
Anche comprendendo l'influenza del periodo elettorale che costringe tutti i candidati a convergere su questi temi si tratta di una presa di posizione particolarmente dura e diversa dalle altre lettere e appelli promossi in questi anni e mesi dal presidente dell'Autorità Portuale di venezia Paolo Costa.
Comunità portuale contro Serracchiani
«Venezia, non Trieste, nodo strategico»
A gamba tesa su Debora Serracchiani.
Lavoratori del porto,
sindacati e candidati sindaci contro il presidente del Friuli Venezia Giulia e
vicesegretario del Partito democratico che ha escluso Venezia dai porti
strategici.
«Sono Trieste, Genova e Gioia Tauro — ha detto qualche giorno fa al
Meeting dei di Confindustria del Nordest — Bisogna investire prioritariamente
su questi scali e successivamente ragionare sulla messa a sistema dell’Alto
Adriatico in un’ottica di reale competitività che significa non sovrapporre
inutilmente strategie e competenze».
Il problema è il doppio ruolo di
Serracchiani — data anche tra i favoriti alla successione di Maurizio Lupi alle
Infrastrutture — e l’ostilità conclamata per il porto di Venezia (e l’off
shore) che oscura Trieste.
«Leggiamo nelle sue parole solo una buona dose di
campanilismo nell’asserire che l’intera competitività italiana debba basarsi
sul potenziamento di tre scali — scrive in una nota la comunità portuale
veneziana — Ci amareggia ancora di più pensare che questa possa essere la
strategia che lei immagina in qualità di responsabile delle infrastrutture del
Pd alla vigilia del vaglio della nuova riforma sui porti».
All’orizzonte
infatti c’è sia la riorganizzazione degli scali che il piano della logistica
che dovrebbe essere presentato a breve. «Non c’è nulla di deciso — frena Felice
Casson, senatore e candidato sindaco del centrosinistra — Il piano strategico
deve essere discusso a livello parlamentare e Venezia non può essere esclusa.
Non condivido per niente questa impostazione in cui il riferimento dell’Alto
Adriatico debba essere Trieste».
Rincara la dose Francesca Zaccariotto: «Meno
male che Serracchiani ha scoperto le carte: stiamo vedendo cosa potrebbe
diventare la nostra città qualora vincesse il candidato del Partito
democratico. Venezia sarebbe governata non dal sindaco ma dalla signora
Serracchiani che ha imposto per la città anche un suo candidato commissario»,
attacca l’ex presidente della Provincia e candidata sindaca.
Frena anche Luigi
Brugnaro: «Sono dichiarazioni che mi fanno imbufalire — dice — Io non farò mai
passare un’impostazione simile. Venezia deve avere un porto competitivo grazie
alla realizzazione del terminal off shore indispensabile da quando entrerà in
funzione al Mose. Né Serracchiani, né chiunque altro può impedirci lo
sviluppo».
E’ l’eterna sfida tra Trieste e Venezia, con il Friuli Venezia
Giulia che tenta di «boicottare» il terminal pensato da Paolo Costa alla bocca
di porto di Malamocco per paura di perdere le container più grandi. Sul piatto
Marghera mette gli investimenti pubblici e privati già fatti in questi anni per
sviluppare il porto veneziano.
«Ciascuno faccia la sua parte, rimbocchiamoci le
maniche per sistemare le infrastrutture esistenti ma non si blocchino coloro
che strategicamente si stanno giù attrezzando per mercato dello shipping che
con fatica stiamo convincendo a risalire l’Adriatico», dicono lavoratori e
sindacati.
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