2. IL BANDO PER LA DARSENA EUROPA E CILP![]() |
| L'IPOTETICO PORTO DI LIVORNO DEL FUTURO |
È quindi comprensibile che gli operatori
cinesi abbiamo mostrato fretta nell’acquisire la
documentazione per partecipare alla gara della Darsena Europa. Non solo perché scade il 21 maggio, dopo un periodo di rinvii, ma anche perché, eventualmente, lo schema
della raccolta dei finanziamenti deve essere necessariamente complesso. Trovando una sponda
societaria, o una società ad hoc, a Livorno altrimenti più che una
partecipazione ad una gara tutto questo può diventare un calvario senza
risultati. Nel caso i cinesi, vedremo in che forma, partecipassero al bando
sulla gara della Darsena Europa capiremo se la forma giuridica del bando è
adatta alle modalità di costruzione della raccolta di capitali così come si
configurano in questi soggetti. Ricordiamo che il bando è stato costruito entro
uno schema politico che prevedeva il finanziamento di più soggetti pubblici,
tra cui la regione che ha messo a bilancio il pagamento degli interessi del
capitale prestato nel tentativo di restrizione dei livelli di rischio
dell’investimento, e un soggetto privato di fund-raising. Vedremo se questo
schema, che all’epoca pareva troppo affollato di soggetti finanziatori per
tenere, passerà la prova dei fatti entro lo schema giuridico-normativo che si è
data l’Authority, oppure se muteranno le condizioni reali di finanziamento dell’opera.
Sarebbe interessante anche sapere cosa si sono detti, nel loro incontro, il
ministro Delrio e il
rappresentante di China Railway. Il primo, in occasioni anche pubbliche, ha parlato di rischio di overcapacity dei nuovi progetti infrastrutturali nei porti italiani, il secondo, invece, sulla overcapacity, in Cina e
non, ci cresce. Entrambi i temi, la questione della tenuta finanziaria del bando e quella della
convergenza, e divergenza, di opinioni tra autorità italiane e cinesi sono temi
fondamentali per stampa e politica locali. Perché fanno la differenza tra
un’occasione di sviluppo e una per l’ennesimo inutile effetto annuncio. Anche perché,
al di là del meritato rispetto e della dovuta cortesia verso la China Railway,
c’è da capire pubblicamente e chiaramente davvero chi vorrebbe fare cosa. Ad
esempio, se è vero, confermato da più fonti, che la China Railway ha mostrato, nella sua visita livornese, interesse per la rete ferroviaria portuale locale è anche vero che, in tutto il mondo, ci risulta che, dall’Algeria
all’Uganda al Sudan al Lagos, sia stata ovviamente capofila solo di progetti
ferroviari. E se andiamo a vedere i progetti vetrina della China Railroad
International http://www.crecgi.com/en/?results/tp/507.html non c’è un porto. Non solo, nelle scorse settimane la China Railway ha inaugurato un viaggio ferroviario, di vagoni merci che
trasportano container, da Pechino a Londra. Questo
investimento è complementare o concorrente della China Railway a un
investimento nei porti del mediterraneo? Non è una questione piccola né va
affrontata a colpi di slogan.
Insomma, dando un’occhiata a ciò che questa azienda dice di sé, e che
oggettivamente fa, il soggetto China Railway è più
ferroviario che portuale. Certo stiamo parlano di parte di
una holding vastissima, di cui fa parte anche una società che costruisce porti,
ma è anche vero che, in questi casi, capire chi davvero
dovrebbe fare cosa è essenziale per farsi
un’idea se gli affari possono funzionare o meno. Perché un dettaglio
insignificante magari per l’opinione pubblica è invece essenziale per la
politica e l’economia. Per capire se l’operazione, ci venga consentito il gioco
di parole, può andare in porto. Dalla qualità del fund-raising e della cordata costruttrice della
eventuale Darsena Europa dipenderebbe, infatti, non poco del futuro del territorio. E siamo di
fronte ad un ambito, quello del territorio, che di criticità infrastrutturali
ne presenta. La prima è la questione irrisolta delle dighe foranee, la seconda il fatto che il finanziamento del famoso “scavalco” ferroviario, indispensabile in prospettiva Darsena Europa, è ancora in forse, la
terza, last but not least, è che i fondi per i lavori allo Scolmatore sono finiti nella vicina provincia
di Pisa (e sarebbe una questione sulla quale la politica locale si dovrebbe
interrogare evitando anche che qualcuno tiri la coperta corta dei finanziamenti
in una logica di guerra di vicinato). Ma c’è anche un’altra criticità in tutto
questo scenario: nel caso il bando sulla Darsena Europa non andasse a buon fine
il ripiegamento su una ipotesi di Darsena
Light non sarebbe automatico. Come nel gioco
dell’oca, dal punto di vista tecnico, giuridico e istituzionale bisognerebbe
ricominciare tutto da capo anche dal punto di vista della cernita della
disponibilità di finanziamenti istituzionali. Questioni non da poco, tutte
queste messe sul tappeto dalle dighe foranee passando dallo Scolmatore per
arrivare al bando, che si sovrappongono al certo sbarco di Infracapital a Livorno e alla vicenda, per ora solo ipotetica, dell’interessamento cinese
verso il nostro territorio.
Da quello che poi ci è stato confermato
da più fonti l’interessamento della delegazione cinese è stato sia verso la
Darsena, sia verso la rete ferroviaria che verso l’Interporto come verso la compagnia portuale, la Cilp. Se la questione
Darsena sembrerebbe il tentativo di investimento grazie al quale posizionarsi
sulle infrastrutture ferroviarie o sull’Interporto, la trattativa Cilp-soggetti cinesi avrebbe, se andasse a buon fine, già
un grosso immediato impatto sul territorio. Fonti qualificate ci riferiscono, per l’interessamento cinese verso Cilp,
di uno stato comunque serio di trattativa. Si parla
apertamente di investitori provenienti
dall’ambito real estate, immobiliare interessati al posizionamento nel nostro porto. Se l’operazione si
chiudesse, qualsiasi fosse la quota ceduta ai soggetti cinesi, si aprirebbe uno
scenario inedito per la città, e il lavoro portuale, ma anche si farebbe anche
più chiaro lo scenario dell’interessamento cinese per il nostro scalo. Uscendo
dal rango di ipotesi per entrare nella dimensione pratica.


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