Trieste al centro dei progetti per “One Belt, One Road”
24 maggio 2017
TRIESTE – “One Belt, One Road”, ovvero la nuova via della
seta, avrà come protagonista dei colossali investimenti annunciati dal premier
cinese Xi Jinping anche i porti italiani, con in primo piano proprio Trieste.
Lo ha confermato lo stesso Xi Jinping al premier italiano Gentiloni in visita a
Shanghai, annunciando che l’anno prossimo sarà in Italia oltre che a Roma anche
a Trieste, Genova e forse qualche altro scalo. In sostanza: nel memorandum
firmato a Pechino tra Cassa Depositi e Prestiti italiana e China Development
Bank, un flusso di danaro sarà indirizzato anche sui porti italiani che la Cina
ritiene strategici per la nuova via della seta.
Nella mappa che riportiamo con questo articolo, si vede
chiaramente la preminenza della rotta in Adriatico rispetto agli indirizzi (e
alle aspirazioni) dei porti tirrenici. Trieste è il più importante nodo
italiano del grande network cinese, che nel Mediterraneo orientale ha ormai
come hub consolidato il porto del Pireo (3 milioni di teu/anno con la
prospettiva di raddoppiarli). Trieste ha una posizione strategica verso i
mercati del centro e nord Europa: e come ha rilevato il presidente della sua
AdsP Zeno D’agostino – non a caso diventato anche presidente della “nuova”
Assoporti italiana – è già a buon punto come strutture di banchina e come
collegamenti intermodali.
Di recente a Monaco di Baviera anche la presidente della
Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha incontrato i ministri
bavaresi Marcel Huber e Joachim Herrmann sui collegamenti diretti ferroviari e
sulle problematiche doganali.
Il potenziamento ferroviario del porto triestino non conosce soste: e i risultati non sono certo minimali, visto che anche ad aprile il terminal TMT ha registrato un aumento del 21,3% dei containers e un 40% di incremento nei volumi trasportati via treno. Non basta: da Monfalcone, gestito dalla stessa AdsP, Wallenius-Wilhelms spedirà automobili verso il Far East con un forte crescendo dall’anno prossimo. E Rete Ferroviaria ha anche cominciato interventi di potenziamento della stazione ferroviaria di Campo Marzio.
Il potenziamento ferroviario del porto triestino non conosce soste: e i risultati non sono certo minimali, visto che anche ad aprile il terminal TMT ha registrato un aumento del 21,3% dei containers e un 40% di incremento nei volumi trasportati via treno. Non basta: da Monfalcone, gestito dalla stessa AdsP, Wallenius-Wilhelms spedirà automobili verso il Far East con un forte crescendo dall’anno prossimo. E Rete Ferroviaria ha anche cominciato interventi di potenziamento della stazione ferroviaria di Campo Marzio.
Il fervore di iniziative triestine investe anche il Molo
VII, vero simbolo delle capacità del porto ad adeguarsi alle richieste del
mercato dello shipping: si sono appena conclusi i lavoro di Up-grading per la
seconda delle due grandi gru di banchina potenziate ed aggiornate. Entrambe
sono ormai in grado di di operare – con sbraccio alla 21° fila – sulle navi di nuova generazione capaci di
imbarcare fino a 16 mila Teu.
Infine il comitato di gestione di Zeno D’Agostino ha
recentemente approvato il rendiconto generale del 2016 con un avanzo di
amministrazione di 14,3 milioni di euro che sarà utilizzato – riferisce un
rapporto – “insieme ad altre fondi di finanziamento” per sostenere il piano
operativo triennale.
Come anche ha riferito di recente al workshop di Livorno (“La tempesta perfetta”) il segretario generale di Trieste Mario Sommariva, il sistema portuale del Nord Adriatico orientale punta oggi sulla razionalizzazione degli investimenti italiani e specialmente della programmazione delle infrastrutture portuali e ferroviarie per chiuderla con un’epoca di concorrenza suicida tra porti e porticcioli vicini, contando su una guida forte del governo anche sui temi del lavoro in banchina.
Come anche ha riferito di recente al workshop di Livorno (“La tempesta perfetta”) il segretario generale di Trieste Mario Sommariva, il sistema portuale del Nord Adriatico orientale punta oggi sulla razionalizzazione degli investimenti italiani e specialmente della programmazione delle infrastrutture portuali e ferroviarie per chiuderla con un’epoca di concorrenza suicida tra porti e porticcioli vicini, contando su una guida forte del governo anche sui temi del lavoro in banchina.
Potete far notare che Trieste NON è il più importante nodo ITALIANO del mediterraneo, magari è il più importante o può diventare il più importante nodo europeo del Mediterraneo così come le aspetta di esserlo da quasi 70 anni,
RispondiEliminacordialmente
Stefano Fierro