Sulla
riforma: “It’s a long way to Tipperary”
LA GAZZETTA MARITTIMA 16 gennaio 2016
ROMA – Qualcuno la chiama già la “riformina”. Comunque stia
andando, l’approvazione che dovrebbe essere arrivata ieri al consiglio dei
ministri dei dieci decreti urgenti presentati dal ministro Marianna Madia ha
dato un primo colpo di spugna – se il tema non è stato rinviato, come qualcuno
all’immediata vigilia temeva – alla pletora delle Autorità portuali così come
sono articolate.
Il balletto delle cifre sembra concluso: da 24 che erano
passeranno a 15, una di più di quanto aveva promesso il ministro Delrio
(l’integrazione tra Bari e Taranto è stata annullata, entrambi gli scali sono
stati riconosciuti “core port” e rimangono sovrani).
Non sappiamo ancora se
all’ultimo momento c’è stato ancora qualche altro colpo di coda, ma una cosa è
certa: se la riforma della 84/94 si dovesse fermare a quanto approvato ieri in
sede di decreti Madia, avrebbero ragione quelli che parlano di “riformina”.
Il
ministro Madia ha portato avanti un boccone enorme, la riforma dell’intera
pubblica amministrazione, e in questo quadro la legge 84/94 appare solo un
fuscello. Il grosso, la polpa, anche per questa legge, deve ancora venire. E
sul grosso incombe anche la sentenza della Consulta che impone il confronto Stato-Regioni;
tale che per alcuni costituzionalisti potrebbe arrivare a rimettere in
discussione – per via traversa – anche lo stesso numero delle Autorità. Una
cosa è certa: sulla “governance”, ovvero sulla nomina dei presidenti e tutto
quello che ne segue, le Regioni avranno il diritto-dovere di dire la loro: ed è
facile capire che non sarà un ballo a Corte.
Comunque sia, le 15 Autorità portuali che escono dal decreto
attuativo Madia sono all’inizio di un iter legislativo che non si risolverà
certo in poche settimane. Il decreto – insieme agli altri, tra i quali quello
molto articolato sulla riforma delle Camere di Commercio – dovrà andare al
Consiglio di Stato, che ha 45 giorni di tempo per l’esame e il suo (eventuale)
nulla osta. E’ prevedibile che si vada a fine febbraio. Successivamente
toccherà alle commissioni parlamentari della Camera e del Senato, i cui pareri
sono obbligatori anche se solo consultivi. Difficile pensare che dalle
commissioni – dove le minoranze stanno già affilando le armi: e dove anche le
lobby non hanno mai lesinato di difendere le loro posizioni – non arrivino
richieste di modifica: il che farebbe scattare almeno un altro mese di rinvii.
Poi si entrerà nel vivo dell’attuazione dei provvedimenti Madia sulla
“governance”; il che richiederà probabilmente qualche ulteriore mese.
E’
prevedibile quindi che l’alto numero di porti commissariati continuerà ad
esserlo almeno fino a metà anno. In attesa di capire che cosa uscirà dal resto
del progetto di riforma Delrio – quello che non facendo parte della riforma
della pubblica amministrazione richiederà decreti appositi – anche nel
confronto tra il governo centrale e i governi regionali, alcuni dei quali
decisi a difendere le proprie prerogative sui distretti logistici, sulle
concessioni, e su svariati temi intorno ai quali c’è già un discreto dibattito
perché non tutti coincidono con le indicazioni che arrivano, per la portualità
e la logistica, dall’Unione Europea.
Insomma, come cantavano a inizio del
secolo scorso i soldati inglesi mandati come carne da macello nella prima
guerra mondiale, It’s a long, long way to Tipperary. C’è ancora tanta, tanta
strada da fare.
Antonio Fulvi
COSA HA DECISO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI VENERDI' ?
THE MEDITELEGRAPH 18 gennaio 2016
Genova - Saltato il primo appuntamento in consiglio dei
ministri, il pacchetto Madia che dovrebbe contenere anche la riforma della
governance portuale slitta a venerdì 22 gennaio, data ipotizzata dallo stesso
premier Matteo Renzi.
Sono tuttavia numerosi gli aggiustamenti, sia a livello
locale che di ministero, portati avanti sotto il cono d’ombra in cui è caduta
la bozza del decreto, indebolita alla fine dello scorso anno dalla sentenza
della Corte costituzionale che impone il confronto in Conferenza Stato-Regioni
sull’intero Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, cioè
il maxi-disegno da cui dovrebbe discendere l’intero impianto delle riforme di
settore ideato dal ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.
Sulle banchine (terminalisti, sindacati ma anche Authority)
alle prese con le prospettive di calo dei traffici del 2016, l’urgenza di
riformare la parte collegata la lavoro, la crisi dei porti di trasbordo al Sud,
allargano le braccia: quello che sarà, sarà. Man mano la riforma si slitta, il
tema perde di interesse. Il governo è riuscito a tenere il punto sulla nomina
governativa del presidente delle nuove Autorità portuali di sistema, ma con il
parere delle Regioni.
La presidenza dell’Autorità di sistema dovrebbe essere
riportata a quattro anni, considerato troppo corto il periodo di tre (che
modificava il precedente periodo di quattro). Il governo invece sta cominciando
a cedere sull’impianto degli accorpamenti: le Authority di sistema saranno
infatti 15 e non più 14.
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