venerdì 8 maggio 2015

FRANZ JOSEP STRAUSS IN VISITA A TRIESTE NEL 1987

Vedi, caro amico, il porto di Trieste fu il PORTO di un grande impero, dissolto nel 1918.

I triestini non vogliono prenderne atto. Abbiamo voluto essere italiani anche nell'assetto statuale. Tra le tante schizofrenie c'è anche questa. 

Io ricordo le rive nereggianti di folla per accogliere Franz Josep  Strauss, che atterrava sul molo San Carlo, poi Audace.

Qualche tempo dopo incontrai il senatore Gramser, tedesco di modi e disinvoltura napoletana, che era il rappresentante del porto in Baviera e in Germania. 

Gli dissi, senatore dalla visita di Strauss a Trieste i carichi dalla Baviera  non sono aumentati neanche di un chilo di patate.


Poi ero già da tempo all'Autorità portuale, cedetti , non sempre personalmente, ai soliti pellegrinaggi a Mosca, Praga e Budapest, e molti altri. L'unico dato acquisito fu quello relativo alla mancanza di collegamenti con Trieste.

Non ti dico dei viaggi enogastronomici della Camera di Commercio di Trieste, formidabili , mi raccontavano, per la ricchezza dei banchetti e per l'avvenenza delle hostess. 

Non dovrei raccontarti della missione di due emissari a Mosca che ritornarono entusiasti della possibilità di fare una linea diretta tra Trieste Porto e Mosca. Quando il solito rovina feste chiese loro come avevano risolto il problema dello scartamento diverso dei binari russi ( sono più larghi e quindi locomotiva e vagoni vanno sostituiti ) si guardarono interdetti e smarriti. Questa storiella portuale viene ricordata con il titolo: “ Già Tolstoj in Guerra e pace spiegava la differente larghezza dei binari “.

Ora si apre un nuovo ciclo, speriamo più fortunato. Anche perché a condurlo, guidarlo, ispirarlo e a controllarlo c'è la Merkel friulana, regina delle infrastrutture italiane e di quelle europee, tutta protesa alla conferma alla presidenza di D'Agostino, Maresca permettendo , collocato a fianco del Presidente, capo del governo e del PD. 
Manca nel quadro il comitato portuale, allegra combriccola di buontemponi, pronta a votare tutto e il contrario di tutto, al canto di " viva la' e po' bon" ,immortale canto che accompagnerà anche la sua scomparsa quando sarà attuata la riforma dei porti. 


A proposito della visita Di Franz Josep Strauss a Trieste ecco la cronaca pubblicata da




6 ottobre 1987

PER KAISER STRAUSS UN TRIONFO A TRIESTE

Il presidente del Land bavarese vuole stabilire un rapporto privilegiato con il porto adriatico. 

Il problema più difficile da risolvere è quello delle tariffe ferroviarie onerose

Non ha l' eleganza del rimpianto Francesco Giuseppe. Basterebbe il collo da mungitore a testimoniarlo. Rappresenta la grassa Baviera, non l' Austria raffinata dell' epoca d' oro. Sa di birra e di salsicce più che di valzer e di Philiph Roth. Ma lo hanno accolto come un imperatore e, vedendo dall' alto dell' elicottero la folla (5-6 mila persone) sul lungomare dal molo Audace alla Stazione Marittima, Franz Joseph Strauss ne è rimasto trasecolato. 

Ripeteva: E' incredibile, è incredibile. Nostalgia di un antico cordone ombelicale? Vocazione mitteleuropea?  Sberleffo all' Italia, alla madre patria che proprio qui, sul molo Audace, sbarcò a tricolori spiegati per poi ripiegarli in una lunga disattenzione ai problemi di questa città e delle terre di confine? Forse. Ma, più che altro, quell' assedio di folla deve essere stato motivato dalla sensazione di un evento non formale e determinante per la rinascita di Trieste.

Conservatore e pragmatico Kaiser del libero Stato della Baviera e da quarant' anni ringhiante protagonista della politica tedesca all' insegna di un conservatorismo capace di attenuazioni pragmatiche, Strauss portava qualcosa di concreto e di ben più sostanzioso di un Oktoberfest in edizione adriatica, allestito negli spazi della Stazione Marittima a spese (un milione di marchi) del Land.

La più grande manifestazione promozionale organizzata all' estero dalla Baviera, con generosità di boccali, di wurstel e seguito di mostre, concerti e bande di piazza per una settimana. Portava la volontà dichiarata di stabilire un rapporto privilegiato con il porto di Trieste, di riaprire al Centro Europa, alla Baviera lo sbocco al mare Adriatico, fisiologica porta del Sud, e di farlo imponendo ai governi centrali e alla Comunità europea di districare alcuni nodi che ancora soffocano questa naturale via di traffico. Non ci sono grossi problemi sul tappeto.

