Continuiamo a seguire le vicende degli stabilimenti EX LUCCHINI per non rimanere provinciali in tutti i sensi. Ora che a Piombino c'è l'accordo servono i soldi, cosa vuol dire ? C'è qualche somiglianza con Trieste - Ferriera ?
di Jacopo Formaioni 23
maggio 2016
Dall'incontro al Mise
sulla vertenza Aferpi di Piombino è arrivata la conferma che il problema
centrale resta la liquidità. Servono un
centinaio di milioni per garantire la
gestione dello stabilimento. I sindacati: "Passi avanti, ma restano
criticità"
Adesso servono i soldi. Il
piano industriale c'è, e pure la firma ufficiale per l'acquisto dei nuovi
impianti. Dall'incontro di giovedì scorso al Mise, a cui hanno partecipato
tutti i vari organi e attori della vicenda, sindacati, regione, azienda e
governo, è arrivata la conferma che ora il problema centrale è la liquidità,
indispensabile per far marciare la macchina aziendale.
Aferpi, tramite
l'amministratore Fausto Azzi, non si è nascosta, chiedendo con forza al governo
di fare pressione sulle banche per risolvere una difficile situazione, che
porta con sé il serio rischio di brusche fermate, già da quest'estate. Invece
in questo momento il mercato consentirebbe il desiderato aumento di volumi
produttivi: l'azienda ha nel pacchetto ordini contratti per la fornitura di
circa 150 mila tonnellate di rotaie, 35 mila di vergella e 20 mila di barre.
Servono un centinaio di milioni per garantire una migliore gestione dello
stabilimento, in particolare per l’acquisto dei semiprodotti; punto sul quale,
secondo il sindacato, si è registrato l’impegno del governo a garantire la
liquidità necessaria, attraverso una società emanazione della Cassa depositi e
prestiti. Mentre Azzi ha tenuto a precisare che finora Rebrab ha immesso
nell’azienda 87 milioni di euro, tra ricapitalizzazione e anticipazioni di
cassa.
Nelle ultime settimane,
inoltre, alcuni lievi segnali positivi sono arrivati dal sistema bancario
italiano, con Unicredit e Mps che hanno messo a disposizione dell'azienda 8
milioni di credito. I contatti con le banche continueranno ma è chiaro che
l’azienda potrebbe trovarsi in forte difficoltà nel caso non arrivassero altre
risposte positive. Lo stesso amministratore ha ribadito che sui progetti si va
avanti e che i tempi restano quelli annunciati: 28 mesi per la partenza
dell’acciaieria, col via alla costruzione prevista per settembre 2017, e quella
delle opere civili per dicembre dello stesso anno.
Tempi che qualcuno, come
l'ex responsabile dell'ufficio tecnico Lucchini, Leonardo Mezzacapo, pur
esprimendo un giudizio positivo sul progetto, ha definito irrealistici, in
particolare per quanto riguarda la previsione di tornare a produrre acciaio nel
2018.
Aferpi conferma i piani e che, ottenuto il progetto in dettaglio da Sms,
farà partire le gare, sostenendo che non mancheranno i soldi per gli
investimenti: tutte le energie economiche verranno riversate su acciaieria
elettrica e treno rotaie, così che di agroindustria si parlerà solo in un
secondo momento.
Settore agro-alimentare
che però resta un nodo importante, perché da esso dipende il riassorbimento di
tutti gli ex lavoratori Lucchini. I sindacati vorrebbero che i 750 lavoratori
ancora in forza all’amministrazione straordinaria passassero entro il 6
novembre in Aferpi con contratti di solidarietà, mentre l'azienda ha la
necessità di ricorrere ancora una volta alla cassa integrazione.
I
rappresentanti del ministero del Lavoro, presenti alla riunione insieme a quelli
dei Trasporti e Infrastrutture, avrebbero comunque aperto alla ricerca di
soluzioni il meno traumatiche possibili per i lavoratori. Pur con critiche
all'interno, provenienti da “Minoranza Sindacale”, secondo cui ancora una volta
non è stata fatta chiarezza su tempi e finanziamenti, Fiom, Fim e Uilm escono
dall'incontro positivi.
“Abbiamo fatto un altro
passo in avanti - affermano i sindacati -, anche se non vanno nascoste le
criticità. Il Mise si è impegnato a sostenere con tutti i mezzi il progetto e per
noi il governo resta il garante degli accordi sulla ex Lucchini.
La parola
d’ordine è che nessuno dovrà perdere il lavoro alla fine del percorso, e per
questo entro 60 giorni incontreremo azienda, Mise e ministero del Lavoro con
l’obiettivo di un accordo nel quale si preveda che i ritardi della messa in
opera del piano industriale dell’azienda siano colmati attraverso la copertura
di tutti i lavoratori col contratto di solidarietà”.
Traguardo tutt'altro che
semplice però: la solidarietà per tutti i 2180 lavoratori ex Lucchini si avrà
con un accordo politico oppure con l'aumento produttivo. Proprio per questo i
sindacati spingono col Governo per sostenere l'azienda nella ricerca della
liquidità.


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