sabato 25 febbraio 2017

A CHE PUNTO STA LA RIFORMA DEI PORTI IN ITALIA E A TRIESTE ?

Federagenti: la riforma al palo

18 febbraio 2017

Gian Enzo Duci

ROMA – La considerazione di partenza è amara: “Ci sono voluti dieci anni per farla, ora speriamo che non ne siano necessari altrettanti per renderla esecutiva e applicarla compiutamente”. Per Gian Enzo Duci, gli ultimi e ormai quasi quotidiani segnali che arrivano dalla portualità nazionale giustificano oggi un forte allarme sugli esiti e l’efficacia della riforma portuale varata ormai più di sei mesi fa dal governo ed eufemisticamente ancora oggi “in mezzo al guado”.

Secondo il presidente di Federagenti i ritardi riguardano l’intera impalcatura della riforma che segna il passo su diversi fronti. Con 6/7 porti ancora in ricerca di un presidente, sembrano riemergere drammaticamente logiche di carattere puramente politico per posizioni che richiederebbe oggi soggetti dotati – come la riforma prevede – di professionalità ed esperienza incontestabili.


Ciò riguarda i vertici delle Autorità portuali di sistema, ma anche i Comitati di gestione che, salvo rare eccezioni (e fra queste registriamo con piacere quella di Umberto Masucci che ha rinunciato ai suoi incarichi di imprenditore privato per partecipare al difficile sforzo di rilancio del porto di Napoli), propongono scelte qualitativamente discutibili.

Da un punto di vista formale lo spostamento delle categorie produttive dall’organo decisionale, il Comitato Portuale, ad uno consultivo, il Tavolo di partenariato, sembrerebbe una riduzione del peso del “privato” rispetto al “pubblico” nella governance portuale; tuttavia io credo che questa sia una partita ancora tutta da giocare. In linea teorica i tavoli di partenariato, se gestiti in maniera corretta,  potrebbero garantire un peso specifico notevole agli imprenditori privati, un peso forse maggiore di quello di sostanziali testimoni che avevano nei Comitati portuali di cui, non si dimentichi, incarnavano la minoranza di voto (rispetto a soggetti pubblici e sindacati). Ma il partenariato, applicato per anni in Francia e oggetto oggi proprio oltre frontiera di una profonda revisione critica,  richiede una sperimentazione complessa e un’applicazione rigorosa. E di certo – sottolinea Duci – non si è partiti con il piede giusto; lo stesso vale per il tanto enfatizzato tavolo nazionale di coordinamento delle scelte”.

Secondo Federagenti questo tavolo, finora inesistente, del quale non si conoscono neppure i nomi dei componenti ministeriali, sta già diventando il terreno per una rissa fra categorie alla ricerca di poltrone e ruoli.

E tutto ciò – conclude Duci – accade in un momento a dir poco complesso della portualità mondiale e italiana, travolte dal fenomeno delle concentrazioni, dall’ingresso in forza di Fondi di investimento e da una rivoluzione di mercato i cui effetti andrebbero come minimo gestiti dalle Autorità di sistema portuale.


Il commento del direttore della Gazzetta Marittima di Livorno Antonio Fulvi


La Riforma? Avanti adagio quasi indietro

18 febbraio 2017

LIVORNO – A rifletterci bene, ci sarebbe poco da aggiungere all’amaro e preoccupato richiamo di Gian Enzo Duci, che riportiamo in altro articolo ed è apparso – anche se forse con un rilievo minore di quanto avrebbe meritato – su tutte le testate marittime. O meglio: c’è da aggiungere la preoccupazione che sta ormai diventando trasversale, ben oltre quella del presidente (e degli associarti) di Federagenti, per una Riforma che sembra impantanata a metà del guado. Perché se ancora la Confetra di Nereo Marcucci e qualche altra primaria associazione sgomitano in Viale Asia perché il processo delle varie “governance” vada avanti, cercando di vedere quanto di buono è stato fatto e non solo lo stallo generale, è ormai evidente che il ministro Delrio e con lui l’intero governo siano presi da ben altri problemi che non quelli dei porti.

Priorità giustificabili? Pressione della UE sulla partita a scacchi del debito pubblico e del “rigorismo” tanto caro alla Germania? Infinita diatriba interna al PD, della quale alla gente non frega un accidente ma che sta condizionando scelte vitali per l’economia e per i quotidiani problemi delle famiglie?

Siamo arrivati, dopo più di un anno dalla riforma diventata legge, a un panorama portuale a macchia di leopardo, dove alcuni porti sono stati “benedetti” dagli accordi partitici ed hanno almeno iniziato il nuovo percorso da AdsP, altri hanno designazioni “sospese”, altri ancora si sono persi nelle nebbie delle ripicche, dei veti incrociati, del “facimmo ammuina”. Non si sa che succederà di Assoporti, né del suo attuale presidente Pasqualino Monti, che qualcuno vorrebbe giubilato e altri in corsa per un porto della Sicilia. In caso di fine corsa, che succederà di Assoporti? Non un piccolo dettaglio, nel marasma generale.

Perdonate il riferimento di casa mia: a Livorno da un mese è stato designato presidente l’ingegner Stefano Corsini, ma il ministro Delrio non ha ancora firmato il relativo decreto e ovviamente Corsini se ne sta a Roma, in attesa (dicono nemmeno tanto convinta, visto che avrebbe preferito Venezia) degli atti. Che aspetta Delrio? Tra due giorni il ministro parte per la Cina e se nel frattempo il decreto non sarà firmato, si va a metà marzo, perdendo un altro mese. Dicono anche che il ritardo è dovuto ai veti incrociati sul futuro segretario generale: Enrico Rossi, governatore della Toscana, vorrebbe Luciano Guerrieri, il Pd livornese è diviso tra il preferire la conferma di Massimo Provinciali e Guerrieri, di Corsini dicono che vorrebbe portarsi un segretario tutto suo, magari “pescato” dalla più capace burocrazia locale (riaffiora in modo carsico il nome del capitano di vascello (Cp) e neo-cavaliere Nerio Busdraghi). Dicono tante cose, come si vede. Ma in quanto ai fatti, siamo all’avanti adagio quasi indietro. Mortificante per chi, a fronte della rivoluzione mondiale in atto sull’armamento, sul terminalismo, sull’ingresso (devastante?) dei fondi d’investimento, cerca ancora di investire, di programmare, di proiettarsi sul futuro. Ma quale futuro?

Antonio Fulvi

A TRIESTE INTANTO .... 

... che è tra i porti in cui l'applicazione della Riforma dei porti è in una fase avanzata, registriamo la candidatura del sindaco Dipiazza a componente del Comitato di gestione della Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Orientale. Di seguito l'articolo di legge della Riforma che definisce la composizione del comitato di gestione delle AdSP

“Art. 9
(Comitato di gestione)
Il Comitato di gestione è composto da:
·        il dal Presidente dell’AdSP, che lo presiede e il cui voto prevale nel caso in cui l’organo sia composto o si trovi a deliberare in un numero pari di componenti;
·        da un componente designato dalla regione o da ciascuna regione dalle regioni il cui territorio è incluso, anche parzialmente, nel sistema portuale ;
·        da un componente designato dal sindaco di ciascuna delle città metropolitane, ove presente,  il cui territorio è incluso, anche parzialmente, nel sistema portuale
·        da un componente designato dal sindaco di ciascuno dei comuni ex sede  di autorità portuale inclusi nell’AdSP, escluso i comuni capoluogo delle città metropolitane ;
·        da un rappresentante dell’autorità marittima, con diritto  di voto  nelle materie di competenza.


Nessun commento:

Posta un commento