«C’è il punto franco?
Allora niente Imu». Spedizionieri in guerra
di Massimo Greco
11/11/2018
«Le autorità del Territorio Libero non percepiranno sulle
merci in importazione, in esportazione od in transito attraverso il Porto
Franco né dazi doganali, né altri gravami, che non siano in corrispettivo di
servizi prestati».
Nella sede di via Valdirivo Stefano Visintin, presidente
dell'Associazione spedizionieri triestini aderente a Confetra, legge con
malcelata voluttà il secondo paragrafo dell'articolo 5 dell'Allegato VIII del
Trattato di pace parigino risalente al 1947.
Perchè questo riferimento a una
norma di diritto pubblico internazionale sovraordinato blinda, a suo giudizio,
la posizione dei concessionari di beni demaniali in porto, che non intendono
pagare l'Imu al Comune di Trieste.
Il regime di Punto franco tutelerebbe -
secondo questa interpretazione - gli operatori portuali triestini. Una delicata
e importante battaglia giuridica, che dura da oltre dieci anni e sull'esito
della quale danzano quasi 5 milioni di euro.
A seconda della tipologia del
ricorso, sono impegnate le giurisdizioni tributarie (Commissione, provinciale,
regionale, Cassazione in ultima battuta) e amministrative (Tar e Consiglio di
Stato).L'Associazione si schiera dalle parte delle imprese, come è lecito
attendersi.
Per ragioni di merito e per motivi di convenienza economica, perchè
- spiega Visintin - l'Imu si scarica sulla merce, cioè al termine della giostra
il tributo comunale si spalma sulla tariffa pagata dal cliente finale,
appesantendo i costi delle operazioni, alla faccia della competitività dello
scalo.
Ma il dato portante nel ragionamento di Visintin si concentra su quel
«corrispettivo di servizi prestati» contemplato dall'Allegato VIII: come può il
Comune chiedere il pagamento di un'imposta dal momento che non
"corrisponde" alcun servizio in base al quale legittimare la dazione?
Per esempio, lo Stato, attraverso l'Autorità, svolge una serie di attività, che
motivano la corresponsione di una tassa: non è però il caso del Comune, che di
attività al di là dei recinti puntofranchisti non ne svolge.Ma il secondo
paragrafo dell'articolo 5 viene da Visintin corroborato da una più recente
disciplina: alla ragguardevole distanza di 23 anni dalla previsione contenuta
nella legge di riforma 84/1994, nel luglio dello scorso anno il ministro delle
Infrastrutture, che era il "dem" reggiano Graziano Delrio, ha emanato
il decreto intitolato "organizzazione amministrativa per la gestione dei
punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste".
Visintin
ne sottolinea il comma 1 dell'articolo 3: «Il porto franco di Trieste è
amministrato dall'Autorità di sistema portuale». Poco dopo, al comma 3, la
lunga serie di competenze attribuite al presidente. Ma del Comune, fa capire il
presidente degli spedizionieri indigeni, nessuna traccia.
«In porto - conclude
Visintin con un filo di contenuta rivendicazione - lavorano oltre 80 aziende,
non meno di 10 mila persone. Terminalisti, spedizionieri, agenti, piloti,
addetti al rimorchio. Il maggiore fattore occupazionale triestino merita
rispetto e ascolto».
FAQTRIESTE vi propone una breve chiacchierata fatta con un nostro esperto che cerca di semplificare la questione che IL PICCOLO riporta all'attenzione dell'opinione pubblica con l'intervista al Presidente degli spedizionieri triestini Stefano Visintin.
FAQTRIESTE Questa vertenza giudiziaria si trascina da almeno dieci anni. Da dove inizia ?
Ci sono diverse cause in atto dal Tribunale Amministrativo alla Corte di Cassazione. Lavoro per gli avvocati. Le cause hanno origine da una mancanza iniziale di cui oggi sarebbe una perdita di tempo ricercare responsabilità. Non sono stati accatastati i magazzini all'interno delle aree portuali e quindi non sono state fissate le categorie relative ad ogni magazzino, che poi determinano la tassazione.
