CINA A CRESCITA RIDOTTA, FUTURO DEI TRAFFICI DIFFICILE DA DECIFRARE,
MA LE SCELTE DEVONO ESSERE FATTE IN ITALIA
Non ci sono risposte sicure, ma possiamo avvicinarci a
scenari plausibili. Dipende da noi sfruttare l'economia cinese come un'opportunità e non rischiare
che sia un pericolo.
Questa la sintesi di quanto dibattuto ieri sera alla
conviviale del Propeller Club di Trieste che aveva per titolo: “La Cina
rallenta la crescita – quali le ricadute
sull’economia, sui traffici internazionali e su quelli dei porti del Mediterraneo”? La serata ha visto gli interventi di grandi esperti della questione; hanno infatti portato la loro esperienza Romeo Orlandi, vicepresidente di Osservatorio Asia e docente all’Università di Bologna, Marco Spinedi, presidente dell'Interporto di Bologna e membro del comitato scientifico di Osservatorio Asia, Pierluigi Maneschi, presidente di Italia Marittima e l'avvocato Alberto Pasino dello Studio Zunarelli di Bologna.
sull’economia, sui traffici internazionali e su quelli dei porti del Mediterraneo”? La serata ha visto gli interventi di grandi esperti della questione; hanno infatti portato la loro esperienza Romeo Orlandi, vicepresidente di Osservatorio Asia e docente all’Università di Bologna, Marco Spinedi, presidente dell'Interporto di Bologna e membro del comitato scientifico di Osservatorio Asia, Pierluigi Maneschi, presidente di Italia Marittima e l'avvocato Alberto Pasino dello Studio Zunarelli di Bologna.
«L'emersione della Cina ha fatto bene ad alcuni Paesi
europei ed è stata subìta da altri – ha spiegato il professor Orlandi - . Una
crescita del Pil al 6,9% come quella attuale può significare che un certo tipo
di sviluppo è arrivato alla fine. Un modello quantitativo, che ha fatto della
Cina la "fabbrica del mondo"». Sempre secondo Orlandi esistono due
scenari possibili: la riduzione della differenze tra noi e i Paesi emergenti
senza che si abbassi il nostro benessere, oppure una crescita dei Paesi
emergenti a scapito della nostra economia. Per questo motivo la Cina rappresenta
contemporaneamente un pericolo e un'opportunità.
La relazione del professor Spinedi è stata invece un mix di
pessimismo e vantaggi da poter sfruttare. «Il Sud Italia sta diventando un
deserto, non si fanno più figli e la saturazione dei consumi nei nostri mercati
sta portando alla modifica dei servizi. Dobbiamo esportare il know how della
logistica – ha affermato Spinedi – e in questo contesto l'Adriatico rappresenta
un'opportunità, ma bisogna organizzarsi in maniera diversa». La lunga
esperienza imprenditoriale del presidente di Italia Marittima, Pierluigi Maneschi,
ha attratto in maniera particolare
l'attenzione della platea soprattutto nella descrizione delle caratteristiche
salienti del popolo cinese.
«E' difficile trovare le risposte, la Cina rimane un
mistero, un Paese moderno dal punto di vista infrastrutturale e arcaico dal punto di vista
della governance. L'Italia è rimasta esclusa dal rapporto privilegiato che la
Cina ha con certi Paesi – ha spiegato Maneschi – e che avevamo anche noi fino
ai primi anni '90. Va detto che fino a qualche tempo fa in Cina c'era la gente
che moriva di fame, oggi non è più così, nonostante le disuguaglianze. Cresce
il Pil e aumenta benessere, non abbiamo diritto di giudicarli perché noi non siamo
stati capaci di fare questo. Noi siamo cresciuti facendo debiti».
A chiudere la serata l'intervento del giurista Alberto
Pasino, che ha ripercorso la storia recente della Cina, ricordando gli
strumenti messi a disposizione degli imprenditori per lo sviluppo, come le Zone
economiche speciali. «Oggi siamo di
fronte ad una nuova fase e più di qualche amministratore locale in Cina dovrà
decidere – ha concluso Pasino - se applicare ciò che deve essere fatto o far
scappare gli investitori».
«Quella di stasera – ha commentato il presidente del
Propeller di Trieste – è stata una grande occasione per ascoltare tesi e
informazioni che non si conoscono, su un tema che in realtà influenza la nostra
vita quotidiana e non solo i settori
della logistica e del traffico commerciale».
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