11/12/18
Giuliana Bunkeraggi in liquidazione
La compagnia della famiglia Napp sarebbe
stata travolta dalle vicende dell’ex controllata Depositi Costieri Trieste: a
rischio circa 40 posti di lavoro
La flotta battente
bandiera italiana rischia di perdere altre 7 unità con annessi una quarantina
di posti di lavoro.
Meno di un mese fa,
infatti, Giuliana Bunkeraggi ha istruito le pratiche per lo scioglimento e la
liquidazione della società.
Franco Napp, amministratore delegato della
compagnia triestina, attiva nel trading di prodotti petroliferi e nel
bunkeraggio nello scalo giuliano (ma anche, storicamente, a Venezia e Ancona),
non ha rilasciato dichiarazioni, ma secondo quanto ricostruito da Ship2Shore la
decisione sarebbe da ricondurre alle vicende della ex controllata (al 100%)
Depositi Costieri Trieste.
Tale società fu ceduta a
metà del 2017, mentre erano pendenti gli accertamenti doganali relativi al
mancato pagamento di accise da parte di alcuni depositanti, con assunzione – si
legge nel bilancio 2016 – di responsabilità da parte dei nuovi soci su tale
contenzioso.
Alla fine di quell’anno, però, per i supposti legami malavitosi
dei nuovi soci, DCT fu attenzionata dalla Procura di Trieste, che ne chiese e
ottenne il fallimento, e la vicenda finì mesi dopo per coinvolgere anche
giudiziariamente lo stesso Napp, accusato di mala gestione di DCT fino alla
cessione.
Al di là della menzione
dei prodromi delle difficoltà di DCT (definita “oggetto incolpevole di una
frode in materia di accise compiuta da terzi depositanti”), il bilancio 2016 si
chiuse bene (la società ha raggiunto i migliori risultati della sua pluriennale
storia, incrementando significativamente tutte le attività”), con un utile di
oltre 1,78 milioni di euro su oltre 73,3 di fatturato e l’acquisizione, sul
finire dell’esercizio, di una bettolina second hand, Piero N.
Tale unità, però, è
stata poco o nulla utilizzata in ragione di alcuni lavori di cui necessitava,
mentre, si legge ancora nella relazione di quell’esercizio, il 2017 si era
aperto con “un rallentamento delle attività di vendita e trasporto di prodotto
petrolifero” per ragioni meteo, di modifiche alla normativa su bunkeraggio, e
di protratta “inattività di due unità, legata a questioni burocratiche”
(mancata soddisfazione dei requisiti di parte degli equipaggi a quanto
ricostruito da Ship2Shore).
Registrate a metà 2017,
tali problematiche lasciavano comunque agli amministratori spazio per
intravedere “un trend positivo” nel secondo semestre.
Presumibilmente, invece,
ad esse si sono aggiunti gli sviluppi del caso DCT e la situazione è
precipitata, tanto che ad oggi il bilancio 2017 non risulta depositato.
Già disarmata Marisa,
una delle bettoline maggiori, a breve sarà discusso coi sindacati anche il
disarmo di Piero N e dei mezzi minori della flotta e preoccupazione filtra, fra
la rappresentanza dei lavoratori, per i circa 40 dipendenti fra marittimi e
impiegati. Da capire, infine, il destino della partecipazione in TAMI detenuta
da Giuliana Bunkeraggi.
Una quota di oltre il 17% nella società proprietaria
del 60% di TTP – Trieste Terminal Passeggeri (il 40% è dell’Autorità di Sistema
Portuale), che oggi, alla luce dell’ingresso di MSC Crociere nella compagine
azionaria (col 36% acquisito da Unicredit; Costa Crociere ha il 33% e Generali
l’11%), potrebbe avere un ruolo decisivo nel controllo della stazione marittima
triestina.
Andrea
Moizo
FAQTRIESTE ringrazia Ship2shore e il direttore Angelo Scorza per l'autorizzazione a pubblicare integralmente l'articolo sulla messa in liquidazione di Giuliana Bunkeraggi pubblicato sul sito della rivista l'11 dicembre 2018. Buon lavoro
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