2) La Regione ha scontato fin dalla sua nascita
alcune anomalie:
ambiti geografici di sviluppo economico molto
differenziati
armatura territoriale fatta prevalentemente da
Comuni con numero esiguo di abitanti
componenti etniche linguistiche accentuate solo in
alcune parti della Regione
squilibrio per dimensione territoriale
amministrativa tra le singole Province.
La Regione conta una popolazione di 1.221.218 abitanti al 31/12/ 2016, suddivisi in 4 Province e 217 Comuni, di cui:
18 comuni con meno di 500 abitanti;
30 con meno di 1000;
97 con meno di 5.000,
38 con meno di 10.000;
inoltre:
il territorio denominato Venezia Giulia , comprendente le province di Go e Ts, dieci volte minore di quello formato da Pn e Ud.
In una situazione di questo genere dove, causa la dimensione demografica molto piccola degli enti locali, i costi delle strutture amministrative preposte all'erogazione e gestione dei servizi non sono ottimizzati, va indubbiamente perseguita una logica di ristrutturazione degli stessi accorpando entità oggi autonome ma non funzionali e trovate nuove forme di rappresentanza e partecipazione democratica, decentrando i poteri oggi prevalentemente concentrati in mani regionali. La riforma attuata ha eliminato l'Ente intermedio di area vasta denominato Provincia, lasciato invariato il numero dei Comuni, con i relativi organi decisionali, Sindaco, Giunta, Consiglio, istituito un nuovo organismo non elettivo le Unioni territoriali intercomunali (UTI), ridefinito le funzioni da assegnare a questo nuovo organismo e quelle da portare in Regione.
Si è portata a compimento una doppia operazione che ha consentito l'accentramento in capo alla Regione di servizi fondamentali, prima di competenza delle Province, con l'intento di trasferire la gestione di questi ad apposite Agenzie regionali, snaturando il principio di sussidiarietà ed eliminando un controllo diretto dei cittadini attraverso le elezioni degli organismi politici, Presidente e Consiglio, preposti alla loro gestione; inoltre l'apparato regionale si è ulteriormente ampliato contraddicendo la missione istituzionale dell'Ente che è quella di legiferare e programmare non di gestire servizi.
La nuova organizzazione istituzionale del FVG, composta solo da Comuni e Regione, non ha minimamente modificato l'assetto territoriale amministrativo della Regione, lasciando invariato il numero di Comuni sotto i 5000 abitanti e la istituzione delle 18 UTI, aggregato di Comuni diversi, ha sostituito le quattro Province, parcellizzando ancora di più il territorio con Enti di II grado. L'UTI triestina, ripropone l'ambito territoriale della soppressa Provincia ma non con le stesse funzioni, mentre per il resto della Regione si propongono ambiti funzionali aggregando Comuni che in alcuni casi vengono contestate.
La presenza di 145 comuni con popolazione compresa tra 121( comune di Drenchia al 31/12/16) e 5000 abitanti, che rappresentano più della metà dei Comuni della Regione (217), distribuiti sul territorio con prevalenza di quelli meno abitati nella fascia pedemontana e montana, comporta un costo di esercizio politico amministrativo notevole, dove per costo politico amministrativo si intendono le spese sostenute per il funzionamento dell'apparato istituzionale composto da Sindaci, Giunte, Consigli, apparati amministrativi a loro supporto. E' chiaro che volendo ottimizzare i servizi non si può prescindere dal mettere in comune quelli che consentono sia una organizzazione ed erogazione condivisa degli stessi che praticare le necessarie economie di scala eliminando organismi inadeguati alla loro dimensione.
La riforma in questione ha cercato di definire degli ambiti (18 UTI) in cui i Comuni possono condividere ed organizzare la gestione dei servizi. Gli organi preposti al governo di tali aggregazioni non sono soggetti ad elezioni, ma ad un coordinamento dei Sindaci dei rispettivi Comuni e ad un apparato burocratico formato ad hoc. Questo nuovo organismo di fatto non sostituisce le 4 Province, che per dimensione territoriale ciascuna comprendeva ambiti territoriali vasti e una pluralità di funzioni che in parte sono state attribuite alle UTI, parte ai Comuni e le più strategiche assorbite dalla Regione. Si è venuta a creare così una situazione amministrativa basata su due Enti elettivi, la Regione e i Comuni, ed è stato soppresso il governo elettivo dell'Area Vasta, prima rappresentato dalle Province. Va ricordato necessariamente che nel programma elettorale del 2011 per il rinnovo del Consiglio comunale di Trieste, l'aspirante Sindaco, che poi è stato eletto, proponeva l'accorpamento delle province di Gorizia e Trieste in un unico Ente stante la complementarità di funzioni economiche presenti nei rispettivi territori, la storia, le componenti etniche presenti.
Tutto questo è stato dimenticato, rimosso dalla stesso partito che è risultato vincitore alle elezioni regionali del 2013. Mentre vi è in corso nella Regione un riassetto degli ambiti territoriali di competenza di alcuni Enti quali Autorità portuale del Mare adriatico orientale, che amministrerà oltre al porto di Trieste anche quelli di Monfalcone e Porto Nogaro; la Camera di Commercio che vede unificate quella di Trieste con Gorizia, è doveroso chiedersi con chi si rapporteranno questi soggetti visto che manca un adeguato livello politico elettivo di rappresentanza dell'Area Vasta?
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