Abbiamo ricevuto, a breve giro non una nota esplicativa ma un intervento completo che immediatamente vi proponiamo:
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esperto keynesiano |
LE BUCHE DI KEYNES
DE NICOLA
Dopo aver letto l’articolo di Alessandro De Nicola dal
titolo ‘Investimenti pubblici profitti privati’ non possiamo chiederci chi lo
ha fatto diventare professore universitario perchè non lo è, anche se ne ha la
boria, ma sicuramente dobbiamo chiederci chi gli ha fatto passare gli esami di
qualsiasi tipo, perché De Nicola e la logica non hanno mai legato.
Tutto l’articolo si riduce a dire che i privati rubano
i soldi pubblici.
E allora? Cosa c’entra con Keynes? Siccome si spende male, la
sua conclusione è che non si deve spendere niente. E i ponti, le strade chi li
fa, Jesus Christ superstar?
In Italia abbiamo imprenditori privati che sfruttano le
commesse pubbliche, fanno lievitare i costi, producono infrastrutture inutili o
le lasciano incompiute, o le realizzano in tempi secolari. Certamente.
Chiamate
Davigo, meglio ancora Di Pietro. Keynes non c’entra.
Ripartiamo da zero.
Non esiste nessuna teoria
keynesiana delle buche. Che ovviamente è il mantra di tutti gli analfabeti
liberisti. Era solo una battuta; e si riferiva ai tempi più duri delle
Depressione degli anni Trenta. Se dobbiamo dare un sussidio ai disoccupati per
non fare nulla, diceva, meglio darglielo per fare delle buche e riempirle;
almeno non si ubriacano al pub (aggiungo io). Nient’altro.
Altra cosa sono gli investimenti pubblici. Che in
realtà per quel che riguarda gli effetti economici non si differenziano da
quelli privati.
Se un privato fa una fabbrica o il pubblico una scuola dov’è la
differenza nelle conseguenze? Costruiscono qualcosa, vengono distribuiti
redditi che vengono spesi, e se viene messo a lavorare chi prima era
disoccupato il Pil aumenta. Solo gli sciocchi possono negare questa ovvietà. Ma
immagino che De Nicola sia pronto a rischiare.
Il problema è: quali investimenti? In Italia abbiamo il
problema di un crescente logoramento delle infrastrutture: ponti, strade,
scuole, edifici pubblici, opere idrogeologiche etc. La buona notizia è che,
inaspettatamente, siamo in compagnia della Germania, oltre che degli Usa.
Perchè la filosofia liberista è la stessa in tutto il mondo.
Che lo stato
spenda il meno possibile. E possibilmente si faccia rubare i soldi dai privati.
Perché il De Nicola che condanna gli investimenti pubblici è solo l’altra
faccia dei Verdini che ci rubano.
Morale, da vent’anni le infrastrutturazioni sono
trascurate dappertutto. Questo è il punto.
I privati non lo fanno perché, in
generale, gli investimenti in infrastrutture danno ritorni in tempi troppo lunghi,
in Italia poi, perché farli, visto che lo Stato gli da concessioni chiedendo
investimenti di cui non controlla l’esecuzione?
Quindi, da molto tempo tutti sanno che per avere
infrastrutture l’investimento deve essere pubblico. Ce n’è un assoluto bisogno,
in Italia come in Germania. Certo in Italia abbiamo il problema aggiuntivo del
Patto di Stabilità che ci limita la spesa. Ci sarebbe la proposta Delors di
togliere l’investimento pubblico dai parametri del deficit. Ma la Germania non
ne vuole sapere. Così non investono a casa loro perché sono fissati col
pareggio di bilancio, e non fanno investire noi perché sono fissati coi parametri
di Maastricht.
Dopodichè è ovvio che se spendo 100 e produco un valore
inferiore perché o rubano o producono cose inutili sono soldi sprecati. Meno De
Nicola e più Di Pietro. E lasciate stare Keynes.
NOTA DI FAQ TRIESTE : Non c'è alcuna malevolenza da parte nostra nei confronti di Alessandro De Nicola. Lo abbiamo citato a nostra volta proprio perchè interessati alla discussione che lentamente si è aperta sui nuovi criteri indicati dal Ministero delle Infrastrutture.
Non se la prenda per il tono usato dal nostro esperto keynesiano il cui unico difetto è la sincerità e l'onesta intelletuale.
Io non so se il vostro esperto keynesiano sia sincero ed onesto, non lo conosco. Senz'altro difetta però di buona educazione. Non è della stessa opinione del De Nicola (altra persona che non ho la fortuna di conoscere)? Ebbene argomenti il perché e lasci perdere insinuazioni varie sul dove e il come si è laureato De Nicola, tanto, da ex studenti, una sbirciatina al compito del compagno di banco l’abbiamo data tutti.
RispondiEliminaDetto questo, l’articolo di De Nicola non mi pare dica niente di strano o di particolarmente nuovo. Si limita a mettere in fila una serie di fatti accaduti in questo Paese e ad illustrare una prassi consolidata che tutti conosciamo: quella del costruire per costruire, senza spesso, sapere o domandarsi il perché e a cosa possa servire.
Nel settore del trasporto merci, a tale riguardo, ci sono esempi eclatanti. E attenzione, non sempre c’è del marcio a motivare le scelte, a volte è l’approssimazione, altre le spinte di questa o quella lobby, magari potente come quella cementizia. Tutto qui, ma il risultato è sempre lo stesso: sperpero di risorse pubbliche e qualche guadagno per chi ha costruito.
Sergio Curi