisi», e le restanti
quote di operatori italiani. «Ci sono discussioni in corso con diversi
soggetti, non solo cinesi; nel caso di future nuove partecipazioni, altri
soggetti saranno benvenuti solo se porteranno valore aggiunto alla società e
nuovi volumi», conclude.
Il
presidente del Propeller Club di Trieste, Fabrizio Zerbini, aveva sottolineato l'importanza
della collaborazione tra Italia e Cina e ricordato come, di recente,
l'ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu, abbia espressamente citato il Porto
di Trieste lungo la nuova Via della seta. Zerbini, però, ha anche sollecitato
le imprese a fare presto perché quella degli investimenti cinesi è una realtà
«... già presente, non futuro. Nei Balcani alcune infrastrutture sono già state
acquistate, altre stanno per essere costruite o ammodernate. «E' naturale che
questa serie di opportunità non possono essere lasciate cadere dalla logistica
italiana, all'interno della quale – ha aggiunto Zerbini - Trieste può giocare
un proprio, importante ruolo. Un ruolo che, con tutta evidenza, si fonda sul
Porto e sulle sue caratteristiche, dai fondali naturali ai collegamenti naturali,
uniche nell'Adriatico».
Enrico
Samer: Il
porto Franco di Trieste che festeggia i trecento anni deve la sua grandezza che
è ricaduta poi sulla città soprattutto al fatto che c’era la gente che arrivava
da fuori operando attraverso il porto . Per quanto riguarda la portualità le
leggi e i regolamenti sono ben chiari, gli investimenti stranieri siano essi
cinesi o di altri paesi ben vengano.
Il porto di Trieste non è in vendita e non esistono
pericoli reali dicono dunque in coro tutti i terminalisti, gli spedizionieri,
le agenzie marittime e le imprese ferroviarie operanti a Trieste favorevoli
all’arrivo di investimenti esteri, cinesi o meno che siano.
La nota congiunta è firmatada Confetra FVG e Aspt-Astra, organizzazioni di categoria presiedute a livello regionale da Stefano Visintin.
Al
bando di gara per
i lavori di allungamento del Molo VII è
interessato anche il colosso delle costruzioni cinese China Communication
Construction Company che ha messo nel mirino le grandi infrastrutture italiane.
«Sul capitolo infrastrutture è però necessario evidenziare che ci sono anche
aziende italiane ed europee che possono progettare e realizzare grandi opere come
la Piattaforma Logistica di Trieste, in questo momento la più importante
costruzione portuale in Italia in via di completamento, realizzata dalla ICOP.
I
cinesi nel porto di Trieste ? Rispettino le regole e sono i benvenuti. Ha
dichiarato il general manager delle Generali Frederic de Courtois. Mentre
l’Europa soffre il protezionismo di Trump i grandi gruppi come il Leone delle
Generali continuano a guardare con interesse a piani di sviluppo in Asia e nei
paesi emergenti.
Secondo il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano
Fedriga non è in atto alcuna svendita
del porto di Trieste, nessuna colonizzazione cinese, ma una ghiotta opportunità
per l’Italia, oltre che per il FVG e Trieste
Ma gli interessi cinesi a Trieste non si fermano all’ambito portuale. L’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe
Bono ha dichiarato nei mesi precedenti:” Affermare che la Cina rappresenti
un’opportunità appare ormai riduttivo: è una realtà che non bisogna temere ma
che, al contrario, va accompagnata perché è questo stesso grande Paese a chiedercelo,
riconoscendo così la nostra leadership nel comparto cantieristico.”
Il Centro e
l’Est Europa, mercati appetibili, sono raggiungibili in maniera sempre più rapida
ed efficiente attraverso la “porta” di Trieste, i cui fondali naturali e
l’esistente infrastrutturazione intermodale stanno trovando ulteriori asset nei
nuovi e più frequenti collegamenti ferroviari e nella messa a sistema dei
retroporti. La notevole crescita del Porto di Trieste lo ha reso una minaccia
per gli scali del Nord Europa ha dichiarato Sergio Razeto presidente di
Confindustria Venezia Giulia.
Non xe uno “scalo italiano”
RispondiElimina(me son fermà a quel punto è non leggerò altro dell’articolo!)