mercoledì 5 settembre 2018

NEMMENO LA TRAGEDIA INSEGNA CROLLO PONTE DI CORNIGLIANO GENOVA

La lettura di questo post è riservata ad un pubblico adulto e preparato, privo di preconcetti e disponibile a ragionare sul serio. Alcune affermazioni contenute nel post possono risultare troppo esplicite e crude.


Non serve nemmeno la tragedia ad insegnare qualcosa. La frase "retorica" secondo cui si dovrebbe fare qualcosa affinchè queste donne e questi uomini non siano morti invano, resterà una frase retorica.
L'insegnamento più semplice, la banale considerazione che tutti più o meno hanno fatto si può riassumere così: " Per evitare che il ponte crollasse, per evitare questi morti era necessario intervenire prima ". 


Era necessario chiudere il ponte
metterlo in sicurezza
poi far ripartire il traffico.

Ma questo vale solo per i ponti ?
Su questo blog, tempo fa, un testimone delle vicende operaie di questo paese ha postato un breve commento - si parlava di siderurgia - con una regola ben precisa: " Prima si mettono in sicurezza gli impianti industriali e poi ( gli operai ) ci possono lavorare. " Dopo che il ponte è crollato non resta altro che contare le vittime " Dopo ancora arrivano gli avvocati, le assicurazioni, i concessionari a valutare i danni tradotti in euro (in questo caso).

Fino a questo punto siamo abbastanza certi che i nostri pochi lettori hanno condiviso questo riassunto, non abbiamo creato alcuno scandalo.

Eppure se cominciassimo ad applicare questa REGOLA ad esempio agli impianti industriali che abbiamo sotto casa comincerebbero i distinguo e le critiche. Da anni stiamo assistendo ad un confronto sull'impatto ambientale della Ferriera di Servola con prescrizioni o troppo benevole o troppo restrittive a seconda del soggetto che giudica.

La REGOLA della scienza operaia non permetterebbe giochi di parole o di responsabilità: prima si mettono in sicurezza gli impianti e poi ( gli operai ) ci possono lavorare. Un impianto come quello di Piombino che ha la stessa storia dell'impianto triestino, con gli stessi protagonisti : Italsider, Lucchini e Severstal non può essere un esempio virtuoso ma almeno ha sostituito una vecchia cokeria con una nuova e ha chiuso l'altoforno. Chi ha predicato a Trieste che l'altoforno non si può mai chiudere? Piombino insegna che si può eventualmente riaprire ma... costa farlo. 

Si riparla di ILVA di Taranto tutta l'estate e un nostro collaboratore ha raccolto due volumi di rassegna stampa che vanno ad aggiungersi alla biblioteca di dichiarazioni che ormai sono state fatte. 

Al quindici settembre "finiscono i soldi " e vedrete che nuovamente sarà il Governo a dover intervenire rinnovando i versamenti che sono stati fatti almeno da quando ci sono i commissari a gestire l'impianto pugliese.


Ma a proposito di soldi investiti in siderurgia perchè non leggete con attenzione IL PICCOLO di oggi, si il quotidiano locale che da tradizione potete leggere anche gratuitamente al bar o in osteria.

Gli operai uzbeki lavoreranno in un impianto nuovo di zecca ? La Danieli di Buttrio (Udine) che è tra i leader mondiali della vendita di impianti siderurgici chiavi in mano si è assicurata una vendita da 160 milioni.
Noi continuiamo a pensare che sarebbe una buona idea che la Regione FVG affidi una perizia e una consulenza alla Danieli che valuti lo stabilimento di Servola che il russo Mordachov della Severstal ha già venduto una volta al prezzo simbolico di un euro.



1 commento:

  1. Purtroppo in Uzbekistan non hanno non hanno né le norme che abbiamo di contenimento ambientale né tantomeno quelle sulla sicurezza.
    Sui costi di costruzione ci si può immaginare il costo della manodopera in Uzbekistan...

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