venerdì 17 aprile 2015

D'ACCORDO CON MARESCA ! INTERVENTO DEL PROF. SERGIO BOLOGNA

PORTI E CORRIDOI


Il mondo triestino collegato al porto è un’altra volta in agitazione per certe frasi attribuite al prof. Maresca. Fino a ieri è stato in agitazione per le trovate del senatore Russo. Domani si agiterà magari perché qualche personaggio in vista ha sternutito. 

Io mi domando: ma è possibile che il cluster marittimo-portuale triestino non sia capace di imporre un livello di discussione decente, sensato, che tratti i problemi veri del porto, che dica come stanno le cose sul mercato internazionale, che produca numeri e non chiacchere? 

E’ possibile che tutto sia subordinato alla necessità de “Il Piccolo” di riempire le sue pagine con qualunque bla bla bla, pur di riempirle? 

Non credo di essere stato tenero nei giudizi che ho espresso pubblicamente sul libro di Costa e Maresca, ma oggi non vedo proprio la ragione di stracciarsi le vesti di fronte a dichiarazioni ovvie e scontate. ( recensione del libro di Costa e Maresca del prof. Bologna )

Maresca dice che Venezia è meglio posizionata di Trieste sull’asse del Brennero. 
E’ vero, basta guardare la carta geografica. 


Maresca dice che Trieste senza Capodistria non va da nessuna parte, formulazione infelice se vogliamo, ma se avesse detto che il principale competitor di Trieste è Capodistria, avremmo potuto dargli torto? 

Allora, perché non entriamo nel merito di un’affermazione ovvia come questa? 

Perché non diciamo che la maggiore attrattività di Capodistria rispetto a Trieste è data anche – o forse soprattutto - al sistematico dumping sociale che certi Paesi di recente adesione all’UE esercitano nei confronti dei Paesi fondatori dell’Unione? 

Vogliamo dire o no che il principale ostacolo agli investimenti stranieri in Italia, nei porti e non solo, è la mancanza di certezza nel diritto? 

E che quindi quanto più si prolunga l’incertezza sul futuro della governance portuale, tanto più si allontanano gli investitori stranieri? 

Il governo si rende conto dell’effetto devastante che hanno i rinvii ed i tentennamenti delle decisioni in merito alla natura delle Autorità portuali, in merito al regime delle concessioni e via dicendo? 

Come può un investitore trattare con un commissario quando non sa se tra sei mesi è ancora in carica? 

Si rendono conto quelli che propongono con tanta leggerezza nuovi assetti di governance che non fanno altro che aumentare la confusione?

Trieste non potrà mai essere un porto regionale, è per sua natura un porto europeo. Ha il cuore sulle banchine ma i polmoni sono le sue articolazioni marittime e terrestri, senza ferrovia di lunga distanza Trieste non respira e senza ossigeno il cuore non batte. 

Le strade che percorrono i suoi traffici le traccia il mercato, non i burocrati di Bruxelles, che si divertono a disegnare corridoi senza senso cosparsi di soldi, in modo che le comunità si azzuffino per impadronirsene – come i disperati di Napoli un tempo che si azzuffavano a morte per conquistare il prosciutto che pendeva dall’albero della cuccagna. 

Qualcuno mi dovrà spiegare un giorno la ratio trasportistica e logistica dei corridoi europei, perché ancora non riesco a  capirla. Invece di correre dietro alle fumisterie adriatico-baltiche, diamo magari un’occhiata a quello che combinano i cinesi in Grecia, perché, dovessero veramente realizzare una linea che dal Pireo va al cuore dell’Europa, per il Nord Adriatico è davvero il momento di andare in pensione.


Sergio Bologna


Nessun commento:

Posta un commento