Il crollo del ponte di Genova visto dai lavoratori portuali. Guardare il ponte crollato dal basso in alto.
Il testo che segue non è indicato a persone sensibili perchè contiene descrizioni ciniche e troppo realistiche delle condizioni di lavoro. Il testo potrebbe nuocere alle convinzioni di coloro che sostengono : il lavoro prima di tutto! - stai contento che almeno c'hai un lavoro! -
CALP – COLLETTIVO AUTONOMO LAVORATORI PORTUALI DI GENOVA COMUNICATO STAMPA
Oggetto: incontro di
venerdì 16-11-2018 a
Palazzo San Giorgio di AdSP con OOSS, CP
e
Terminalisti sulla sicurezza dei lavoratori in
occasione delle allerta meteo
In caso di allerta rossa, l’AdSP non deve lasciare ai
terminalisti la facoltà di fermare le operazioni. Non ci fidiamo dei
terminalisti.
Come se la direzione di un Gran premio automobilistico lasciasse
alle singole scuderie di decidere se correre o meno. Nessuna rinuncerebbe a
correre perché vogliono vincere a tutti i costi.
È evidente che nessun
terminalista rinuncerà mai a una sola ora di lavoro e sappiamo bene l’uso che i
terminalisti fanno delle regole in caso di condizioni meteo proibitive. Se non
sono i lavoratori a fermarsi per salvare la pelle, ai terminalisti va sempre
bene accettare il rischio dell’incidente. Perché se per i lavoratori sono in
gioco la vita, la salute e il mantenimento della famiglia, per le imprese è
solo una questione economica, legale e assicurativa, condita di qualche
rammarico che non dura più del tempo dello sciopero che un incidente può
causare.
E poi dal giorno dopo si ricomincia, come alla roulette. Si è capito o
no che durante l’ultima allerta è stato solo per circostanze fortunatissime che
non ci sono state vittime tra i lavoratori obbligati a lavorare?
L’AdSP è l’amministrazione pubblica che sul
suolo pubblico del porto in situazioni di emergenza deve assumersi la
responsabilità di garantire la sicurezza dei lavoratori perché ha
l’indipendenza, le competenze e il potere per farlo come sta scritto nella
legge.
Ogni altra posizione è frutto del peggiore menefreghismo e denoterebbe
l’asservimento dell’amministrazione pubblica alla volontà delle imprese
private. La questione della sicurezza in caso di allerte meteorologiche va
dunque chiusa subito senza esitazioni né ambiguità. Subito senza aspettare di
nuovo 4 anni!
La questione dell’allerta, stigmatizzata persino dal
Consiglio regionale bipartisan, va chiusa anche perché non vogliamo essere
costretti a tornare su diritti già scritti nelle leggi, ottenuti a seguito di
lotte a cui siamo stati costretti per affermare la dignità del nostro lavoro e
riscattare il sacrificio della vita e della salute di tanti nostri compagni di lavoro.
Va chiusa subito perché pretendiamo che l’AdSP e i terminalisti non perdano più
tempo, spostando l’attenzione dai diritti che la legge di riforma sei mesi fa
ha sancito a favore dei lavoratori portuali e che sinora si è palesemente
evitato di riconoscere.
Parliamo del Piano dell’organico dei lavoratori del
porto di Genova e Savona, che deve servire a assicurare futuro ai lavoratori
attraverso una programmazione dei fabbisogni occupazionali e professionali
coordinata tra dipendenti e soci della Compagnia, che consenta una
pianificazione collegata ai piani di impresa dei terminalisti e di sviluppo del
sistema portuale.
Nel piano– come stabilisce la legge – vanno previste le
misure di politiche attive e passive del lavoro utili per la qualificazione dei
lavoratori rispetto ai cambiamenti organizzativi e tecnologici in corso. Nel
piano vanno inoltre previsti gli inserimenti di nuovi lavoratori, in
sostituzione dei lavoratori non più idonei ma salvaguardati dalla legge,
attraverso percorsi trasparenti di ricollocazione e di selezione e formazione
di giovani, eliminando il ricorso al lavoro occasionale degli interinali da parte della Compagnia e all’impiego di
lavoratori precari e part-time da parte dei terminalisti. Nuova occupazione e
nuovi lavoratori portuali sono necessari, anche alla luce delle centinaia di
milioni di investimenti pubblici in corso e di quelli promessi a seguito del
crollo del ponte Morandi, per adeguare numericamente e professionalmente
l’organico, per riequilibrare il costo dell’aumento costante delle rese
produttive che grava soprattutto sui lavoratori, ottenute attraverso sistemi di
cottimo collettivo per decenza mascherati da sistemi premianti.
Il CALP è per non tornare indietro sulla sicurezza, per
non tornare mai più al lavoro occasionale e a quello precario.
Il CALP è per andare avanti, per sostenere lo sviluppo
del porto grazie al lavoro, per collegare l’aumento della produttività
all’aumento dell’occupazione e all’arricchimento della professionalità: per
l’unità dei lavoratori dei porti di Genova e Savona, per l’unità dei lavoratori portuali, operai,
tecnici e impiegati, dipendenti dei terminalisti e soci della CULMV.
Salve
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