Federagenti: la riforma al
palo
18 febbraio 2017
Gian Enzo Duci

Secondo il presidente di
Federagenti i ritardi riguardano l’intera impalcatura della riforma che segna
il passo su diversi fronti. Con 6/7 porti ancora in ricerca di un presidente,
sembrano riemergere drammaticamente logiche di carattere puramente politico per
posizioni che richiederebbe oggi soggetti dotati – come la riforma prevede – di
professionalità ed esperienza incontestabili.
Ciò riguarda i vertici delle
Autorità portuali di sistema, ma anche i Comitati di gestione che, salvo rare
eccezioni (e fra queste registriamo con piacere quella di Umberto Masucci che
ha rinunciato ai suoi incarichi di imprenditore privato per partecipare al
difficile sforzo di rilancio del porto di Napoli), propongono scelte
qualitativamente discutibili.
Da un punto di vista formale
lo spostamento delle categorie produttive dall’organo decisionale, il Comitato
Portuale, ad uno consultivo, il Tavolo di partenariato, sembrerebbe una
riduzione del peso del “privato” rispetto al “pubblico” nella governance
portuale; tuttavia io credo che questa sia una partita ancora tutta da giocare.
In linea teorica i tavoli di partenariato, se gestiti in maniera corretta, potrebbero garantire un peso specifico
notevole agli imprenditori privati, un peso forse maggiore di quello di
sostanziali testimoni che avevano nei Comitati portuali di cui, non si
dimentichi, incarnavano la minoranza di voto (rispetto a soggetti pubblici e
sindacati). Ma il partenariato, applicato per anni in Francia e oggetto oggi
proprio oltre frontiera di una profonda revisione critica, richiede una sperimentazione complessa e
un’applicazione rigorosa. E di certo – sottolinea Duci – non si è partiti con
il piede giusto; lo stesso vale per il tanto enfatizzato tavolo nazionale di
coordinamento delle scelte”.
Secondo Federagenti questo
tavolo, finora inesistente, del quale non si conoscono neppure i nomi dei
componenti ministeriali, sta già diventando il terreno per una rissa fra
categorie alla ricerca di poltrone e ruoli.
E tutto ciò – conclude Duci
– accade in un momento a dir poco complesso della portualità mondiale e
italiana, travolte dal fenomeno delle concentrazioni, dall’ingresso in forza di
Fondi di investimento e da una rivoluzione di mercato i cui effetti andrebbero
come minimo gestiti dalle Autorità di sistema portuale.
Il commento del direttore della Gazzetta Marittima di Livorno Antonio Fulvi
La Riforma? Avanti adagio
quasi indietro
18 febbraio 2017
LIVORNO – A rifletterci
bene, ci sarebbe poco da aggiungere all’amaro e preoccupato richiamo di Gian
Enzo Duci, che riportiamo in altro articolo ed è apparso – anche se forse con
un rilievo minore di quanto avrebbe meritato – su tutte le testate marittime. O
meglio: c’è da aggiungere la preoccupazione che sta ormai diventando
trasversale, ben oltre quella del presidente (e degli associarti) di
Federagenti, per una Riforma che sembra impantanata a metà del guado. Perché se
ancora la Confetra di Nereo Marcucci e qualche altra primaria associazione
sgomitano in Viale Asia perché il processo delle varie “governance” vada
avanti, cercando di vedere quanto di buono è stato fatto e non solo lo stallo
generale, è ormai evidente che il ministro Delrio e con lui l’intero governo
siano presi da ben altri problemi che non quelli dei porti.
Priorità giustificabili?
Pressione della UE sulla partita a scacchi del debito pubblico e del
“rigorismo” tanto caro alla Germania? Infinita diatriba interna al PD, della
quale alla gente non frega un accidente ma che sta condizionando scelte vitali
per l’economia e per i quotidiani problemi delle famiglie?
Siamo arrivati, dopo più di
un anno dalla riforma diventata legge, a un panorama portuale a macchia di
leopardo, dove alcuni porti sono stati “benedetti” dagli accordi partitici ed
hanno almeno iniziato il nuovo percorso da AdsP, altri hanno designazioni
“sospese”, altri ancora si sono persi nelle nebbie delle ripicche, dei veti
incrociati, del “facimmo ammuina”. Non si sa che succederà di Assoporti, né del
suo attuale presidente Pasqualino Monti, che qualcuno vorrebbe giubilato e
altri in corsa per un porto della Sicilia. In caso di fine corsa, che succederà
di Assoporti? Non un piccolo dettaglio, nel marasma generale.
Perdonate il riferimento di
casa mia: a Livorno da un mese è stato designato presidente l’ingegner Stefano
Corsini, ma il ministro Delrio non ha ancora firmato il relativo decreto e
ovviamente Corsini se ne sta a Roma, in attesa (dicono nemmeno tanto convinta,
visto che avrebbe preferito Venezia) degli atti. Che aspetta Delrio? Tra due
giorni il ministro parte per la Cina e se nel frattempo il decreto non sarà
firmato, si va a metà marzo, perdendo un altro mese. Dicono anche che il
ritardo è dovuto ai veti incrociati sul futuro segretario generale: Enrico
Rossi, governatore della Toscana, vorrebbe Luciano Guerrieri, il Pd livornese è
diviso tra il preferire la conferma di Massimo Provinciali e Guerrieri, di
Corsini dicono che vorrebbe portarsi un segretario tutto suo, magari “pescato”
dalla più capace burocrazia locale (riaffiora in modo carsico il nome del
capitano di vascello (Cp) e neo-cavaliere Nerio Busdraghi). Dicono tante cose,
come si vede. Ma in quanto ai fatti, siamo all’avanti adagio quasi indietro.
Mortificante per chi, a fronte della rivoluzione mondiale in atto
sull’armamento, sul terminalismo, sull’ingresso (devastante?) dei fondi
d’investimento, cerca ancora di investire, di programmare, di proiettarsi sul
futuro. Ma quale futuro?
Antonio Fulvi
A TRIESTE INTANTO ....

“Art. 9
(Comitato di gestione)
Il Comitato di gestione è
composto da:
·
il dal Presidente
dell’AdSP, che lo presiede e il cui voto prevale nel caso in cui l’organo sia composto
o si trovi a deliberare in un numero pari di componenti;
·
da un componente
designato dalla regione o da ciascuna regione dalle regioni il cui territorio è
incluso, anche parzialmente, nel sistema portuale ;
·
da un componente
designato dal sindaco di ciascuna delle città metropolitane, ove presente, il cui territorio è incluso, anche
parzialmente, nel sistema portuale
·
da un componente designato dal sindaco di ciascuno dei
comuni ex sede di autorità portuale
inclusi nell’AdSP, escluso i comuni capoluogo delle città metropolitane ;
·
da un rappresentante
dell’autorità marittima, con diritto di
voto nelle materie di competenza.
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