DOVE CORRERE PER ARRICCHIRSI
Da
una settimana anche l'Italia ha il suo porto
franco, quello di Trieste, il
primo nel suo genere in Europa. In soli sette giorni dal decreto del governo,
il porto triestino è riuscito ad attrarre più di 20
milioni di euro in investimenti, secondo la Stampa, registrando almeno 100 assunzioni. La particolarità del
porto di Trieste rispetto agli altri scali europei è nel fatto che vengono esentate dalle tasse anche le attività produttive. In poche parole,
le imprese potranno realizzare i loro stabilimenti nelle cosiddette aree tax-free, produrre ed esportare,
fuori dall'Ue, senza dover fare i conti con il fisco italiano. Nel resto
d'Europa le agevolazioni riguardano solo i passaggi delle merci.
Il porto triestino si era già rivelato strategico durante il boom dell'economia
turca, che scelse la città italiana come partner
principale della zona
mitteleuropea. Nell'ultimo anno ha scalato molte posizioni, diventando il quattordicesimo
porto dell'Europa, molto vicino alle prestazioni dei primi dieci. Il
provvedimento del governo ha riportato ordine nelle competenze di gestione,
tutto dovrà passare dal presidente dell'autorità portuale dell'Adriatico
orientale, Zeno D'Agostinoche
punta a portare in Italia investimenti anche dalla Cina: "Abbiamo visto
brillare gli occhi dei nostri interlocutori quando hanno sentito che siamo
l'unico vero 'punto franco' d'Europa".
A
Trieste è permesso importare senza tasse doganali sia materia prima che
componentistica, che saranno trasformate all'interno della zona franca. I beni
prodotti avranno una marcia in più, il marchio del Made in Italy. A ciclo concluso, si potrà
imboccare nuovamente la via dei mercati asiatici e americani oppure, in alternativa,
entrare in Europa, saldando solo a quel punto dazi è accise. Quest'ultima
possibilità è data soltanto dai porti a Dubai, Suez o in Cina, e in nessun
altro europeo.
In
questo modo si soddisfano le esigenze
dei grandi investitori mondiali, che hanno necessità di
competenze e professionalità, dribblando il problema della delocalizzazione. È
una nuova politica industriale che
valorizza l'eccellenza produttiva dell'Italia, penalizzata fino ad adesso da
una manodopera molto costosa. In più, il collegamento ferroviario del nostro
paese con il resto dell'Europa, permette di trasferire
la merce destinata ad altri mercati in poco tempo, senza
dover ricorrere mai al trasporto su gomma, molto più costoso. Oltre ai già
citati 20 milioni, le richieste d'investimento arrivano dai settori più
disparati tutti intenti ad accaparrarsi posti nel nuovo e unico porto franco di Trieste.
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