mercoledì 4 aprile 2018

PORTO RUMIZ ? PORTA CHI VUOI TU ....


Prima di iniziare a scrivere questo commento e relative domande devo riportare le raccomandazioni che mi sono state fatte da colui che “scherzosamente” si potrebbe definire il Direttore del blog.

“ Sono d’accordo che l’articolo di Paolo Rumiz a proposito del porto di Trieste su Repubblica andrebbe commentato ma ti raccomando di farlo con molto tatto. 

Rumiz è già un monumento con il suo giornalismo “in cammino” e quindi non devi lasciare nessuno spazio o pretesto dove possa infilarsi per risponderci e affondarci. 

Scrivi l’essenziale, come fanno gli inglesi, non divagare e scrivi solo quello che vuoi dire senza appesantire il testo. 

Mi raccomando ! il “direttore” del blog FAQTRIESTE.

OPPORTUNE AMNESIE

COMMENTO ALL’ARTICOLO DI PAOLO RUMIZ DAGLI ASBURGO AI CINESI

La cronaca ragionata delle vicende attorno al porto di Trieste degli ultimi anni porta la firma di Rumiz. 

In quattro lunghi articoli pubblicati su IL PICCOLO ha ricostruito la storia politica ed economica delle vicende portuali fino a quello che lui definisce “ l’incredibile ritorno della Monassi alla presidenza dell’Autorità Portuale di Trieste “.




L’articolo finale, il quarto, porta la data del 20 febbraio 2011. 
Si tratta di una ricostruzione rigorosa che abbiamo raccolto e archiviato. Dopo questa fatica gli interventi di Rumiz sullo scalo si diradano e arriviamo di slancio all’articolo di Repubblica dell’altro giorno dove vengono elencati gli ultimi fatti rilevanti secondo Rumiz.

Una descrizione della città e del suo porto operosa e ricca di iniziative e potenzialità. Un testo simile a quello che Karl Marx dedicò allo sviluppo del porto di Trieste. 

Ma nel caso di Rumiz manca la spiegazione, che invece Marx proponeva nel suo articolo, del perché Trieste sia preferibile a Venezia. Forse qualcosa di paragonabile alla vicenda dell’Off Shore veneziano promosso per anni dal presidente dell’Autorità di Venezia Paolo Costa ?

Quali sono i protagonisti di questa nuova e positiva atmosfera che si respira attorno alle attività portuali citati nell’articolo di Rumiz ?

Il senatore Russo che con un blitz notturno al Senato inserisce un emendamento per la sdemanializzazione della parte interna del Porto Vecchio. 

Il sindaco Dipiazza che raccoglie manifestazioni di interesse per le aree sdemanializzate e cerca di districarsi tra tanti progetti che arrivano sulla sua scrivania. Ma dove sta la novità, la sorpresa e il rilancio se ai progetti non seguono i fatti e gli investimenti?

 E’ dai tempi di Trieste Futura e della candidatura all’Expo che gli armadi del Comune sono pieni di progetti cartacei con relativi rendering elettronici che non hanno trovato sbocchi concreti. 

Troviamo di seguito il nome del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale che a 70 anni dalla fine della guerra è arrivato a spiegare ai triestini i vantaggi del Porto Franco Internazionale. ( D'Agostino non è un settantenne e non ha responsabilità in merito )

Se si vuole fare una cronaca ragionata che rispetti l’ordine in cui i fatti si sono svolti e quindi cominciare a ragionare su causa ed effetto, su cosa ha prodotto risultati e quali sono state le perdite di tempo andrebbero inseriti due episodi che non solo Rumiz ma anche politici, amministratori e opinionisti evitano di citare.

Nel settembre 2013 quel movimento carsico dell’indipendentismo triestino è riapparso con una importante manifestazione. Che la rivendicazione del TLT e del porto Franco Internazionale abbiano smosso alcune sensibilità e preoccupazioni romane e di governo ?

Nell’agosto del 2015 i portuali di Trieste hanno bloccato lo scalo con uno sciopero per ottenere l’applicazione dell’Allegato VIII del Trattato di Pace di Parigi. A tutt’oggi manca una valutazione pubblica di quello che è stato a tutti gli effetti uno “sciopero politico” che ha prodotto il decreto attuativo mai emanato dal dopoguerra ai tempi recenti.
E’ possibile proporre una ricostruzione ragionata degli ultimi anni senza citare il ruolo svolto da imprenditori e operatori marittimi in questa città ?

Visto che la specialità del Porto Franco è all’inizio di un percorso che si sta delineando ad esempio sul rapporto con le Dogane o sulla detassazione delle paghe dei portuali, a nostro modesto avviso è bene approfondire alcuni passaggi a patto di inserirli tutti nella cronaca senza opportune dimenticanze.

Certi obiettivi non si raggiungono a caso o perché dipendono dalle costellazioni dell’oroscopo, non sempre tutto ciò che si persegue e si ottiene dipende dalla politica dei partiti, ci sono più protagonisti e attori di quelli rappresentati dal voto elettorale.

REDAZIONE DI FAQTRIESTE

Discutendo tra noi 

 1 - Come ho avuto già modo di dirti mi è parso, l’articolo di Rumiz, più trionfalistico che omissivo. Concordo con quanto hai scritto e secondo me facciamo  bene a pubblicarlo. Forse andrebbe rimarcato che la città ha oggi degli imprenditori coraggiosi ma non una classe politica e dirigenti pubblici ( locali, non quelli arrivati da fuori ) per governare un passaggio così importante per il suo futuro sviluppando le opportunità presenti.

2 - Ho letto. E’ certamente pubblicabile. L’articolo di Rumiz manca di respiro, europeo. L’ impero asburgico era la grande cornice politica, non solo territoriale,  dello sviluppo della città. Scipio Slataper moriva a 27 anni sul carso, dopo avere scritto Il mio Carso. Vivante si suicidava. L’uno ,cittadino austriaco, combattendo per l’Italia che sognava, l’altro per la fine di una realtà imperiale che il socialismo internazionalista non riusciva a ricostruire. Senza Europa Trieste muore.  Quanto accade nei paesi del patto di Visegrad , i sovranismi di varia profondità ed estensione, dalla Catalogna alla Brexit, alla Scozia , ai microindipendentismi sparsi qua e la, sono la negazione del tessuto sul quale Trieste puo’ sperare per una duratura rinascita. Papa Francesco costruisce una Europa cristiana, ma sa bene le difficoltà che il mondo dell’ortossia gli pone  e conosce i pericoli del cattolicesimo integralistadi natura polacca. Trieste e’ anche una realtà multireligiosa e multiconfessionale, essa ha in se’ i batteri di una felice integrazione ma anche e ancora i focolai del razzismo. L’impero russo, l’impero cinese e l’impero nordamericano giocano in Europa la partita di una supremazia mondiale. Ne dobbiamo tenere conto anche per il futuro di questa città.






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