martedì 22 novembre 2016

DUE SCENARI IN RISPOSTA ALLE NOSTRE DOMANDE SULLA FERRIERA

Se si mette da parte il teatrino della politica e il gioco dell’oca sulla Ferriera di Servola si possono trovare ancora in questa città persone capaci di proporre ragionamenti originali, chiamare le cose con il proprio nome e accettare sfide di pensiero.


Riportiamo in forma breve e riassuntiva due reazioni alla nostra proposta di aggiornare il dibattito sullo stabilimento siderurgico triestino e in particolare sull’area a caldo.


Per facilitarvi la lettura abbiamo semplificato e trasformato in interviste, domande e risposte, le due tesi che ci sono state inviate.

AA )  
Il nostro primo interlocutore è stato molto netto nelle conclusioni, condividendo appieno l’impostazione delle domande da noi pubblicate.


AA) Credo che abbiate fatto bene a segnalare la fine dei due anni in cui Siderurgica Triestina si era impegnata a garantire il numero degli occupati in cambio dell’incasso dello sconto anticipato sul CIP6. Puntualmente allo scadere dei due anni Arvedi ha annunciato un cambiamento societario che mette da una parte impianti e personale sotto il comando delle Acciaierie Arvedi e dall’altra la Siderurgica Triestina a cui rimane la gestione della logistica.


FAQTS ) Quindi la preoccupazioni dei sindacati contro lo “spezzatino” sono valide ?

AA) Io penso proprio che siano fondate, comprese le preoccupazioni della presidente Serracchiani su dove verranno versate le tasse da parte del soggetto che subentra a gestire gli impianti e il personale.

FAQTS ) Siamo quindi ad un punto di svolta importante?

AA ) Ricordo bene che le affermazioni del cav. Arvedi relative all’area a caldo la indicavano come non strategica e che sarebbe stata valutata in un secondo momento la tenuta del prodotto “ghisa” sul mercato. Credo che il momento sia arrivato e che i giochi saranno conclusi. Il gruppo Arvedi ha incassato i finanziamenti necessari, ha guadagnato in questi due anni qualcosa dalle produzioni, si appresta a far funzionare a regime il laminatoio, ha ottenuto le concessioni necessarie per entrare autonomamente nella gestione della logistica principalmente per le merci in arrivo e partenza dal suo stabilimento di Cremona. Se ora poi, considerando non più strategica la ghisa e l’area a caldo fa questo regalo alla città ecco spiegata la sua pagina di pubblicità sui quotidiani nazionali. Quella pagina diventa sinonimo di “ missione compiuta “.

Fino a qui la prima ipotesi che ci è stata sottoposta e che ovviamente prevede tempi duri e ulteriori perdite di posti di lavoro nei tempi più o meno lunghi.
Ne parliamo ora con il secondo interlocutore e ripartiamo dalla nuova divisione tra Siderurgica Triestina e Acciaierie Arvedi che dovrebbe partire dal gennaio 2017.

BB ) 
BB ) Dimenticate pure il CIP6 e altre garanzie occupazionali ed impegni. La questione a mio parere va letta solamente sotto il profilo industriale e ci sta tutta.

FAQTS ) Quindi nessuna preoccupazione ? Lavoratori e sindacato gridano al lupo inutilmente ?

BB ) Le preoccupazioni possono essere altre ma non rientrano in questa ricostruzione. Potrei partire dal fatto che lo “ spezzatino” denunciato come operazione in atto non esiste proprio. Tutte le maestranze passano in un unico blocco sotto Acciaierie Arvedi, tutti gli impianti : altoforno, cokeria e laminatoio. Dove sta lo spezzatino ? Esiste un interesse industriale “reale” in questa vicenda che tiene assieme tutte leattività dalla ghisa , all’energia , al laminatoio.
Arvedi ha comperato la centrale Elettra che sembrava non fosse tra le sue priorità. Ho contato qualcosa come 120 milioni di investimenti pubblici, voi a che cifra siete arrivati ?

FAQTS ) Rifaremo e aggiorneremo i conti, non ci sembravano così tanti gli investimenti pubblici. Ci dica intanto qual è lo scenario che questo “interesse industriale” finirà per delineare.

BB ) Tutto si tiene. Arvedi vuole tenere tutte le produzioni. Ovviamente deve aumentare ad esempio la produzione di ghisa per abbassarne il costo di produzione.

FAQTS ) Quindi è interessato ad aumentare la produzione oltre il limite delle 34 mila tonnellate mensili ?

BB ) Anche in questo caso si tratta di mettersi d’accordo. Le due ordinanze dei sue sindaci in tempi diversi sono simili ma non uguali. Sono state fatte in due periodi diversi e con sforamenti diversi. Cosolini in presenza di un alto numero di sforamenti, Dipiazza invece in presenza di un miglioramento dei dati. Dovranno fare nuove assunzioni per il laminatoio perché non si possono reimpiegare i lavoratori dell’area a caldo che passatemi il termine sono “già cotti”. Dovranno affrontare diversi problemi ma io non vedo ipotesi di sganciamento o di ridimensionamento.

FAQTS ) Quindi l’atteggiamento collaborativo e filo azienda che noi abbiamo indicato con il paragone della “ sindrome di Stoccolma “ resterà l’atteggiamento dei lavoratori e a caduta dei sindacati ?

BB ) La sindrome di Stoccolma è esistita e ancora resta in alcuni atteggiamenti, e vi riconosco che la definizioni è esatta per quanto riguarda il passato. Ora immagino dei cambiamenti. Possiamo affermare che finchè si parlava di Italsider e quindi di IRI il padrone era lo Stato. 

Dopo la privatizzazione della siderurgia italiana del ’92 e l’esperienza Pittini a Trieste è iniziata la crisi del settore che non si è ancora risolta. Ma ciò che mi interessa sottolineare è che la vulgata comune ha sempre descritto i proprietari che si sono succeduti come personaggi che cercavano di sfruttare al massimo gli impianti e i lavoratori sapendo che la situazione poteva durare anche molto poco ( vedi sequestri degli impianti da parte della magistratura ad esempio ).

Poi finiti i padroni sono arrivati i commissari straordinari a gestire la caduta. Volevo dire che dalla proprietà statale al commissario straordinario questi lavoratori non si sono mai confrontati con un padrone “vero” , questo comporterà dei cambiamenti anche nel loro atteggiamento.

FAQTS ) Si tratta di una ipotesi di cui non vediamo ancora i segnali.

BB ) Se ad esempio il sindacato riesce ad essere un attore nella questione ambientale e della sicurezza sul lavoro, questo libererà i lavoratori dal loro ruolo di difensori dell’azienda per difendere il loro posto di lavoro e potranno dedicarsi al rapporto quotidiano con la proprietà.

FAQTS ) Immagini un ruolo per il sindacato come garante della gestione ambientale quando non c’è stata alcuna presa di posizione sull’ultima iniziativa della magistratura legata alle morti sul lavoro causate dall’esposizione a sostanze nocive.

BB ) Credo che l’iniziativa della magistratura si avvalga, come sempre è accaduto in questi casi in giro per l’Italia, delle competenze sindacali su questi argomenti. La magistratura opera in modo indipendente e autonomo come è giusto che sia ma per semplificare potrei dire che io immagino un ruolo sindacale dietro l’attenzione a queste morti sul lavoro.

Ringraziamo i nostri due interlocutori e speriamo di aver fatto un altro passo avanti per comprendere il rebus che ogni giorno da ormai trent’anni questa città si trova a subire e non riesce a risolvere.


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