Riportiamo in forma breve
e riassuntiva due reazioni alla nostra proposta di aggiornare il dibattito
sullo stabilimento siderurgico triestino e in particolare sull’area a caldo.
Per facilitarvi la lettura
abbiamo semplificato e trasformato in interviste, domande e risposte, le due
tesi che ci sono state inviate.
AA ) |
Il nostro primo
interlocutore è stato molto netto nelle conclusioni, condividendo appieno
l’impostazione delle domande da noi pubblicate.
AA) Credo che abbiate
fatto bene a segnalare la fine dei due anni in cui Siderurgica Triestina si era
impegnata a garantire il numero degli occupati in cambio dell’incasso dello
sconto anticipato sul CIP6. Puntualmente allo scadere dei due anni Arvedi ha
annunciato un cambiamento societario che mette da una parte impianti e
personale sotto il comando delle Acciaierie Arvedi e dall’altra la Siderurgica
Triestina a cui rimane la gestione della logistica.
FAQTS ) Quindi la
preoccupazioni dei sindacati contro lo “spezzatino” sono valide ?
AA) Io penso proprio che
siano fondate, comprese le preoccupazioni della presidente Serracchiani su dove
verranno versate le tasse da parte del soggetto che subentra a gestire gli
impianti e il personale.
FAQTS ) Siamo quindi ad un
punto di svolta importante?
AA ) Ricordo bene che le
affermazioni del cav. Arvedi relative all’area a caldo la indicavano come non
strategica e che sarebbe stata valutata in un secondo momento la tenuta del
prodotto “ghisa” sul mercato. Credo che il momento sia arrivato e che i giochi
saranno conclusi. Il gruppo Arvedi ha incassato i finanziamenti necessari, ha
guadagnato in questi due anni qualcosa dalle produzioni, si appresta a far
funzionare a regime il laminatoio, ha ottenuto le concessioni necessarie per
entrare autonomamente nella gestione della logistica principalmente per le
merci in arrivo e partenza dal suo stabilimento di Cremona. Se ora poi,
considerando non più strategica la ghisa e l’area a caldo fa questo regalo alla
città ecco spiegata la sua pagina di pubblicità sui quotidiani nazionali. Quella
pagina diventa sinonimo di “ missione compiuta “.
Fino a qui la prima
ipotesi che ci è stata sottoposta e che ovviamente prevede tempi duri e
ulteriori perdite di posti di lavoro nei tempi più o meno lunghi.
Ne parliamo ora con il
secondo interlocutore e ripartiamo dalla nuova divisione tra Siderurgica
Triestina e Acciaierie Arvedi che dovrebbe partire dal gennaio 2017.
BB ) |
BB ) Dimenticate pure il
CIP6 e altre garanzie occupazionali ed impegni. La questione a mio parere va
letta solamente sotto il profilo industriale e ci sta tutta.
FAQTS ) Quindi nessuna
preoccupazione ? Lavoratori e sindacato gridano al lupo inutilmente ?
BB ) Le preoccupazioni
possono essere altre ma non rientrano in questa ricostruzione. Potrei partire
dal fatto che lo “ spezzatino” denunciato come operazione in atto non esiste
proprio. Tutte le maestranze passano in un unico blocco sotto Acciaierie
Arvedi, tutti gli impianti : altoforno, cokeria e laminatoio. Dove sta lo
spezzatino ? Esiste un interesse industriale “reale” in questa vicenda che
tiene assieme tutte leattività dalla ghisa , all’energia , al laminatoio.
Arvedi ha comperato la
centrale Elettra che sembrava non fosse tra le sue priorità. Ho contato
qualcosa come 120 milioni di investimenti pubblici, voi a che cifra siete arrivati
?
FAQTS ) Rifaremo e
aggiorneremo i conti, non ci sembravano così tanti gli investimenti pubblici.
Ci dica intanto qual è lo scenario che questo “interesse industriale” finirà
per delineare.
BB ) Tutto si tiene.
