Sindacati, imprenditori, operatori e istituzioni locali hanno sfilato oggi a piazza Amendola a Salerno per protestare contro il decreto legislativo di riforma dei porti varato in Consiglio dei ministri il 20 gennaio.
Il testo prevede l'accorpamento delle autorità portuali di Napoli e Salerno e ha visto fin dalle prime bozze del ministero dei Trasporti la protesta della maggioranza degli operatori salernitani (insieme a Savona) che temono la perdita dell'autonomia gestionale dello scalo la fine dello sviluppo commerciale e infrastrutturale dello scalo, uno dei pochi del Meridione che, per esempio, è riuscito ad ottenere e spendere i fondi europei.
L'11 febbraio, ha detto il sindaco di Salerno Enzo Napoli, ci sarà la conferenza Stato-Regioni sulla riforma. «Lì – spiega il primo cittadino – discuteremo di una logica diversa. La nostra non è una battaglia campanilistica, anche gli imprenditori e i sindacati locali vogliono una riforma diversa. In Italia non si può replicare il modello portuale nordeuropeo».
«La manifestazione di questa mattina in piazza Amendola è un forte segnale di coesione sociale» secondo il presidente del Salerno Container Terminal Agostino Gallozzi, uno dei principali operatori portuali dello scalo. «Significa che la città, la provincia stanno rispondendo al nostro appello. Significa che la nostra battaglia è giusta perché si pone l’obiettivo di tutelare gli interessi della comunità salernitana nella sua interezza.
Il porto è la più grande azienda del salernitano: 1,500 addetti diretti ed altre migliaia nell’indotto. Siamo all’inizio di un percorso che ci auguriamo possa condurre a mantenere la nostra autonomia, la nostra competitività, la nostra capacità di confrontarci a testa alta con i mercati internazionali».
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