"Venezia accetti il suo
destino: offshore, progetto velleitario"
di R.P.
Venezia
ambisce con il porto offshore ad un’egemonia che non le compete. Il fatto che
si voglia fare un’isola quando a 50 miglia ci sono altri porti che possono
accogliere le navi portacontainer è un’ambizione destinata a diventare
utopia.
La lettura di Claudio Boniciolli, che è stato presidente dell’autorità portuale
di Venezia, prima dell’era Paolo Costa, e di Trieste, non lascia spazio a molte
repliche. La sua avversione al porto d’altura è nota da tempo, ma nel momento
in cui il Ministero Delrio ha bocciato con una serie di quesiti il progetto su
cui Costa ha costruito la sua gestione del porto, il suo giudizio risulta
ancora più pesante.
Come giudica la bocciatura del
ministero alla realizzazione del porto offshore?
Il porto
offshore è un progetto di una velleità surreale, e Venezia non può pretendere
di avere un ruolo dominante sugli altri scali. Deve invece iniziare a ragionare
su un’altra dimensione, questo è un dato di fatto inevitabile.
Ma se non si fa - dice Costa -
comunque bisognerà adattare i fondali; il costo sarà il medesimo secondo
l’attuale autorità portuale.
Il
beneficio dell’attività portuale deve essere a vantaggio di chi gestisce
l’infrastruttura e non degli armatori. Non si capisce a beneficio di chi si
debba realizzare una piattaforma di cemento in mezzo al mare. Il traffico
mondiale si riduce, come pure il trasporto dei contenitori per cui la domanda
resta. A cosa serve l’offshore? Prendiamo atto di quello che è avvenuto con la
costruzione del Mose e cerchiamo di pensare ad un nuovo disegno di sviluppo.
Questo significa condannare il porto
però…
C’è stato
un crollo, una crisi finanziaria e industriale formidabile che ci ha gettato in
un baratro da cui è difficile uscire. E noi insistiamo con progetti
impossibili. L’alleanza è fondamentale, per quanto riguarda le infrastrutture e
i retroporti, pensiamo a costruire quelle. Bisogna agevolare l’accesso ai
porti. Ma Venezia rischia di perdere un’opportunità di intercettare traffici.
Serve un’umiltà molto semplice e non questa grandeur. Inutile interrogarsi sul
ruolo di Venezia, Trieste, Ravvena, Fiume, l’unico porto che può ambire ad un
ruolo predominante è Capodistria, che è il porto della capitale di uno stato.
Bisogna avere una visione generale, un obiettivo comune, che non consiste nel
costruire un’ isola in mezzo al mare con costi insostenibili. Le grandi navi
container, sempre più grandi, viaggiano mezze vuote. E costringono ad
immaginare infrastrutture con dei costi insostenibili per i carichi che
riescono ad intercettare.
Con il Mose tuttavia si tratta di un
destino segnato. Sia per la crocieristica che per il resto.
Si è deciso
di costruire il Mose per salvare Venezia, il Mose alza il livello dei fondali.
Si è voluto salvare la città di Venezia, che è una città unica al mondo. C’era
da scegliere o Venezia o il Porto. E la dimensione del porto di questa città
non può essere quella di accogliere navi di certe dimensioni, vale per la
crocieristica, vale per i portacontainer. Possiamo anche fare i futuristi
immaginare le auto in Canal Grande, ma non è questo il caso.
Questa intervista è stata pubblicata dal sito Venezie Post venerdì 3 giugno 2016 a nostro avviso andrebbe letta a completamento del quadro l'intervista rilasciata da Claudio Boniciolli al IL PICCOLO nel dicembre 2014 dove l'ex presidente dell'Autorità Portuale di Trieste delinea con chiarezza i passaggi futuri del porto di Trieste compresa l'area franca a Fernetti e l'indicazione di D'Agostino tra i componenti della terna di candidati all'epoca della scelta del nuovo presidente ( rimasto commissario straordinario ).
Claudio
Boniciolli concludeva il proprio mandato al vertice dell’Autorità portuale di
Trieste esattamente quattro anni fa.
Dottor Boniciolli cosa si attendeva
di veder portato a termine negli ultimi quattro anni?
Certamente
il Piano regolatore che ha già ottenuto l’approvazione unanime del Consiglio
superiore dei Lavori pubblici. Non è stato superato lo scoglio del ministero
dell’Ambiente nonostante la presenza a Roma dell’ex ministro Corrado Clini e di
Antonio Gurrieri. Ma Il Piano regolatore è strumento indispensabile anche per
fare marketing del porto di Trieste nel mondo. In questa situazione invece,
qualsiasi ipotetico ricorso può bloccare anche l’ampliamento del Molo Settimo
che è stato invece definito un adeguamento tecnico funzionale.
La riconversione del Porto Vecchio
che sembrava potersi avviare è tornata in altissimo mare
Il Porto
Vecchio è rimasto bloccato per l’assurda situazione che si è creata al termine
del mio mandato. La totale mancanza di dialogo tra la nuova governance
dell’Authority ( Marina Monassi ) e il concessionario che aveva vinto la gara
ha indotto quest’ultimo a ritirarsi. Oggi si parla di sdemanializzazione ma
prima bisogna spostare il Punto Franco. L’operazione sarebbe stata felicemente
portata a termine già alcuni anni fa con la creazione di una nuova area franca
al terminal di Fernetti se non ci fosse stata l’opposizione del presidente
della Camera di commercio Antonio Paoletti, lesto a condurre le battaglie di
retroguardia della città.
Chi si insedierà ora sulla poltrona
più alta alla Torre del Lloyd?
È indubbio
che i termini per poter chiedere una seconda terna di nomi da parte del
ministro siano scaduti. Tutti e tre i candidati hanno le caratteristiche
idonee, ritengo che alla fine Lupi sceglierà uno dei tre e ne proporrà la
condivisione alla governatrice Serracchiani. Il più preparato in materia di
logistica, oltre che il più giovane, è certamente Zeno D’Agostino.
A minacciare lo sviluppo del porto
di Trieste c’è anche la piattaforma off shore spinta dal presidente di Venezia
Paolo Costa.
Si tratta
di una costosissima fantasia di un uomo colto e preparato che però si è
lasciato prendere la mano da una visione impropria di grandeur. Non credo
arriverà a realizzazione, ma in compenso ha pressoché dissolto l’alleanza del
Napa dal quale è già uscita Ravenna e in pratica anche Fiume e Capodistria.
Peccato perchè i vantaggi di una leale collaborazione Trieste-Venezia li avevo
illustrati io a Bruxelles quand’ero presidente a Venezia, alla presenza
dell’attuale Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

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