venerdì 14 luglio 2017

LIBERO RACCONTA IL PORTO DI TRIESTE

DOVE CORRERE PER ARRICCHIRSI 

Da una settimana anche l'Italia ha il suo porto franco, quello di Trieste, il primo nel suo genere in Europa. In soli sette giorni dal decreto del governo, il porto triestino è riuscito ad attrarre più di 20 milioni di euro in investimenti, secondo la Stampa, registrando almeno 100 assunzioni. La particolarità del porto di Trieste rispetto agli altri scali europei è nel fatto che vengono esentate dalle tasse anche le attività produttive. In poche parole, le imprese potranno realizzare i loro stabilimenti nelle cosiddette aree tax-free, produrre ed esportare, fuori dall'Ue, senza dover fare i conti con il fisco italiano. Nel resto d'Europa le agevolazioni riguardano solo i passaggi delle merci.



Il porto triestino si era già rivelato strategico durante il boom dell'economia turca, che scelse la città italiana come partner 



principale della zona mitteleuropea. Nell'ultimo anno ha scalato molte posizioni, diventando il quattordicesimo porto dell'Europa, molto vicino alle prestazioni dei primi dieci. Il provvedimento del governo ha riportato ordine nelle competenze di gestione, tutto dovrà passare dal presidente dell'autorità portuale dell'Adriatico orientale, Zeno D'Agostinoche punta a portare in Italia investimenti anche dalla Cina: "Abbiamo visto brillare gli occhi dei nostri interlocutori quando hanno sentito che siamo l'unico vero 'punto franco' d'Europa". 

A Trieste è permesso importare senza tasse doganali sia materia prima che componentistica, che saranno trasformate all'interno della zona franca. I beni prodotti avranno una marcia in più, il marchio del Made in Italy. A ciclo concluso, si potrà imboccare nuovamente la via dei mercati asiatici e americani oppure, in alternativa, entrare in Europa, saldando solo a quel punto dazi è accise. Quest'ultima possibilità è data soltanto dai porti a Dubai, Suez o in Cina, e in nessun altro europeo. 


In questo modo si soddisfano le esigenze dei grandi investitori mondiali, che hanno necessità di competenze e professionalità, dribblando il problema della delocalizzazione. È una nuova politica industriale che valorizza l'eccellenza produttiva dell'Italia, penalizzata fino ad adesso da una manodopera molto costosa. In più, il collegamento ferroviario del nostro paese con il resto dell'Europa, permette di trasferire la merce destinata ad altri mercati in poco tempo, senza dover ricorrere mai al trasporto su gomma, molto più costoso. Oltre ai già citati 20 milioni, le richieste d'investimento arrivano dai settori più disparati tutti intenti ad accaparrarsi posti nel nuovo e unico porto franco di Trieste

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