Sui porti di Trieste e Venezia le mire dei colossi
cinesi
Interesse per la bocca del
Mose.
La linea col Pireo.
La ricerca su Ravenna
di Fabio Savelli
Primo indizio:
un investimento da circa
1,3 miliardi di euro finanziato dal general contractor cinese CCCC (China
Communication Construction Company) per realizzare la «banchina alti fondali»
davanti alla bocca di porto di Malamocco, un’area importante dove ora ci sono i
cassoni del Mose da dover immergere come barriera per proteggere Venezia dall’acqua
alta. Un progetto che i cinesi stanno studiando per capirne la fattibilità, un
terminal on-shore di transito verso lo scalo di Porto Marghera.
Secondo indizio:
una trattativa intavolata
da uno dei più grandi terminalisti del mondo, China Merchant Port Holding, per
rilevare una partecipazione rilevante dai soci italiani (il gruppo Parisi e la
Icop) nel porto di Trieste tramite la società che controlla la cosiddetta
«Piattaforma logistica», la più imponente opera in costruzione nel sistema
portuale italiano. I cinesi avrebbero vinto la concorrenza dei singaporiani di
Psa che controllano il terminal di Voltri a Genova, degli emiratini di Dubai
Ports World e del fondo sovrano del Qatar interessati a prendere
un’infrastruttura pensata per accogliere navi portacontainer, traffici di
rotabili. Con fondali superiori ai 14 metri e il successivo raccordo con una
grande piastra ferroviaria grazie agli investimenti immaginati da Rfi
controllata da Ferrovie dello Stato. L’integrazione avverrebbe anche con una
parte dell’acciaieria Ferriera di Giovanni Arvedi che si è detto disponibile a
riconvertirla per ospitare container per le merci.
Terzo indizio:
China Merchants Group, con
base ad Hong Kong, ha avviato recentemente un centro di ricerca e sviluppo nel
porto di Ravenna nel campo dell’ingegneria navale. Si tratta di un colosso che
spazia dalla finanza all’immobiliare, dalla costruzione di autostrade alla
realizzazione di piattaforme off-shore.
Quarto indizio:
Venezia ha appena
inaugurato una linea settimanale per il traffico container con il porto del
Pireo grazie ad un accordo con i cinesi di Cosco che controllano lo scalo greco
dopo aver abbandonato quello di Taranto per i suoi fondali troppo bassi.
Un’intesa che Pino Musolino, presidente dell’authority portuale di Venezia,
ritiene il primo passo per lo sviluppo della nuova Via della Seta immaginata
dal presidente cinese Xi Jinping.
Potremmo chiamarla la
carica dei cinesi sui
porti del nord-est.
L’eccellenza è il porto di
Trieste che sta battendo tutti i record nella movimentazione merci insidiando i
numeri di Rotterdam anche grazie ai benefici dei punti franchi che consentono
lo snellimento di pratiche ed incentivi doganali. Racconta Zeno D’Agostino,
presidente del sistema portuale di Trieste, che lo scalo giuliano è diventato
il punto di riferimento di un’Europa che si sta allargando sempre più ad est.
Un riferimento industriale per il mercato tedesco anche grazie ai 10mila
treni-merci all’anno «che partono da qui».
L’ipotesi ora è una linea
ferroviaria tra Trieste e Chengdu, passando per gli snodi logistici di Duisburg
e Budapest.
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