domenica 19 aprile 2015

LUCCHINI NON PAGHERA' PER I DANNI AMBIENTALI - COMMENTO DI WALDY CATALANO

Umberto Laureni e Waldy Catalano
Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato la notizia che il Tribunale ordinario di Livorno ha rigettato la richiesta di danni ambientali al Gruppo Lucchini per 588 milioni di euro avanzata dal Ministero dell'Ambiente e dalla Autorità Portuale di Trieste. Trovate l'articolo del SOLE 24 ORE in fondo a questo post. 

Abbiamo chiesto un commento relativo a questa notizia a Waldy Catalano di Sinistra Ecologia Libertà.

" Certo che sul piano della trasparenza mancano alcune risposte importanti in ordine al prezzo di acquisto sostenuto da Arvedi per la ferriera...e in relazione alla risibile asserita difficoltà di individuare i responsabili dei danni provocati dall'inquinamento a livello della tutela ambientale e della salute dei lavoratori e cittadini.


Su tali questioni molto deve aver giocato il fatto che ARVEDI rappresentasse l'unica manifestazione di interesse in campo...e questo quasi sempre rende possibile grande "flessibilità" negli accordi in particolare in merito alla parte economica.

Fra l'altro è ancora aperta la questione delle concessioni demaniali cosi come è aperta la questione del rinnovo dell'Aia...ma il nodo tutto politico è rappresentato dal fatto che non è chiaro quali scelte strategiche debbano orientare un nuovo sviluppo dell'area.

L'investimento concreto riguarda il laminatoio a freddo da alimentare con i coils provenienti da Cremona. Più sul piano degli annunci rimane la parte relativa allo sviluppo dell'area in termini di un polo logistico portuale intermodale (strada, ferrovia e mare). Mentre non c'è una risposta precisa in merito all'impegno ad una riconversione produttiva con una chiusura programmatica dell'area a caldo quale sola scelta in grado di dare una svolta storica alla grave situazione di degrado ambientale.

Questo per dire che il futuro dell'area ferriera prima ancora che una crisi industriale è una grande questione di nuovo sviluppo e risanamento ambientale che tocca una vasta area urbana della città. "

Waldy Catalano

IL SOLE 24 ORE

LUCCHINI, 
AMBIENTE ESCLUSO DAL PASSIVO

Matteo Meneghello

Nell’attesa che venga perfezionata la cessione a titolo definitivo degli asset di Piombino a Cevital (in questi giorni il confronto tra il gruppo algerino e i sindacati sul piano industriale sta lentamente riattivandosi) il commissario straordinario di Lucchini, Piero Nardi – proprio ieri ha pubblicato la relazione trimestrale relativa all’ultimo periodo di gestione della vendita degli asset del gruppo, in cui si evidenzia nell’ultimo anno un fatturato di 427 milioni – incassa un importante risultato sul fronte relativo alla definizione dello stato passivo.

La sezione civile del tribunale ordinario di Livorno, con ordinanza datata 13 aprile, ha rigettato definitivamente il tentativo del ministero dell’Ambiente e dell’autorità portuale di Trieste di vantare 447,834 milioni di crediti (cifra poi lievitata fino a 588) nei confronti dell’azienda, a titolo di «anticipo» per spese ambientali e bonifiche.

Più di un anno fa, in sede di definizione dello stato passivo (l’evento è riconducibile all’udienza del 30 ottobre 2013) i due enti pubblici avevano presentato un’insinuazione al passivo in prededuzione. 

Il giudice delegato aveva deciso di non ammetterla per diverse ragioni, secondo le conclusioni del commissario. «La domanda – si legge nel decreto di esecutività dello stato passivo, datato 30 gennaio 2014 – non è ammissibile in quanto è prescritta per decorso del termine quinquennale». 

Inoltre, sempre nel decreto, Nardi solleva un «difetto di legittimazione passiva di Lucchini» (in pratica i danni ambientali sono riferibili a soggetti diversi da Lucchini) e ricorda che l’ipotesi è percorribile solo «in caso di omessa esecuzione delle misure di riparazione del danno», circostanza non ancora riscontrabile, poichè le bonifiche per l’area non sono ancora state disposte. 

Mancano, secondo il giudizio del commissario, sia il rapporto di causalità che i profili di dolo e colpa. Mancano inoltre «giustificativi di spesa» «In ogni caso – conclude Nardi – non sussistono i presupposti di legge per il riconoscimento della prededuzione dei privilegi richiesti». In quella sede procedura e giudice hanno invece accolto, in chirografo, la richiesta di 1,05 milioni dell’Autorità portuale di Trieste.

Gli enti si sono comunque opposti al decreto di esecutività dello stato passivo, chiedendo di essere ammessi per una cifra di 588,252 milioni (lievitata rispetto alla richiesta precedente). Richiesta nuovamente contestata dalla Lucchini in amministrazione straordinaria (con il patrocinio degli avvocati Franco Bonelli, Stefano Grassi e Stefano Ambrosini). 

Il collegio presieduto da Roberto Urgese, nella camera di consiglio dell’8 aprile, ha rigettato l’opposizione di ministero e autorità portuale «per una molteplicità di motivi», condividendo, in larga parte, le conclusioni di commissario e giudice.

Ieri, come detto, è stata pubblicata la relazione del commissario. Nel documento si accenna anche al piano industriale di Cevital (così come presentato in sede di offerta). «Si attende un risultato positivo già dal primo esercizio – dice Nardi -, crescente nei successivi a seguito dell’entrata in produzione dei due forni elettrici. Tali risultati appaiono ambiziosi e difficili da realizzare».

Nessun commento:

Posta un commento