Solo alcuni dettagli, ha detto. I problemi sono stati archiviati nel luglio dell' anno scorso, dal completamento dell' autostrada Udine-Tarvisio. Adesso, Monaco è più vicina di Roma a Trieste, ha ricordato il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Adriano Biasutti, quattro ore. Chiedevamo il traforo di Monte Croce Carnico, per accorciare ancora di più la distanza. Ma l' ostilità del Tirolo, che teme un' inflazione di traffico, non lo permette. Entro il 1990, sarà ultimato il raddoppio della ferrovia Pontebbana. Trieste ha ormai le carte in regola per recuperare il suo antico ruolo di terminale del Centro Europa verso le rotte dell' Africa, del Medio e dell' Estremo Oriente. Manca ancora qualche atout.

Per esempio, mancano tariffe ferroviarie competitive. E' inutile fare una grande, illuminata politica dei trasporti, autostrade e strade ferrate, se i costi di utenza non sono concorrenziali. E' questo il tipo di dettagli che Strauss è venuto ad affrontare, con i suoi modi pragmaticamente spicci e nella convinzione che Roma, Bonn e Bruxelles, quest' ultima come sede del governo europeo debbano essere pungolate dalle alleanze regionali. Il kaiser di Monaco si muove con l' autorità che gli viene anche dal rappresentare l' area più ricca d' Europa, il land che traina la trainante economia tedesca, con un tasso di sviluppo del 3,2 per cento nel 1986 rispetto al 2,5 della Germania Federale.


Annodare un rapporto privilegiato con Trieste è alla portata delle nostre rispettive competenze, ha detto, si tratta di accordarsi sulle tariffe portuali. La regione Friuli Venezia Giulia e la Baviera possono arrivarci in velocità. Le autonomie servono a questo: soluzioni locali a problemi locali, senza sottostare ai tempi lunghi del centralismo che, lo vado ripetendo da sempre, è una forma di governo superata. E' anche il guaio della Comunità europea che viene sommersa e buttata in un vicolo cieco dall' ansia di dirigere tutto, senza lasciare spazio alle regioni, alle province, ai land. Altri grovigli chiedono la mano delle capitali e della Comunità europea. Ma la nostra alleanza può avere un enorme peso nell' accelerare il processo. Il groviglio più intricato sta nelle tariffe ferroviarie. Le nostre sono care e fuori mercato rispetto a quelle, stracciatissime, delle strade ferrate tedesche per i trasporti di merci verso i porti del Nord, verso Amburgo.

E' una politica, quella tedesca, al limite del dumping. Al di là dell' efficienza di Amburgo, della concorrenza a bassi prezzi di fiume e dei nostri ritardi tecnologici, questa è stata una causa primaria della decadenza portuale di Trieste. Strauss, senza riguardi per Bonn, ha parlato di un coltello a doppio taglio per la Baviera: Non abbiamo grande interesse a difenderlo. Se la Comunità europea si decide a intervenire per equilibrare le tariffe, staremo alla finestra sperando che Roma faccia altrettanto. Strauss e la Baviera guardano, dunque, a Trieste, al suo porto franco. Può essere, per la città, il giro di boa. E' legittima una certa euforia.

Le speranze stanno diventando realtà, dice il presidente dell' Ente Porto Michele Zanetti, prima, l' accordo Fiat-Generali per il rilancio del nostro scalo. Adesso, questa volontà, questa offensiva della Baviera. C' è qualche lentezza negli investimenti tecnologici. Ma, sin d' ora, il porto ha una capacità inespressa del 5O per cento. L' isolamento è spezzato. Non è velleità pensare a Trieste come il relais marittimo fra il Centro Europa e il Sud del mondo. E un pensierino lo facciamo anche per quel che riguarda l' Est europeo. 

Scommettiamo sulla politica di Gorbaciov e l' Urss è quasi sprovvista di porti. Baltico e Mar Nero sono devianti rispetto alle rotte più economiche. Il porto di Odessa è inflazionato. Non firmiamo cambiali E' un pensierino su cui Franz Joseph Strauss, criticissimo sull' accordo nucleare Reagan-Gorbaciov butta l' acqua dello scetticismo: Non firmiamo cambiali. C' è troppa fiducia in quel nuovo corso. Gorbaciov non vuole cambiare il sistema ma renderlo più efficiente. Ma migliorare il sistema senza cambiarlo è come voler cuocere palle di neve.



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