Arvedi vuole tenere tutte le produzioni. Ovviamente deve aumentare ad esempio
la produzione di ghisa per abbassarne il costo di produzione.
FAQTS ) Quindi è
interessato ad aumentare la produzione oltre il limite delle 34 mila tonnellate
mensili ?
BB ) Anche in questo caso
si tratta di mettersi d’accordo. Le due ordinanze dei sue sindaci in tempi
diversi sono simili ma non uguali. Sono state fatte in due periodi diversi e
con sforamenti diversi. Cosolini in presenza di un alto numero di sforamenti,
Dipiazza invece in presenza di un miglioramento dei dati. Dovranno fare nuove
assunzioni per il laminatoio perché non si possono reimpiegare i lavoratori
dell’area a caldo che passatemi il termine sono “già cotti”. Dovranno
affrontare diversi problemi ma io non vedo ipotesi di sganciamento o di ridimensionamento.
FAQTS ) Quindi
l’atteggiamento collaborativo e filo azienda che noi abbiamo indicato con il
paragone della “ sindrome di Stoccolma “ resterà l’atteggiamento dei lavoratori
e a caduta dei sindacati ?
BB ) La sindrome di
Stoccolma è esistita e ancora resta in alcuni atteggiamenti, e vi riconosco che
la definizioni è esatta per quanto riguarda il passato. Ora immagino dei
cambiamenti. Possiamo affermare che finchè si parlava di Italsider e quindi di
IRI il padrone era lo Stato.
Dopo la privatizzazione della siderurgia italiana del ’92 e l’esperienza Pittini a Trieste è iniziata la crisi del settore che non si è ancora risolta. Ma ciò che mi interessa sottolineare è che la vulgata comune ha sempre descritto i proprietari che si sono succeduti come personaggi che cercavano di sfruttare al massimo gli impianti e i lavoratori sapendo che la situazione poteva durare anche molto poco ( vedi sequestri degli impianti da parte della magistratura ad esempio ).
Dopo la privatizzazione della siderurgia italiana del ’92 e l’esperienza Pittini a Trieste è iniziata la crisi del settore che non si è ancora risolta. Ma ciò che mi interessa sottolineare è che la vulgata comune ha sempre descritto i proprietari che si sono succeduti come personaggi che cercavano di sfruttare al massimo gli impianti e i lavoratori sapendo che la situazione poteva durare anche molto poco ( vedi sequestri degli impianti da parte della magistratura ad esempio ).
Poi finiti i padroni sono
arrivati i commissari straordinari a gestire la caduta. Volevo dire che dalla
proprietà statale al commissario straordinario questi lavoratori non si sono
mai confrontati con un padrone “vero” , questo comporterà dei cambiamenti anche
nel loro atteggiamento.
FAQTS ) Si tratta di una
ipotesi di cui non vediamo ancora i segnali.
BB ) Se ad esempio il
sindacato riesce ad essere un attore nella questione ambientale e della
sicurezza sul lavoro, questo libererà i lavoratori dal loro ruolo di difensori
dell’azienda per difendere il loro posto di lavoro e potranno dedicarsi al
rapporto quotidiano con la proprietà.
FAQTS ) Immagini un ruolo
per il sindacato come garante della gestione ambientale quando non c’è stata
alcuna presa di posizione sull’ultima iniziativa della magistratura legata alle
morti sul lavoro causate dall’esposizione a sostanze nocive.
BB ) Credo che
l’iniziativa della magistratura si avvalga, come sempre è accaduto in questi
casi in giro per l’Italia, delle competenze sindacali su questi argomenti. La
magistratura opera in modo indipendente e autonomo come è giusto che sia ma per
semplificare potrei dire che io immagino un ruolo sindacale dietro l’attenzione
a queste morti sul lavoro.
Ringraziamo i nostri due
interlocutori e speriamo di aver fatto un altro passo avanti per comprendere il
rebus che ogni giorno da ormai trent’anni questa città si trova a subire e non
riesce a risolvere.
Nessun commento:
Posta un commento