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Attese e speranze del Porto
«Roma non torni
indietro»
di Giovanni Tomasin
La distesa di cemento
della piattaforma logistica si allunga sul mare al ritmo di 1500 metri quadrati
alla settimana. Uomini e macchinari brulicano in un lavoro ininterrotto. Dalla
finestra del suo ufficio, Vittorio Petrucco, ingegnere e titolare della società
che realizza l'opera, guarda al cantiere come una metafora dello scalo in
questo momento: «In questi anni è stato fatto tantissimo per il porto. Ma c'è
ancora tanto da fare e spero che si continui così».

Il cantiere
Petrucco è un udinese
trapiantato a Trieste ormai da anni. «Occupandomi di costruzioni, non mi ero
mai interessato di logistica», racconta. Con questo lavoro ha scoperto un mondo
nuovo: «Questa è la mia città ora - dice -. Il porto è fondamentale per il suo
sviluppo. Le basi erano state poste già in passato, penso al Piano regolatore,
ma negli ultimi anni si è compiuto un lavoro importantissimo. Spero che
chiunque arrivi al governo, nazionale e in seguito regionale, prosegua su
questa linea, e soprattutto riesca a far capire al Friuli l'importanza dello
scalo per tutto il territorio».
Il sindacato

Nel 2014, dopo un problema sindacale,
Puzzer decide di fondare un nuovo sindacato assieme a un gruppo di colleghi:
«Iniziammo a porci il problema dei regimi in porto, e in particolare
dell'Allegato VIII. Sponza e l'associazione Libera Impresa ci diedero un aiuto
importante per capire la questione».
Proprio l'Allegato fu l'occasione del primo
incontro-scontro con la nuova Ap a guida Zeno D'Agostino e Mario Sommariva:
«Organizzammo uno sciopero molto partecipato - ricorda Puzzer -. A posteriori
forse non era nemmeno necessario, ma grazie a quella mobilitazione ci imponemmo
come interlocutori. E imparammo a conoscerci». Iniziò così un confronto sul
tema del Porto franco, sul quale il sindacato e l'Autorità avrebbero scoperto
di capirsi. La conferma la battaglia dell'Ap e delle istituzioni per ottenere
lo sblocco del decreto attuativo: «È stato un cambiamento epocale - dice Puzzer
-. Politicamente va riconosciuto a Debora Serracchiani e al ministro Graziano
Delrio di aver capito la questione e di aver portato a casa un risultato atteso
da settant'anni. Sarà per interesse politico o meno, ma quando uno fa le cose
bisogna riconoscerglielo. Poi ognuno vota quel che vuole». Il Porto franco, in
fondo, è un tema caro a molte forze politiche: «Nel tempo ci sono stati vicini
esponenti del M5S come Paolo Menis, Stefano Patuanelli, Paola Sabia. Anche il
parlamentare Aris Prodani è stato un punto di riferimento fisso a Roma per noi»,
dice Puzzer. L'auspicio del sindacato è che il processo non si fermi: «Il
decreto attuativo era solo il primo passo. Ora stiamo preparando una petizione
per chiedere che i vantaggi fiscali ricadano non solo sulle imprese che si
insedieranno ma anche sui lavoratori».
Chiosa Sponza: «Serve continuità, perché
la cabina di regia è la politica. E tutte le forze politiche devono essere
concordi su questo. Il porto di Trieste ha oggi una posizione nel quadro dei
porti italiani che non aveva mai avuto prima».
I terminalisti
Nel suo ufficio di piazza
Casali, il presidente dei Terminalisti triestini e di Trieste Marine Terminal
Fabrizio Zerbini valuta le possibilità del post voto. «Non posso che dare un
giudizio positivo del lavoro fatto dalle istituzioni in questi anni. Autorità
portuale, Regione, Comune e Provincia, fin che c'era, hanno mostrato che
l'allineamento di pianeti si può fare anche fra forze politiche diverse».
Secondo Zerbini questo impegno ha generato un movimento a favore degli
operatori e dei traffici: «La "cura del ferro" richiesta dal governo
è stata tradotta in pratica dall'Autorità portuale e dalla Regione, dando a
Trieste un ruolo unico nel panorama italiano». L'auspicio di Zerbini per il
futuro è «che questo continui»:
«Comunque vadano le elezioni, nessuno deve
disallineare questa spinta istituzionale. Avere più traffici significa avere
più occupazione. Il porto è di fatto la prima industria del territorio,
un'industria la cui regia sovraordinata deve restare l'Autorità portuale».
Un
appunto anche sui traffici: «I risultati sono estremamente importanti, il
traffico internazionale aumenta. Il traffico nazionale, invece, ha visto uno
spostamento su vicini porti esteri, per questioni di costi e burocrazia. Ecco,
ridurre l'incidenza della burocrazia dev'essere un obiettivo primario per la
politica». Quanto alla guida dell'Autorità, il presidente di Tmt auspica una
lunga durata per il duo D'Agostino-Sommariva: «Fortunatamente non è vicino alla
scadenza. Fanno un ottimo lavoro e ci auguriamo un secondo mandato».Qualunque
sia l'esito del voto, il futuro del porto costringerà il prossimo presidente
regionale a confrontarsi con scenari molto più grandi dei meri confini del
Friuli Venezia Giulia
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