Gli operatori marittimi escono dal governo dei porti
Giovedì 21 Gennaio 2016
Il testo del decreto delle riforma
portuale approvato dal Consiglio dei ministri il 20 gennaio 2016 riduce a cinque
i componenti del Comitato di gestione, compreso il presidente, nominati solo da
politici. I rappresentanti di operatori e lavoratori potranno solo consigliare.
Le Nuove Autorità di Sistema Portuale sono quindici e
sostituiscono le attuali
ventiquattro Autorità Portuali per la gestione di 54
porti ritenuti di "rilevanza nazionale". Le loro sedi saranno a
Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Catania,
Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Una nota del
ministero dei Trasporti precisa che avranno "un ruolo strategico di
indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria
area. Avranno anche funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali
e di raccordo delle amministrazioni pubbliche".
Rispetto alle attuali Autorità Portuali - governate dal
Comitato Portuale dove sono rappresentati enti, istituzioni, operatori e
lavoratori - le Autorità di Sistema Portuale saranno governate da un Comitato
di gestione formato da cinque membri, compreso il presidente, affiancato da un
segretario generale e da un Collegio di revisori di conti. In questo modo, si
passerà dagli attuali 336 componenti di tutti i Comitati Portuali e circa 70
membri.
Il presidente del Comitato di Gestione è nominato dal
ministro dei Trasporti, d'intesa con il presidente o i presidenti delle Regioni
interessate. Secondo quanto afferma il ministero, il presidente "deve
avere comprovata esperienza e qualificazione professionale e ha ampi poteri
decisionali". Gli altri componenti sono scelti dalla Regione (o dalle
Regioni) dei porti coperti dalla APS, dal sindaco dei ciascuna delle città
metropolitane presenti nel sistema portuale, dal sindaco delle città ex
Autorità Portuale, se presenti nel sistema portuale, e un rappresentante
dell'Autorità marittima. Quest'ultimo voterà solo sulle questioni di sua
competenza.
Come si vede, il governo dei porti rientra esclusivamente
nella sfera dei politici, mentre imprese e lavoratori restano completamente
esclusi dalle decisioni. A loro viene concesso un Tavolo di Partenariato della
Risorsa Mare, che avrà solo funzioni consultive. Un fattore di condizionamento
(occulto) potrà venire da quelle rappresentanze che hanno un peso a livello
locale (Regioni e Comuni) o al ministero dei Trasporti e che potranno quindi
influenzare la nomina del presidente o dei componenti del Comitato di Gestione.
Un altro organismo, facoltativo, introdotto dal decreto è
l'Ufficio territoriale di scalo, che sarà insediato nella sede dell'Autorità di
Sistema Portuale e avrà compiti "istruttori e di proposta su materie
locali e con altri compiti amministrativi, di vigilanza e decisionali
propri".
I sistemi portuali dovranno avere anche uno Sportello Unico
Doganale e dei Controlli, coordinato dall'Agenzia delle Dogane, e uno Sportello
Amministrativo Unico, che sarà l'interfaccia per tutti i procedimenti
amministrativi e autorizzativi che non riguardano le attività commerciali e
industriali.
L'ultimo tassello della riforma portuale è il Tavolo
nazionale di coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale, che sarà istituito
al ministero dei Trasporti con lo scopo di "garantire la coerenza con la
strategia nazionale".
fonte TRASPORTO EUROPA
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