AUTOMAZIONE E PROCESSI INDUSTRIALI: ANCHE UN FUTURO
INQUIETANTE MA FORSE C'E' TEMPO PER RIMEDIARE.
Uno scenario inquietante
quello dipinto ieri dal Rettore dell'Università di Trieste, Maurizio Fermeglia,
che ha introdotto la discussione su “Automazione e mondo del lavoro:
opportunità e conseguenze su occupazione, industria e società”, durante
l'incontro svoltosi al Propeller Club di Trieste.
Il professor Fermeglia ha
citato alcuni importanti studi internazionali, con brevi spot sulle questioni
che maggiormente preoccupano a livello globale: insostenibilità economica del
“rapporto di dipendenza” (invecchiamento della popolazione e pensioni),
distruzione della classe media e aumento del gap tra molto poveri e molto
ricchi, abbassamento drammatico degli investimenti in istruzione, necessità di
procedere spediti con decarbonizzazione e digitalizzazione. Il tutto potrebbe
portare alla “tempesta perfetta” già nel 2030 a causa dell'aumento della
popolazione (fino a 8,3 miliardi), di aumenti nelle richieste di cibo ed
energia a fronte di una produzione non adeguata, di problemi di
approvvigionamento per l'acqua potabile, della riduzione delle emissioni di gas
serra inferiori alle aspettative con cambiamenti climatici sempre più evidenti
e, come conseguenze, anche l'aumento di tensioni internazionali e migrazioni.
In questo scenario, ha spiegato Fermeglia, alcuni mestieri spariranno ed altri
ne appariranno, con l'automazione che ormai è già iniziata in diversi settori,
non necessariamente industriali.
Nell'intervento successivo,
il professor Sergio Bologna (storico, analista politico e pubblicista),
attualmente alla presidenza dell'Aiom (Agenzia Imprenditoriale Operatori
Marittimi) di Trieste, ha focalizzato l'attenzione su ciò che accade nei porti,
non senza aver citato alcuni studi internazionali che però, ha sottolineato «..
non si occupano della qualità dei posti di lavoro». Partendo dall'esempio
dell'automazione di un terminal container nel 1993 a Rotterdam, il professor
Bologna ha portato l'attenzione sulla possibile coabitazione tra esseri umani e
robot nello svolgimento delle attività e delle relative ricadute anche dal
punto di vista delle relazioni industriali, del potere contrattuale e
dell’occupazione in generale.
Dell'assenza di regole
chiare ha invece parlato l'avvocato Alberto Pasino (Partner Zunarelli Studio
Legale Associato), nel descrivere il dibattito sulla questione delle navi a
controllo remoto o semiautonome. «Nessun ordinamento prevede la personalità
giuridica di una macchina» ha detto Pasino, richiamando la necessità di
definire le responsabilità in caso di incidente o malfunzionamento.
A chiudere gli interventi,
da non specificamente addetto ai lavori, Padre Luciano Larivera, direttore del
Centro Veritas di Trieste. «L'Umano sarà sempre più fondamentale per la
gestione di situazioni complesse» ha detto Padre Larivera, prima di introdurre
il concetto di Smart society, nella quale sono al centro le relazioni umane.
«La sfida al 2030 può anche
essere vista in positivo, come uno stimolo – ha concluso il presidente del
Propeller Club Port of Trieste, Fabrizio Zerbini - . Ricordo che già nei primi
anni '80 Folco Quilici e Bruno Vailati, precursori nella difesa dell’Ambiente e
del Mare, ipotizzavano, in base alle situazioni in essere al tempo, il
Mediterraneo come un mare morto entro pochi decenni a seguire. Per merito degli
interventi fatti e dell’attenzione generale richiamata anche da queste loro
considerazioni, ciò non è accaduto. La scienza, la conoscenza e l’azione
congiunta dei popoli devono servire come incitamento a fare sì che scenari
apocalittici come quelli appena descritti possano non verificarsi mai ed invece
muovere verso un maggiore rispetto della natura nella sua globalità».
Nessun commento:
Posta un commento