La Gazzetta Marittima di oggi riporta le preoccupazioni che avevamo evidenziato su una pagina di questo blog relativamente all'inserimento della particolarità del Porto Franco Internazionale di Trieste all'interno dei prossimi decreti sulla Riforma dei Porti. SULLA RIFORMA TRIESTE RIVENDICA IL PORTO FRANCO
TRIESTE – La riforma della 84/94 è attesa dal porto
triestino con un’ottica tutta speciale: quella del “salvataggio”, nei testi che
dovranno essere varati dal MIT e dal dicastero Madia, del comma 12
dell’articolo 6 della attuale 84/94 relativa ai punti franchi.
Sembra un dettaglio astruso, per chi non conosce la realtà
del porto di Trieste. Ma è il tema
principale di uno degli ultimi numeri di
F.A.Q. Trieste, il notiziario on line curato da Paolo Hlacia, dove ci si chiede
con preoccupazione che fine farà quel “comma 12” che garantisce i punti franchi
del porto, fondamentali specie per i traffici ro/ro con l’Est Mediterraneo ma
non solo.
“E’ fatta salva la disciplina vigente per i punti franchi
compresi nella zona del porto franco di Trieste – recita il comma 12
dell’articolo 6 della legge 84/94 – Il ministro dei Trasporti e della
Navigazione (sic!) sentita l’Autorità portuale di Trieste, con proprio decreto
stabilisce l’organizzazione amministrativa per la gestione di detti punti
franchi”.
A parte la dizione del ministero delegato, che nel frattempo
è diventato delle Infrastrutture e Trasporti (e il fatto che sia sparita quella
della navigazione non depone certo a favore dell’importanza del mare e dei suoi
traffici) a Trieste ci si chiede non senza preoccupazione in quale dei vari
settori del puzzle della riforma potrà essere “salvato” il porto franco: nei
decreti Madia sulla “governance” o in quelli Delrio sulla ristrutturazione
degli scali? E non c’è il rischio che dal calderone della riforma il
riferimento sparisca?
Dicevamo che non è un dettaglio: perché per quanto
l’organizzazione amministrativa dei punti franchi triestini (sono 5) non sia
stata mai definita per decreto come imponeva l’art. 6 comma 12 della legge
vigente, i punti franchi sono una realtà importante, che andrebbe codificata
superando tutte le incongruenze e gli anacronismi di un porto per certi aspetti
considerato ancora sottoposto agli accordi di Parigi tra Italia e la scomparsa
Jugoslavia.
Dalla riforma della 84/94 in sostanza Trieste si aspetta, a
buon diritto, non solo la riconferma del porto franco, ma anche una definitiva
soluzione per la sua gestione con un ente dedicato. Con un appello ai suoi
parlamentari, dal senatore Francesco Russo all’onorevole Ettore Rosato, perché
si attivino in chiave concreta. E i tempi, come si sa, sono ormai stretti.
Antonio Fulvi
28 novembre 2015
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