sabato 28 novembre 2015

SUL LAVORO PORTUALE

Ieri si è tenuto a Trieste l'incontro di verifica sul provvedimento preso dall'APT in occasione dello sciopero del 26 agosto indetto dal Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste - USB
Non ci sono al momento riscontri ufficiali, da indiscrezioni le parti sembrano soddisfatte e nei prossimi giorni è previsto un ulteriore passaggio ancora più tecnico. Il CLPT ha annunciato una assemblea  per il 4 dicembre dove l'argomento sarà proprio la comunicazione e la valutazione con i lavoratori dei risultati conseguiti.

Sulle riviste dello shipping e sui vari siti e blog non è molto usuale trovare spesso interventi sul lavoro portuale. Solitamente i portuali entrano nelle cronache solo in occasione degli scioperi. Ci hanno segnalato questo commento all'interno della rubrica tenuta da Giorgio Carozzi e ve lo proponiamo come contributo alla discussione. Il soggetto sono " le compagnie " e l'autore del commento, si capisce dal testo, non è un lavoratore portuale.

IL LAVORO PORTUALE VISTO DA : 

Never Last blue

Mi permetto alcune osservazioni, di chi vede, sente il lavoro dei portuali, che non ne
apprezza certo l’autoregolamentazione, ma ne ha stima ed ammirazione verso il loro senso di appartenenza, la loro cultura, l’esperienza, e la loro storia radicata nelle compagnie portuali.

L’autogestione dei lavoratori, senza distinzione di comma 2 o 5, determina gli obiettivi, la metodologia e la loro organizzazione basata su una filosofia di contratto sociale, fonda la loro economia.

Sono collettivisti.
La loro parola d’ordine è flessibilità e polivalenza.

Le diverse dinamiche portuali, da nord a sud, rappresentano un quadro calzante geografico,politico, sociale e del modello operativo nato per sopravvivere alla loro nascita.

Da nord a sud il vero feudo rimane sempre uno: Genova.
Per storia millenaria, per esperienza, per cultura, per lotte, per scioperi, per rivendicazione.
Senza togliere nulla alle altre: Ravenna, Trieste, Venezia, Livorno.
Mi colpì molto, mesi fa, un socio di una compagnia del sud che riguardo alla visione del Ministro Guidi di inizio anno disse “ è Genova che ci tutela, anche se noi non interveniamo né parteciperemo ad incontri ministeriali, è lei che ci rappresenta.” 

Il MISE le voleva morte, poi forse grazie al comma 15 bis dell’art. 17 nell’immaginario di qualcuno, volevano toglierle piano piano.

Loro però, si muovono, vogliono crescere “evolutivamente”, perché vogliono prevedere una trasformazione ed un rafforzamento dello loro status, guardando agli scali nord europei.
Il know how portuale è elemento caratterizzante per poter lavorare in questo settore, particolare e non assimilabile ad altri settori merceologici, per normativa e per organizzazione del lavoro.

Essere più funzionali e svolgendo un ruolo più performante con l’art.16 , che si tradurrebbe in un risultato di qualità, produttività e rinnovamento.

Non da sole però, il supervisor che per scelta non hanno internamente, lo ricercano e lo richiedono, nell’Autorità portuale, che individuerebbe le richieste del mercato.
Magari in parte, in qualche porto virtuoso ci si stà già riuscendo, a Trieste sembra stia nascendo il comma 5 dell’art.17, a Livorno dalle ceneri AGELP ne è nata una nuova.
Certo non in tutti i porti sarebbe possibile..(penso ai numeri dei soci soprattutto) ma è sorprendente come loro si muovano.

Poi però si scontrano con la realtà…parlo del personale delle cooperative.
Dove il costo del lavoro è reale per loro, nello scontro delle tariffe con i terminalisti e dove i terminalisti hanno l’altro costo del lavoro..quello facilitato da costi più bassi.
Chi tutela chi tutela quel lavoro e quei lavoratori sottopagati?Che tipo di produzione permette l’armatore? Quale la qualità?
Perché compromettere un mercato?

Si è tanto miopi che invalidare un segmento così, significa poter perdere una produzione efficace?

Non amo le compagnie, per come si autoregolamentano, per la loro aria un po' sbruffona, ma ne apprezzo il lavoro e la visione d'insieme e spesso più lungimirante e di pacificità di regole sul lavoro,più di molti del cluster marittimo.



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