La Cina non
spaventa Genova: «Ok agli investimenti»
Genova - La Cina non fa paura. Gli
operatori del porto di Genova aprono, con alcuni limiti, a investimenti
asiatici nel primo scalo d’Italia. Più in generale a nuove partnership
commerciali sulle banchine controllate dal primo sistema portuale italiano
MATTEO DELL’ANTICO - MARZO 16, 2019
Genova
- La Cina non fa paura. Gli operatori
del porto di Genova aprono, con alcuni limiti, a investimenti asiatici nel
primo scalo d’Italia. Più in generale a nuove partnership commerciali sulle
banchine controllate dal primo sistema portuale italiano, l’Autorità di sistema
del Mar Ligure
Occidentale, che comprende anche lo scalo di Savona-Vado.
Nessuna opposizione, dunque, sul fronte dello sviluppo della nuova Via della
Seta a partire da possibili interessi di Pechino sulle infrastrutture: in
primis, la nuova diga del porto di Genova il cui costo di realizzazione sfiora
il miliardo di euro. «Già oggi – spiega Gian Enzo Duci, presidente degli agenti
marittimi italiani – in termini di container movimentanti, la Cina vale per lo
scalo del capoluogo ligure quasi il 16% del totale dei traffici ma questi
numeri possono crescere. Tre dei primi dieci porti mondiali che hanno scambi
commerciali con il porto di Genova – aggiunge il numero uno di Federagenti -
sono cinesi e su un totale di oltre due milioni di teu movimentanti nel 2018
sotto la Lanterna, 412 mila riguardano il mercato cinese». Secondo Duci «serve
comunque porre dei limiti agli investimenti di Pechino perchè l’Italia non si
trova nelle condizioni della Grecia che qualche anno fa ha dovuto vendere il
porto del Pireo ai cinesi».
L’interesse
di Pechino riguarda soprattutto il capitolo infrastrutture. La compagnia di Stato cinese, Cosco Shipping
Lines, è diventata insieme al porto di Qingdao e all’azienda danese Apm
Terminals, azionista della piattaforma container di Vado Ligure che dovrebbe
essere operativa entro fine anno.
«Il modello cinese sta creando da anni
ricchezza in Italia ma ci sono ancora enormi margini di sviluppo, a partire dai
settori trasporti e logistica», sottolinea Augusto Cosulich, ad del gruppo
Fratelli Cosulich che da anni lavora con Pechino nei comparti trasporto
container, navi convenzionali e logistica. «Le nostre società con i cinesi,
Cosco Shipping Italy e Coscos, impiegano 150 persone in Italia, la maggior
parte delle quali a Genova. Chi è contrario a rapporti commerciali e nuovi
investimenti cinesi in Italia non sa di cosa parla. Ma soprattutto non vuole il
bene della nostra economia», chiude Cosulich. L’asse privilegiato del traffico
marittimo globale è tra Asia ed Europa, e i traffici tra Medio ed Estremo Oriente
oggi sono quelli che crescono di più insieme a quelli intra-asiatici. La Nuova
via della Seta terrestre passa invece per l’Asia Centrale, dove ci sono
economie emergenti che proprio in questi anni si stanno aprendo alle
esportazioni italiane.
L’Autorità
di sistema portuale Genova-Savona potrebbe presto avviare una società partecipata pubblico-privata insieme a soci asiatici a
partire dal colosso delle costruzioni cinese China Communication Construction
Company che ha messo nel mirino le grandi infrastrutture italiane, a partire
proprio dalla nuova diga del porto genovese. «Le opportunità che per Genova e
l’Italia possono arrivare dalla Cina e dalla nuova Via della Seta sono notevoli
per l’intero sistema produttivo nazionale, visti anche i capitali a disposizione
di Pechino», spiega l’amministratore delegato del gruppo Rina, Ugo Salerno.
«Sul capitolo infrastrutture - aggiunge - credo sia però necessario evidenziare
che ci sono anche aziende italiane ed europee che possono progettare e
realizzare grandi opere come la nuova diga foranea del porto oppure il
ribaltamento a mare dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente, a Genova.
Il gruppo Rina ha competenze per partecipare a gare pubbliche e competere con i
colossi asiatici ad armi pari senza vendere a priori a Pechino tutti i nostri
progetti». «Credo che il sistema Italia - dichiara Ettore Pollicardo,
presidente di Bureau Veritas Italia - debba dimostrare la sua capacità di
gestire e non di subire i mercati».
Secondo il governatore ligure Giovanni Toti
il legame con la Cina va rafforzato perchè non c’è alcun rischio colonizzazione.
Ma gli interessi cinesi a Genova non si fermano all’ambito
portuale. Ansaldo Energia è partecipata al 40% da Shanghai Electric, mentre
Esaote - storica azienda biomedicale - è passata nelle mani di un consorzio
cinese.
«Le opportunità sono evidenti. Chi vuole bloccare nuovi investimenti
sbaglia: nessuno vuole vendere a Pechino porti e infrastrutture», chiude il
presidente di Confindustria Genova, Giovanni Mondini.
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