sabato 8 aprile 2017

3. LA VIA DELLA SETA, GLI INVESTIMENTI REALI, LE BOLLE FINANZIARIE

3. LA VIA DELLA SETA, GLI INVESTIMENTI REALI, LE BOLLE FINANZIARIE





A questo punto bisogna comunque capire se la mappa delle vie della seta presentata pochi mesi fa dalle autorità cinesi a Bloomberg (il numero uno dei servizi di analisi finanziaria al mondo) va riscritta o Livorno trova comunque una sistemazione periferica. Come si vede esiste, nelle intenzioni progettuali del governo cinese, una linea arancione scura, quella ferroviaria, e una blu, quella marittima. Una linea di terra e una di mare. Certo, visto che l’autorità portuale è, oggi, di Livorno e Piombino, già che ci siamo, ecco il tipo di tendenza all’export dell’acciaio cinese (sempre linea blu) che queste nuove vie della seta devono supportare.
C’è quindi da capire, a parte la questione dell’acciaio e di Piombino, se la cartina (recente, tra l’altro) delle nuove vie della seta va di nuovo aggiornata, con Livorno e il Tirreno che trovano un proprio ruolo oppure quale è l’effettiva dimensione dei nostri territori se (il condizionale è d’obbligo) entrano nell’orbita degli investimenti cinesi.  Naturalmente, e questo vale sia per impegno infrastrutturale delle vie della seta come per la Darsena Europa, dirimente, per capire il tutto, è lo stato dei vari project-financing.

BMI Research Singapore, che fa parte del gruppo Fitch (la nota agenzia di rating) monitorizza da tempo l’intera operazione vie della seta. Dalla Cina all’Europa ed è in grado di fare pronostici più di qualche improvvisato articolo di giornale, suggestionato da qualche biglietto da visita offerto dall’intervistato. Bene, finora BMI ha parlato di investimenti del governo cinese che rendevano più sopportabili i rischi dell’impresa nella stabilizzazione delle vie della seta. Ed è da valutare l’impatto delle restrizioni di capitale cinese verso l’estero in tutto questo scenario. Prima di parlare, come ha fatto certa stampa locale di arrivo di “uomini d’oro” dalla Cina, che accendono inutili immaginazioni, dopo aver titolato di piogge di milioni da Firenze (anzi da Bientina, con Rossi a gettarli sulla città), vanno davvero inquadrati gli scenari commerciali, infrastrutturali ma soprattutto finanziari (sono quelli che decidono davvero) che manifestano davvero concretezza.
Il primo punto, fissato da Forbes (che è una delle riviste finanziarie top del pianeta) è quella che viene chiamata “mentalità della bolla”.
Un modo di operare pubblico e privato che privilegia, nella costruzione della infrastrutture,  la raccolta a di fondi in qualsiasi modo nella fase della costruzione finanziaria del progetto . Senza un vero rapporto tra tenuta della fase di raccolta fondi e sviluppo del progetto. Il risultato sta, in Cina, in esplosione di bolle finanziarie che lasciano progetti incompiuti o in cattedrali nel deserto. E se ne sono accorti gli stessi cinesi che da tempo si domandano come evitare fallimenti dei loro progetti all’estero. Qui, certi titolisti improvvisati dovrebbero leggersi la domanda che i cinesi rivolgono a sé stessi ovvero sul perché i loro progetti falliscono all’estero
Certo, dei progetti cinesi non ci sono solo i fallimenti ma saper, bene, dove il potenziale investitore rischia di sbagliare non è questione secondaria. Il fatto che anche gli stessi cinesi sono consapevoli del problema può rappresentare un punto positivo.

Quindi invece di titolare di “uomini d’oro”, con racconti da ingenui di provincia pronti ad essere spennati (anche perché gli “altri” leggono..), la stampa locale, assieme alla politica, deve stare attenta alla fattibilità finanziaria dei progetti e al rapporto tra finanza e infrastrutture. Se i project-financing sono falliti in Italia, e se la Cina non è esente da questi fallimenti all’estero, evitare un atteggiamento di regolazione non solo normativa ma diplomatica e in fase di trattative potrebbe essere un problema.

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