LA STAMPA Trieste primo porto franco
d’Europa con
area esentasse per la manifattura
Di porti franchi in giro
per l’Europa ne esistono già parecchi. Ma quello di Trieste, da appena una
settimana, ha una marcia in più: le deroghe sulle tasse riguarderanno anche la
produzione. Questa sarà la vera chiave del successo: le imprese potranno
realizzare i loro stabilimenti nell’area “tax-free”, realizzare i loro prodotti
ed esportarli (fuori dall’Unione europea) senza mai versare un centesimo al
Fisco italiano.
La zona franca, dunque, è
un’arma di attrazione straordinaria.
Anche per altre ragioni. Tutte le merci
sono considerate “in transito” e sono esentate dal pagamento immediato dei
diritti doganali e dell’Iva, che può essere posticipato fino a 60 giorni, con
l’applicazione di un tasso di interesse limitato. I diritti marittimi sono
calcolati sulla base di una tariffa molto favorevole, mentre le merci terze
possono restare nei magazzini dei concessionari per un tempo indeterminato e
senza obbligo di costituzione di garanzie fideiussorie.

L’obiettivo, ora, è
avvicinarsi a Valencia e Marsiglia, le vere rivali mediterranee. La ricetta
vincente sta nel potenziamento del progetto di “Autostrada del mare” verso il
Bosforo e nel farsi trovare pronti al collegamento con la moderna “Via della
Seta”.
Per il prossimo colpo di reni serve sfruttare appieno il nuovo status
operativo reso possibile dalla recente firma dei Ministri Delrio e Padoan sul
decreto attuativo di “Porto Franco”. Per i triestini è stata una sorta di
seconda Liberazione.
Perché la città si era vista concedere il privilegio sin
dall’immediato dopoguerra solo che nessuno si era curato di declinare le
competenze. Una scatola vuota a metà, soggetta a mille interpretazioni e
perfino agli umori del poliziotto doganale di turno.
Ora tutto è stato
centralizzato nelle mani del presidente dell’Autorità di sistema portuale
dell’Adriatico orientale, il manager veronese Zeno D’Agostino, esperto
internazionale di logistica. Come se disponesse di una bacchetta magica, avrà
piena disponibilità sulla gestione delle aree extradoganali e potrà spostarle
nei punti realmente strategici.
«Ora abbiamo capacità di organizzazione e
attrazione spaventose – dice compiaciuto il presidente – Durante la recente
missione in Cina abbiamo visto brillare gli occhi degli interlocutori quando
hanno sentito dire che siamo l’unico vero “Punto Franco” d’Europa dove si può
fare anche manifattura industriale». Sta esattamente qui la differenza con i
pochi altri insediamenti del “vecchio continente” che sono off-shore sotto il
profilo delle tasse. Si vuole creare un nuovo paradigma economico: si importano
materie prime e componentistica che giungono nella “free-zone” dove sono
soggette a trasformazione industriale, senza pagare nulla alla dogana.
Quando
il prodotto è terminato ha due strade, entrambe arricchite del valore aggiunto
di cui potrà fregiarsi da quel momento in avanti: il “Made in Italy”, almeno
per il segmento realizzato in Venezia Giulia. Può quindi riprendere la strada
dei grandi mercati asiatici o americani oppure entrare nella Ue, saldando solo
a quel punto dazi e accise: un’opportunità che al momento esiste soltanto a
Dubai, in Cina o a Suez e non in Europa.
Di fatto, si soddisfano le esigenze
dei grandi player mondiali che hanno sempre maggior bisogno di competenze e
professionalità: un freno alla delocalizzazione per una nuova politica
industriale che mira a valorizzare i talenti produttivi italiani, finora
penalizzati dall’elevato costo della manodopera.
Per non parlare della
connessione ferroviaria: recentemente è stata inaugurata una tratta diretta
dalla Turchia alla Svezia. La merce parte da Istanbul o Smirne per giungere a
Trieste in nave in meno di 60 ore. In tempo reale viene spostata sui convogli
ferroviari che la conducono nel nord della Germania, affacciata sul Mar
Baltico, in ulteriori 24 ore. Di qui un altro traghetto la porta a Göteborg:
una settimana per giungere a destinazione con un’unica documentazione doganale
e senza un solo metro su strada. Bypassando il colosso Rotterdam.
La corsa ad
acquisire i capannoni triestini è già scattata: all’indomani della firma
ministeriale è passata di mano la prima area della zona franca, un’operazione
da 20 milioni di euro e 100 nuovi posti di lavoro occupati in attività
manifatturiere. Il telefono di D’Agostino è rovente: le richieste arrivano dai
settori più disparati. Il sogno nel cassetto è quello di attirare l’eldorado
dell’automotive.
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