Ferriera Servola
PROPOSTA REFERENDUM
L'ipotesi di svolgere un referendum sulla Ferriera assume notevole
valore in un momento caratterizzato dall'impasse in cui sono giunti i rapporti
tra le Istituzioni, la Proprietà, i Comitati di varia natura che si occupano
dell'inquinamento originato dall'area a caldo, nel trovare una strada
percorribile per la sua chiusura visto il permanere di posizioni diametralmente
opposte.
Lo schema che si ripropone pure
in questo contesto locale salute versus posti di lavoro, se poteva essere
ancora attuale alcuni mesi fa, oggi, a fronte di nuove dinamiche del mercato
del lavoro che si prospettano a Trieste, grazie alla nuova gestione del Porto e
alla promulgazione del Regolamento di attuazione del Punto Franco, risulta
superabile in quanto esistono manifestazioni d'interesse da parte di vari
operatori per nuovi investimenti industriali che dovrebbero consentire
l'assorbimento della manodopera disponibile se non addirittura il suo
incremento.
Il livello del dibattito sul futuro della Ferriera rimane
prigioniero di contrapposizioni in cui le parti hanno paura sia
di assumersi le
responsabilità di decisioni importanti che dalla mancanza di visione sui
possibili utilizzi alternativi di quell'area. Il referendum consentirebbe un
pronunciamento da parte della popolazione facendo emergere quanto questo
problema è sentito, il dato di affluenza lo dimostrerebbe, e se è
circoscrivibile ai soli abitanti delle aree adiacenti allo stabilimento
industriale o da tutta la città; inoltre darebbe più forza alle Istituzioni,
che ne hanno competenza, per condurre con più determinazione la trattativa con la proprietà su obiettivi
concreti e temporalmente definiti.
Il problema quindi della sua promulgazione è tutto politico in quanto
implica che vi siano dei partiti che portino avanti la proposta per la
consultazione referendaria e allo stesso tempo capaci di elaborare con le
categorie economiche, sindacali, le rappresentanze dei portatori d'interesse,
un progetto di conversione dell'area su produzioni sostenibili ambientalmente ,
che contestualmente, in caso di pronunciamento favorevole alla chiusura
dell'area a caldo, consenta il reimpiego dei lavoratori oggi occupati in quel
ciclo produttivo.
Tale lavoro implica l'apertura di un dibattito alla luce del
sole non solo sul futuro dell'area e quindi delle implicazioni con tutto il
territorio, ma pure il rilancio di una fase di democrazia diretta assegnando
alla popolazione il diritto di pronunciarsi in forma palese sul problema. Un
rilancio a tutto campo della Politica intesa non in funzione dei partiti ma della Polis, che stante la condizione
favorevole del momento, dovrebbe consentire di predisporre un percorso di
futuro per la città e i suoi abitanti con particolare attenzione al richiamo di
nuovi nuclei familiari e di giovani per ribaltare il trend demografico negativo
attuale.
L'iniziativa referendaria significherebbe pure la verifica delle istanze
dei comitati aprendo così una fase nuova nel rapporto tra centro e periferia,
da intendersi oggi tra Consiglio Comunale e Circoscrizioni rionali, organismi
di mera rappresentanza consultiva, senza alcun potere per incidere su quelle
che sono le scelte operate dal Comune.
Esperimento che, in un momento storico
in cui si tende ad eliminare Enti di primo grado accentrando il potere
verticalmente e potenziando quelli non elettivi di secondo grado, potrebbe
rappresentare la possibilità di rafforzare le rappresentanze decentrate.
IL PRECEDENTE
Un ultima considerazione per ricordare che esiste un precedente nel
territorio provinciale in merito al pronunciamento tramite referendum su un
tema a forte impatto ambientale, quello organizzato dal Comune di Muggia negli
anni 80 sull'insediamento di una centrale a carbone in Valle delle Noghere.
L'Amministrazione d'allora, pur consapevole che il procedimento non
trovava fondamento nella legislazione vigente e che l'esito non vincolava il
Comune, ritenne comunque opportuno sondare la volontà dei cittadini, previa
opportuna campagna informativa, visto l'impatto ambientale dell'impianto e le conseguenze che la sua
realizzazione avrebbe comportato, sottraendo preziosi terreni ad insediamenti
industriali. L'esito del pronunciamento evidenziò la contrarietà della
maggioranza della popolazione all'impianto e ciò conferì più forza
all'Amministrazione per opporsi in tutte
le sedi istituzionali alla sua realizzazione.
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