La Riforma alla “fase due” con nove ambiti
prioritari
3 maggio 2017
Ennio Cascetta
ROMA – Secondo Ennio Cascetta, capo della struttura
tecnica di missione del ministero di Delrio, il MIT è pronto a passare alla
“fase due” della riforma dei porti. Cioè ad avviare quella programmazione
decennale degli investimenti sui quindici “sistemi” che dovrà eliminare
sovrapposizioni di progetti ed eccesso
d’offerta.
Premesso che la “fase uno”, data per conclusa, è in
effetti ancora in corso d’opera visti i ritardi della “governance” nella
maggior parte dei sistemi stessi, la “fase due” si presenta davvero come la
madre di tutte le riforme. Perchè ipotizza di programmare i finanziamenti
pubblici, ma anche gli interventi privati, sulla base di un organico piano
nazionale delle infrastrutture che non c’è mai stato. E nessuno si nasconde che
sarà una lotta dura, contro i poteri spesso competitivi delle lobby politiche
nelle Regioni e nei potentati.
Cascetta tuttavia è stato chiaro: nei prossimi dieci
anni gli investimenti pubblici sui porti italiani – per una stima tra 5 e 7
miliardi di euro – saranno concentrati
in nove “ambiti”, così come è scritto nel DEF 2017 (documento di economia e
finanza).
Quali sono i nove “ambiti”?
Si parte dalla manutenzione del patrimonio demaniale
(banchine, piazzali, darsene, viabilità portuale).
Poi: digitalizzazione della
logistica; ultimo e penultimo miglio ferroviario con connessioni alla rete
nazionale; ultimo miglio stradale con i porti;
accessibilità navale con dragaggi “coerenti con le tipologie di traffici
da attrarre”; efficientamento energetico ed ambientale; waterfront e servizi croceristici;
insediamenti industriali negli ambiti portuali; aumenti selettivi delle
capacità portuali.
Come si vede, sono nove “ambiti” che comprendono molto,
forse anche troppo. Ma lo stesso DEF 2017, se letto bene, stabilisce anche che
non siamo solo sul generico: Le Autorità di sistema avranno il compito, non
appena dotate della “governance” operativa, di proporre i progetti per loro più
significativi.
Attenzione: non si va Random, cioè secondo le personali
aspirazioni di ogni porto, ma secondo le “linee guida” del MIT. Che peraltro
ancora non ci sono, in attesa che la Corte dei Conti e il Cipe diano loro il
benestare.
Rimane il principio generale, conclude il DEF 2017,
secondo il quale la priorità dei finanziamenti pubblici va ai cantieri già
aperti nei porti, con l’impegno di concluderli al più presto. Il MIT ha
monitorato 158 progetti in corso, per una spesa di circa 1,70 miliardi.
Secondo Cascetta bisogna correre, finanziandoli per
quanto possibile. I progetti a seguire subiranno una stretta sulla base del
principio, già enunciato, di evitare sovrapposizioni ed eccesso d’offerta. E
poi bisognerà trovare le risorse, dalla Finanziaria del 2018 in poi; il che non
lascia presagire niente di facile.
A.F.
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