«L’Off-shore va al Cipe»
Lettera di Delrio al Porto. Costa: «Noi andiamo
avanti»
21 maggio 2016
L’off shore all’esame del
Cipe.
Come chiedeva l’Autorità portuale veneziana. Lo ha indirettamente
confermato ieri il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, con una
lettera inviata al presidente Paolo Costa. «La discussione sul progetto»,
scrive il ministro, «sarà rigorosa e puntuale come tu hai chiesto, sia nella
struttura tecnica di missione che al Cipe».
Il progetto Voops
(«Progetto Venice off shore on shore Port System») andrà dunque presto anche
all’esame del Cipe, il comitato interministeriale per la Programmazione
economica. Con ogni probabilità dopo le elezioni del 5 giugno, perché in
periodo elettorale è alta la tensione fra le varie anime del Pd, e anche tra le
“rivali” Trieste e Venezia.
Progetto niente affatto archiviato, dunque.
Costa è prossimo alla
scadenza del suo secondo mandato (ottobre 2016), ma ci crede. «Già approvato da
tutti», dice, «con i cento milioni stanziati dalla Finanziaria 2013, l’Accordo
di programma con la Regione. L’area dell’off shore è già area portuale, le
carte sono a posto». Manca soltanto il via libera del governo, insieme agli
investitori. Costa riassume in poche parole il pacco di documenti inviato un
mese fa alla struttura tecnica del ministero. «L’off shore non è una grande
opera inutile», dice, «ma l’unico modo per non perdere i traffici delle grandi
navi portacontainer in Adriatico». Non basta. La piattaforma, ricorda il
presidente, «potrà essere anche centro logistico per lo smistamento delle
merci, dell’energìa, dei nuovi prodotti». La concorrenza con Trieste? «Non
esiste. Comunque il mercato è qui, le navi risparmiano 15 chilometri, chi
spedisce le merci ha costi minori».
«L’off shore nasce»,
ricorda Costa, «dalla necessità di ridare accessibilità al porto di Venezia. I
fondali non si possono scavare più di così, il Mose ha messo dei limiti. E la
conca di navigazione costruita dal Consorzio Venezia Nuova a Malamocco è
piccola prima ancora di andare in funzione. È lunga 280 metri, le navi di
ultima generazione superano i 300. Modificarla sarebbe costato 700 milioni di
euro. Così quei soldi, sostiene Costa, lo Stato li risparmia e li mette per
l’off shore. Si spostano i petroli e i traffici pesanti, come voleva la Legge
Speciale del 1973 mai
applicata. Poi si aggiungono i fondi dei privati.
Tre cordate di
imprenditori cinesi che Costa ha già presentato al sindaco Brugnaro. Che li ha
accolti con entusiasmo. Dunque, il porto d’altura non si ferma. Costo stimato,
2 miliardi e 200 milioni.
fonte : LA NUOVA di Venezia e Mestre ( clicca qui )
NOTA DI FAQTRIESTE : Il giornalista autore del pezzo musicalmente ha scritto un crescendo con finale trionfale. C'è dell'euforia in questo articolo che in alcuni passaggi diventa stridente.
Che cosa ha scritto il Ministro in risposta al porto ? Che il progetto in questione verrà discusso al CIPE. In altre occsioni, ad esempio per i duecento milioni del collegamento ferroviario Venezia Trieste lo stesso Ministro ha detto che il finanziamento sarà approvato in una prossima seduta del CIPE. Non è propio la medesima sintassi. In un caso si assicura che ci sarà una discussione , nell'altro si preannuncia uno stanziamento. ( e così ? )
Per costruire un crescendo di buone sensazioni partendo da una discussione di cui non si conosce l'esito l'articolista arriva all'entusiasmo del Sindaco di venezia che ha conosciuto gli investitori cinesi ? Sarebbe il caso di registrare nello stesso articolo il parere SFAVOREVOLE espresso dalla Assemblea generale della Consiglio dei Lavori Pubblici.

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