
30 gennaio 2015
Genova - Il presidente
dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, ha
comunicato formalmente oggi al comitato portuale la sua decisione di
dimettersi nel giorno dell’insediamento della nuova giunta della Regione
Liguria, nel caso in cui la moglie,
Raffaella Paita, candidata presidente alle
elezioni del prossimo maggio, venisse eletta.
«Avrei
voluto comunicare direttamente e prioritariamente in questa sede la mia
decisione, presa da tempo, ma ho dovuto anticiparla ai giornali a causa di una
questione posta da altri, a mio modo di vedere in modo improprio e indelicato.
In ogni caso – ha affermato Merlo –, ribadisco che nel caso in cui si
determinasse questo esito elettorale, pur non essendoci alcuna incompatibilità tra
le cariche, ma comunque in coerenza con il modo di interpretare gli
incarichi pubblici e a uno stile che ha sempre caratterizzato il mio modo di
essere, presenterò le mie dimissioni irrevocabili».
Alla
comunicazione ha fatto seguito un appello preciso: «Annuncio con forza questa
mia decisione – ha spiegato –, anche per fare in modo che le istituzioni competenti possano operare in tempi opportuni per
evitare una lunga fase di commissariamento».
Porto di Genova, Duci:
"Ecco come evitare il commissariamento"
di Nur El Gawohary
mercoledì, 08 aprile 2015
GENOVA - "Il rischio commissariamento c'è, ma si può evitare":
Gian Enzo Duci, presidente di Assagenti, interviene a Primocanale sul futuro
del porto di Genova dopo le annunciate dimissioni del presidente dell'Autorità
portuale Luigi Merlo. Ora Comune, Città Metropolitana e Camera di Commercio
dovranno esprimere una terna da sottoporre al Ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti. Non mancano però gli ostacoli, con la possibilità che da
Roma non venga indicato un presidente, ma un commissario.
"Comunque è qualcosa già avvenuto nel porto di Genova, va
preso nella giusta dimensione - precisa Duci - Certo,
alcuni temi potrebbero subirne rallentamenti, quindi è giusto muoversi per
tempo, e Merlo lo sta facendo, per consentire al Governo di
esprimere un presidente e non un commissario".
Il presidente di Assagenti indica il percorso per scegliere una
terna condivisa, ma soprattutto un metodo e i requisiti che dovrà rispettare: "Credo che il primo porto nazionale, come è Genova, debba
pretendere qualcuno che abbia tutti i requisiti. E così molti
dei nomi fatti vengono meno, anche il mio che pure è circolato. La macchina
dell'Autorità portuale è molto complessa, serve qualcuno che abbia esperienza
specifica di quel tipo di ente, come un presidente di Autority o un assessore
ai trasporti. Uno non allena il Real Madrid senza prima avere allentato
una squadra piccola".
Per Duci però non basta la competenza, serve anche una visione
internazionale: "Non serve un burocrate, Genova porto internazionale deve
avere qualcuno con un'ottica internazionale. Il Lloyd's list dovrebbe essere la sua
prima lettura al mattino, per capirci. Dovrebbe conoscere
l'inglese. Non è scontato, in passato ci sono stati pretendenti alla carica che
dicevano che per guidare il porto basta parlare genovese".
Tanti paletti, con una rosa di papabili sempre più ristretta, e
di nomi liguri non ne emerge nemmeno uno. "La selezione deve essere
nazionale. Se fosse genovese o ligure sarebbe un elemento aggiuntivo, se
così non fosse non sarei turbato da un presidente da fuori. Qualche nome c'è
già: Zeno
D'agostino, attuale commissario di Trieste, Francesco Messineo, presidente del
porto di Carrara. Si inizia ora questo percorso, potrebbero
essercene altri. Certo non mi aspetto di trovarne decine".
Da Duci anche un commento sulla riforma portuale più volte
annunciata dall'ex ministro Lupi ma mai pubblicata. "Meglio una mancata
riforma che una riforma fatta male. La legge 84/94 ha funzionato, oggi
necessità di un restyling, ma ho il dubbio che questo restyling vada bene per
tutte le realtà. Oggi Genova e Manfredonia sono regolate dalla stessa
legge, e questo non sta in piedi. Per distinguere i ruoli degli
scali serve una scelta politica che i territori non vogliono". Da qui
forse anche la guerra alla bozza di riforma raggiunta l'estate scorsa e poi
stracciata da Renzi.
