Lo schema dell'intervento del Governo per l'ILVA di Taranto a confronto con quanto succede a Trieste.
L'Unione Europea sta valutando se l'intervento del Governo in favore dell'Ilva di Taranto ha comportato un aiuto dello Stato in contrasto con le leggi sulla concorrenza. Si tratta delle garanzie pubbliche concesse all'Ilva negli ultimi anni, i trecento milioni stanziati in precedenza e gli 800 milioni nell'ultima legge di Stabilità. ( 1 milione e centomila euro di stanziamenti )
Secondo il Governo italiano se sarà stabilito che il finanziamento pubblico è
rivolto alla bonifica dell'azienda - e non alla produzione - allora l'intervento sarà approvato e ritenuto lecito dalla commissione europea.
Il Governo conta sulla possibilità di rientrare di questo investimento recuperando 1 milione e duecentomila euro sospettati di essere stati sottratti illecitamente dalla famiglia Riva e per il momento bloccati in Svizzera in attesa di una sentenza definitiva in Italia.
Nel frattempo il Governo ha iniziato la procedura per la vendita dello stabilimento di Taranto entro giugno di quest'anno.
Uno scenario che può suscitare perplessità ma che ha una logica ed una ragionevolezza di fondo in particolare sul fatto che sono gli ex proprietari a dover risarcire per i danni ambientali riconosciuti.
Niente di simile viene nemmeno ipotizzato per lo stabilimento di Servola di Trieste dove l'Accordo di Programma prevede che non ci sia la possibilità di risalire alle responsabilità certe per i danni ambientali causati e quindi tutti gli eventuali costi relativi alle bonifiche finiranno nei conti pubblici.
Per il padrone i danni ambientali devono essere sempre a carico del pubblico: privatizzare il profitto pubblicizzare i costi. L'Ilva per ora produce senza che sia stato fatto niente per migliorare le condizioni di lavoro e per eliminare l'inquinamento. Si continua a spremere il limone e poi si chiuderà.
RispondiElimina