martedì 4 dicembre 2018

RASSEGNA STAMPA CINESI A TRIESTE CORRIERE DELLA SERA E LA STAMPA (3)




Sui porti di Trieste e Venezia le mire dei colossi cinesi

Interesse per la bocca del Mose. 
La linea col Pireo. 
La ricerca su Ravenna
di Fabio Savelli



Primo indizio:

un investimento da circa 1,3 miliardi di euro finanziato dal general contractor cinese CCCC (China Communication Construction Company) per realizzare la «banchina alti fondali» davanti alla bocca di porto di Malamocco, un’area importante dove ora ci sono i cassoni del Mose da dover immergere come barriera per proteggere Venezia dall’acqua alta. Un progetto che i cinesi stanno studiando per capirne la fattibilità, un terminal on-shore di transito verso lo scalo di Porto Marghera.



Secondo indizio:

una trattativa intavolata da uno dei più grandi terminalisti del mondo, China Merchant Port Holding, per rilevare una partecipazione rilevante dai soci italiani (il gruppo Parisi e la Icop) nel porto di Trieste tramite la società che controlla la cosiddetta «Piattaforma logistica», la più imponente opera in costruzione nel sistema portuale italiano. I cinesi avrebbero vinto la concorrenza dei singaporiani di Psa che controllano il terminal di Voltri a Genova, degli emiratini di Dubai Ports World e del fondo sovrano del Qatar interessati a prendere un’infrastruttura pensata per accogliere navi portacontainer, traffici di rotabili. Con fondali superiori ai 14 metri e il successivo raccordo con una grande piastra ferroviaria grazie agli investimenti immaginati da Rfi controllata da Ferrovie dello Stato. L’integrazione avverrebbe anche con una parte dell’acciaieria Ferriera di Giovanni Arvedi che si è detto disponibile a riconvertirla per ospitare container per le merci.

Terzo indizio:

China Merchants Group, con base ad Hong Kong, ha avviato recentemente un centro di ricerca e sviluppo nel porto di Ravenna nel campo dell’ingegneria navale. Si tratta di un colosso che spazia dalla finanza all’immobiliare, dalla costruzione di autostrade alla realizzazione di piattaforme off-shore.

Quarto indizio:

Venezia ha appena inaugurato una linea settimanale per il traffico container con il porto del Pireo grazie ad un accordo con i cinesi di Cosco che controllano lo scalo greco dopo aver abbandonato quello di Taranto per i suoi fondali troppo bassi. Un’intesa che Pino Musolino, presidente dell’authority portuale di Venezia, ritiene il primo passo per lo sviluppo della nuova Via della Seta immaginata dal presidente cinese Xi Jinping.

Potremmo chiamarla la carica dei cinesi sui 

porti del nord-est.

L’eccellenza è il porto di Trieste che sta battendo tutti i record nella movimentazione merci insidiando i numeri di Rotterdam anche grazie ai benefici dei punti franchi che consentono lo snellimento di pratiche ed incentivi doganali. Racconta Zeno D’Agostino, presidente del sistema portuale di Trieste, che lo scalo giuliano è diventato il punto di riferimento di un’Europa che si sta allargando sempre più ad est. Un riferimento industriale per il mercato tedesco anche grazie ai 10mila treni-merci all’anno «che partono da qui». 

L’ipotesi ora è una linea ferroviaria tra Trieste e Chengdu, passando per gli snodi logistici di Duisburg e Budapest.

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