"Se pensiamo al peso politico di Puglia o Sicilia, dove il
taglio era più netto, è evidente che quell'elemento ha ruolo - commenta Gian
Enzo Duci - Servirebbe che a livello centrale qualcuno assumesse la
questione a livello nazionale a fronte di una strategia. La
Liguria avrebbe solo da guadagnarci".
PORTS The MediTelegraph
«Per l’Authority di Genova
servono nomi nuovi»
Genova - Duci (Assagenti): «Cerchiamo anche tra i
“foresti” bravi, come Messineo». Per il dopo Merlo spunta la candidatura del
presidente del porto di Carrara.
Genova - «No, non sarò io il prossimo presidente del
porto. Perchè? Semplice non rientro nell’identikit che mi augurerei per il
prossimo inquilino di Palazzo San Giorgio». Gian Enzo Duci, presidente di
Assagenti Genova e membro della consulta della Camera di Commercio, ente che
dovrà indicare un nome della terna, pronuncia il “gran rifiuto”: si sfila così
anche il secondo nome, dopo il presidente della Regione Claudio Burlando. Duci
ritiene si debba definire un percorso per arrivare alla scelta dei candidati,
propone dei requisiti ideali, ma alla fine strappiamo anche un nome: Francesco
Messineo, attuale presidente del porto di Carrara ed ex segretario generale a
Salerno negli anni del boom dello scalo campano.
In molti pensavano che almeno nella terna ci sarebbe
finito. E invece si ritira ancora prima di iniziare...
«Essere affiancati al ruolo più prestigioso del
sistema marittimo portuale di Genova, è un onore. Però ho abbastanza esperienza
di Autorità portuale (Duci è stato quattro anni in Commissione Consultiva e da
tre è in Comitato Portuale, ndr) e conoscenza della struttura, da avere un’idea
abbastanza chiara per il profilo che servirebbe».
L’identikit l’ha già tracciato?
«Mettiamola così: il presidente è come il comandante
di una nave, deve avere competenze variegate».
E sulla tolda di comando chi dovrebbe starci secondo
lei?
«L’identikit è paradossalmente semplice per un settore
comunque così eterogeneo: mi piacerebbe una figura con una consolidata esperienza
amministrativa pubblica, possibilmente di successo. Chiaro che deve essere
legata al settore e quindi il candidato ideale deve avere conoscenza e visione
dei traffici internazionali, deve costantemente aggiornarsi su quello che
accade nel mondo - il nostro è un business globale - e ovviamente perfetta
conoscenza dell’inglese».
Nessun paletto sull’età?
«Preferirei giovane, meno di 50 anni, dinamico e
coraggioso».
Così escludiamo molti dei nomi circolati in questi
giorni...
«Certamente. Ma se devo essere franco, i nomi che
circolano non mi sembrano rispondere a tutti i requisiti. Qualcuno per l’età,
altri per la mancanza di esperienza, altri ancora perchè è noto che non
conoscano l’inglese».
Però molte categorie, quella portuale da cui proviene
lei e quella degli avvocati-professori, vorrebbero essere della partita.
«In questo momento vedrei bene un altro tipo di
candidato, quello cioè che ho appena descritto».
Così taglia fuori dai giochi molti nomi, oltre al suo.
«Guardi, insisto: prendiamo quello che è stato fatto a
Trieste. Gli enti locali si sono confrontati ed hanno nominato una buona terna,
poi il ministro ha scelto. E ha indicato un ottimo candidato: giovane,
preparato e con l’esperienza giusta nel settore. Zeno D’Agostino (l’attuale
commissario del porto di Trieste, ndr) ha tutte le caratteristiche che chiedo
io».
Peccato che un lavoro ce l’abbia già.
«È vero, ma non è l’unico bravo. Ci sono anche altri
che hanno fatto e stanno facendo bene».
Un nome, prego.
«Ad esempio Francesco Messineo, presidente del porto
di Carrara e artefice del “miracolo” di Salerno. È giovane e preparato e ha
esperienza».
Un foresto per Genova. Nemmeno ligure, per giunta.
«Genova è il primo porto del Paese, la selezione non
può che essere nazionale. Più che il nome però vorrei che ci mettessimo tutti
d’accordo sul percorso. Cioè che gli enti e chi li guida, Marco Doria e Paolo
Odone, condividessero il percorso e quindi l’identikit. Messineo è un ottimo
nome, ma alla comunità portuale interessa che gli ottimi nomi siano tre».
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