giovedì 18 ottobre 2018

L'AUTOMAZIONE DEL LAVORO - PROPELLER TRIESTE


AUTOMAZIONE E PROCESSI INDUSTRIALI: ANCHE UN FUTURO INQUIETANTE MA FORSE C'E' TEMPO PER RIMEDIARE.




Uno scenario inquietante quello dipinto ieri dal Rettore dell'Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, che ha introdotto la discussione su “Automazione e mondo del lavoro: opportunità e conseguenze su occupazione, industria e società”, durante l'incontro svoltosi al Propeller Club di Trieste. 



Il professor Fermeglia ha citato alcuni importanti studi internazionali, con brevi spot sulle questioni che maggiormente preoccupano a livello globale: insostenibilità economica del “rapporto di dipendenza” (invecchiamento della popolazione e pensioni), distruzione della classe media e aumento del gap tra molto poveri e molto ricchi, abbassamento drammatico degli investimenti in istruzione, necessità di procedere spediti con decarbonizzazione e digitalizzazione. Il tutto potrebbe portare alla “tempesta perfetta” già nel 2030 a causa dell'aumento della popolazione (fino a 8,3 miliardi), di aumenti nelle richieste di cibo ed energia a fronte di una produzione non adeguata, di problemi di approvvigionamento per l'acqua potabile, della riduzione delle emissioni di gas serra inferiori alle aspettative con cambiamenti climatici sempre più evidenti e, come conseguenze, anche l'aumento di tensioni internazionali e migrazioni. In questo scenario, ha spiegato Fermeglia, alcuni mestieri spariranno ed altri ne appariranno, con l'automazione che ormai è già iniziata in diversi settori, non necessariamente industriali.

Nell'intervento successivo, il professor Sergio Bologna (storico, analista politico e pubblicista), attualmente alla presidenza dell'Aiom (Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) di Trieste, ha focalizzato l'attenzione su ciò che accade nei porti, non senza aver citato alcuni studi internazionali che però, ha sottolineato «.. non si occupano della qualità dei posti di lavoro». Partendo dall'esempio dell'automazione di un terminal container nel 1993 a Rotterdam, il professor Bologna ha portato l'attenzione sulla possibile coabitazione tra esseri umani e robot nello svolgimento delle attività e delle relative ricadute anche dal punto di vista delle relazioni industriali, del potere contrattuale e dell’occupazione in generale.

Dell'assenza di regole chiare ha invece parlato l'avvocato Alberto Pasino (Partner Zunarelli Studio Legale Associato), nel descrivere il dibattito sulla questione delle navi a controllo remoto o semiautonome. «Nessun ordinamento prevede la personalità giuridica di una macchina» ha detto Pasino, richiamando la necessità di definire le responsabilità in caso di incidente o malfunzionamento.

A chiudere gli interventi, da non specificamente addetto ai lavori, Padre Luciano Larivera, direttore del Centro Veritas di Trieste. «L'Umano sarà sempre più fondamentale per la gestione di situazioni complesse» ha detto Padre Larivera, prima di introdurre il concetto di Smart society, nella quale sono al centro le relazioni umane.

«La sfida al 2030 può anche essere vista in positivo, come uno stimolo – ha concluso il presidente del Propeller Club Port of Trieste, Fabrizio Zerbini - . Ricordo che già nei primi anni '80 Folco Quilici e Bruno Vailati, precursori nella difesa dell’Ambiente e del Mare, ipotizzavano, in base alle situazioni in essere al tempo, il Mediterraneo come un mare morto entro pochi decenni a seguire. Per merito degli interventi fatti e dell’attenzione generale richiamata anche da queste loro considerazioni, ciò non è accaduto. La scienza, la conoscenza e l’azione congiunta dei popoli devono servire come incitamento a fare sì che scenari apocalittici come quelli appena descritti possano non verificarsi mai ed invece muovere verso un maggiore rispetto della natura nella sua globalità».

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