D’Agostino:
«Una “zona speciale” per sostenere il porto di Genova»
Genova - «Dobbiamo sostenere
la richiesta di Genova di accedere ai vantaggi della zona economica speciale.
Ma dobbiamo anche vigilare: il rischio è che la burocrazia impantani un
percorso necessario al porto e che finisca come a Napoli dove manca un decreto
e la zona economica speciale è ferma al palo». Zeno D’Agostino guida Assoporti,
l’associazione degli scali italiani, e ha in mente un piano «per supportare al
massimo l’iniziativa della Regione».
L’iter per trasformare Genova in zona logistica è iniziato.
È una buona risposta alle difficoltà logistiche dopo il crollo del Morandi?
«Sì, perché i fronti su cui
intervenire sono due: quello delle infrastrutture, che mi pare siano necessarie
soprattutto in questo caso, e quello software, con iniziative legate al
miglioramento dei servizi».
I vantaggi della zona speciale quali sono?
«Basta pensare alle
facilitazioni economiche previste: se potenziamo gli strumenti previsti con un
abbattimento significativo degli oneri sociali, per Genova è un’ottima notizia.
Nella zona logistica speciale poi sono previsti sgravi e leve fiscali per le
aziende che così potranno compensare la situazione difficile. Tutto il Paese e
il Nord Italia ne trarrebbero un beneficio».
Le aziende logistiche soffrono…
«Ma è con questi strumenti
che le incentivi e liberi risorse addirittura per investimenti. Mi spiego:
queste misure vanno ad incidere concretamente sulle aziende e sui lavoratori e
sono questi incentivi che fanno cambiare idea agli imprenditori e consentono
loro di confermare la presenza sul territorio».
Teme che qualcuno possa lasciare Genova?
«Ad oggi non credo. Se poi
si fa la zona logistica speciale, si tampona a dovere l’eventuale emorragia.
Sono più preoccupato per altro…».
Per cosa?
«Per gli investitori che
avevano messo il Mediterraneo tra le loro priorità. L’Europa del Sud, almeno
nei porti, è tornata appetibile recentemente e con i tutti i porti italiani
siamo riusciti a formare una squadra compatta che presentasse l’offerta
italiana al mercato. Il crollo del Ponte Morandi potrebbe cambiare questo
feeling che si era creato».
Si riferisce ai cinesi e ai progetti sulla Via della
Seta?
«Non solo. Sono in tanti ad
essere interessati ai porti italiani. Ora l’attenzione deve anche spostarsi su
chi era intenzionato ad investire a Genova: dobbiamo convincerlo che è ancora
una buona idea. Cona la zona logistica speciale avremmo una carta in più, a
patto che non succeda come a Napoli...».
Cosa è successo?
«Il decreto per le Zone
economiche speciali, che potrebbero dare nuovo impulso allo scalo campano e
agli altri porti del Mezzogiorno, è fermo perché il governo non è ancora
riuscito a nominare i suoi due rappresentanti nel comitato di indirizzo e a
scrivere il decreto attuativo: così rischia di bloccare investimenti e speranze.
Non possiamo permetterlo, tanto meno per Genova e per la situazione di
emergenza. Per questo, come Assoporti, vigileremo perché l’iter venga
completato nel minor tempo possibile».
Nessun commento:
Posta un commento