FAQTRIESTE Quale è stato in questi anni l'atteggiamento delle diverse Autorità Portuali che hanno guidato il porto ?
Lascio stare i nomi per evitare polemiche , a questo punto inutili, e vi dico che gli atteggiamenti sono stati diversi.
1) L'accatastamento è un problema dei concessionari ha detto qualche ApT. 2) Cari concessionari fate voi l'accatastamento e io vi appoggio, altre ApT 3) Caro concessionario fai come credi ma sappi che l'ApT non pagherà una lira
L'attuale AdSP si è impegnata per ottenere un parere dell'Avvocatura di Stato ma nel frattempo il Comune ha proseguito nella scelta di fare i ricorsi. Per spiegarvi meglio altri e io stesso pensiamo che in presenza di sentenze favorevoli ai concessionari il Comune avrebbe potuto evitare di presentare ricorsi e quindi lasciare che il caso si sgonfiasse passo dopo passo. Per questo motivo penso che sia stata una scelta politica a guidare l'azione del Comune.
FAQTRIESTE Avevamo pubblicato sul blog due post dove si sosteneva che finalmente era stata risolta la questione dell'IMU e dell'ICI sui magazzini portuali. Non era vero niente ? articolo 1 e articolo 2
Sia voi che The Meditelegraph che avevate citato avevate scritto il giusto ma da una lettura attenta dell'emendamento nella legge Finanziaria si devono fare alcune considerazioni.
- L'emendamento presentato dall'on. Roberta Oliario era nato da un caso concreto e particolare nel porto di Genova. Si trattava di riconoscere per legge il caso di funzione pubblica del concessionario. Diciamolo altrimenti : il concessionario sostituiva con la sua attività di terminalista di banchina il pubblico nella sua funzione e per questo motivo era esonerato dal pagamento dell'imposta.
Quella che era "una buona intenzione" per risolvere il problema si è rivelata forse negativa visto che ha introdotto una lettura contraria. L'emendamento che entrerà in vigore nel gennaio 2020 può essere interpretato in modo che tutto il pregresso rispetto a quella data sia fuori regola e quindi ha un impatto negativo sulle cause in corso.
FAQTRIESTE Possiamo dire che per i concessionari e i terminalisti di banchina vincere queste cause sarà molto difficile ?
No. Giustamente il presidente Visintin, che ben conosce la questione, porta a favore dei suoi associati la carta vincente (?) del Porto Franco. Se leggete con attenzione le argomentazioni di Visintin vi accorgerete che si riferiscono a provvedimenti già entrati in vigore con il decreto dell'allora ministro Del Rio e con riconoscimenti ben determinati nelle descrizioni degli atti. Credo che da questo percorso i risultati si potranno ottenere più facilmente. Certo , anche se rappresentativo degli spedizionieri, non è una battaglia che il Presidente Visintin può affrontare in solitaria ma sarebbe meglio se fosse sostenuta dagli operatori interessati, dai politici e dall'opinione pubblica. Quando se ne parla un po' non è mica una materia difficile.
Il porto franco fa parte del Territorio Libero e senza lo stesso non può esistere, quindi ammettere che esiste il porto franco vuol dire ammettere che esiste il Territorio Libero, il problema resta qua: Territorio Libero niente IMU, Italia niente porto franco si IMU
RispondiEliminaSalve
RispondiEliminaSiamo un gruppo finanziario privato. Concediamo il prestito da 2.000 € a 200.000 € al massimo e senza busta paga se sei un libero professionista, uno studente universitario,una casalinga o un disoccupato, con e senza garanzie alternative alla busta paga.
Contattaci via e-mail per maggiori informazioni: ambrosinigisele@gmail.com