
Prima domanda: l'utilizzo attuale di tale strumento serve ad attrarre nuove occasioni di lavoro in Porto?
Se la risposta è si, come mai da anni ciò non avviene?
E' stato pubblicizzato e promosso come meritava uno strumento così importante per l'economia cittadina da chi è preposto a farlo ovvero l'Autorità Portuale (Art. 6 comma 1 L. 84/94)?
Personalmente credo che così come oggi si utilizzino i Punti Franchi, il solo deposito di merci e il transito dei TIR abbiano un reale ritorno economico per gli Utenti Portuali.
Infatti in giro per il mondo i "veri" Porti Franchi (FREE PORT) possono agire liberamente dal punto di vista finanziario ovvero OFF SHORE.
Seconda domanda: l'Allegato VIII del 1947, tuttora vigente e le leggi nazionali successive, rispondono a tali requisiti?
La risposta è si al punto che il Porto di Trieste è considerato fuori dalla linea Doganale e pertanto si possono compiere in COMPLETA LIBERTA' DA VINCOLO DOGANALE, tutte le operazioni inerenti la movimentazione, manipolazione e la trasformazione anche industriale delle merci in arrivo e destinazione estero per estero.
Le recenti sentenze del TAR avvalorano questa tesi.
L'alibi generalizzato era che mancasse il regolamento ai sensi del comma 12 della L. 84/94.
Orbene se a Roma, anche per colpa di Trieste aggiungo io, non si muove nulla sul versante Porto Franco di Trieste, sia la Città a farlo. Come?
Con un BLITZ, oramai siamo esperti.
Russo, Rosato, Cuperlo, Savino, Fedriga, Prodani, Battista, Sonego e Serracchiani sostenuti da Cosolini, Bassa Poropat, Nesladek, D'Agostino e Sommariva si spendano uniti affinché il Governo ordini all' Autorità Portuale di Trieste, delegandola, di scrivere il regolamento entro il 31 luglio 2015
Se lo stesso Governo o i Ministeri competenti non porranno obiezioni entro il 31 agosto 2015, detto regolamento si potrà considerare approvato e operativo.
Quattro righe da Roma per una possibile svolta che tutti aspettiamo.
Rosario Gallitelli.
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