«L’altra grande chance di promozione
di Trieste è la nuova piattaforma logistica: un’opera da 132 milioni di euro che
sarà pronta a metà 2019».
È così, spiega Francesco Parisi, presidente
dell’omonima Casa di spedizioni, operativa in città da inizio Ottocento,che il
«porto franco» si connetterà con il mondo, attirando «investitori illuminati».
Di
che si tratta? «Del più consistente appalto pubblico-privato in corso di realizzazione
nella portualità nazionale: lo stiamo realizzando con Icop, Interporto di
Bologna e Cosmo ambiente».
Un investimento per aumentare la vocazione
all’intermodalità?
«Si tratta di uno snodo fondamentale per quello che è
già il primo porto ferroviario d’Italia per volumi transitati. Scalo che è
diventato esempio virtuoso per la Ue: Bruxelles ha imposto che entro il 2030 il
30% del traffico merci complessivo avvenga su rotaia.
Già oggi la nostra Emt ha raggiunto la soglia dell’80%. Nel 2016, delle 93.331 unità giunte al molo VI con 203 traghetti, ben 73.907 sono ripartite verso il Centro e Nord Europa a bordo di 2.800 treni».
Già oggi la nostra Emt ha raggiunto la soglia dell’80%. Nel 2016, delle 93.331 unità giunte al molo VI con 203 traghetti, ben 73.907 sono ripartite verso il Centro e Nord Europa a bordo di 2.800 treni».
In termini di impatto sul territorio,
cosa significa? «Ogni giorno lavorativo togliamo dalla viabilità locale e
nazionale 250 camion e raggiungiamo l’intero nord Italia, Austria, Germania,
Ungheria e Repubblica Ceca. L’opportunità garantita dall’attuazione del decreto
sul ”Porto franco” amplierà le opzioni: Trieste è pronta ad accogliere
investitori illuminati. Questa è una realtà dinamica che ha saputo trasformarsi
e che offre servizi d’eccellenza in una posizione strategica. Siamo il vero
anello di congiunzione tra l’Europa e il resto del mondo».
Nessun commento:
Posta un commento