giovedì 26 marzo 2015

VENEZIA ALL'ATTACCO DELLE DICHIARAZIONI DELLA PRESIDENTE SERRACCHIANI

Oggi 26 marzo sul Corriere Veneto e con un analogo articolo su IL GAZZETTINO viene riportata la notizia di una presa di posizione molto critica da parte della comunità portuale di Venezia contro le dichiarazioni della presidente Serracchiani che indicava Genova - Gioia Tauro e Trieste come i tre principali scali strategici.

Anche comprendendo l'influenza del periodo elettorale che costringe tutti i candidati a convergere su questi temi si tratta di una presa di posizione particolarmente dura e diversa dalle altre lettere e appelli promossi in questi anni e mesi dal presidente dell'Autorità Portuale di venezia Paolo Costa.

Comunità portuale contro Serracchiani 

«Venezia, non Trieste, nodo strategico»



A gamba tesa su Debora Serracchiani. 

Lavoratori del porto, sindacati e candidati sindaci contro il presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretario del Partito democratico che ha escluso Venezia dai porti strategici. 

«Sono Trieste, Genova e Gioia Tauro — ha detto qualche giorno fa al Meeting dei di Confindustria del Nordest — Bisogna investire prioritariamente su questi scali e successivamente ragionare sulla messa a sistema dell’Alto Adriatico in un’ottica di reale competitività che significa non sovrapporre inutilmente strategie e competenze». 

Il problema è il doppio ruolo di Serracchiani — data anche tra i favoriti alla successione di Maurizio Lupi alle Infrastrutture — e l’ostilità conclamata per il porto di Venezia (e l’off shore) che oscura Trieste. 
«Leggiamo nelle sue parole solo una buona dose di campanilismo nell’asserire che l’intera competitività italiana debba basarsi sul potenziamento di tre scali — scrive in una nota la comunità portuale veneziana — Ci amareggia ancora di più pensare che questa possa essere la strategia che lei immagina in qualità di responsabile delle infrastrutture del Pd alla vigilia del vaglio della nuova riforma sui porti». 

All’orizzonte infatti c’è sia la riorganizzazione degli scali che il piano della logistica che dovrebbe essere presentato a breve. «Non c’è nulla di deciso — frena Felice Casson, senatore e candidato sindaco del centrosinistra — Il piano strategico deve essere discusso a livello parlamentare e Venezia non può essere esclusa. Non condivido per niente questa impostazione in cui il riferimento dell’Alto Adriatico debba essere Trieste». 

Rincara la dose Francesca Zaccariotto: «Meno male che Serracchiani ha scoperto le carte: stiamo vedendo cosa potrebbe diventare la nostra città qualora vincesse il candidato del Partito democratico. Venezia sarebbe governata non dal sindaco ma dalla signora Serracchiani che ha imposto per la città anche un suo candidato commissario», attacca l’ex presidente della Provincia e candidata sindaca. 

Frena anche Luigi Brugnaro: «Sono dichiarazioni che mi fanno imbufalire — dice — Io non farò mai passare un’impostazione simile. Venezia deve avere un porto competitivo grazie alla realizzazione del terminal off shore indispensabile da quando entrerà in funzione al Mose. Né Serracchiani, né chiunque altro può impedirci lo sviluppo». 

E’ l’eterna sfida tra Trieste e Venezia, con il Friuli Venezia Giulia che tenta di «boicottare» il terminal pensato da Paolo Costa alla bocca di porto di Malamocco per paura di perdere le container più grandi. Sul piatto Marghera mette gli investimenti pubblici e privati già fatti in questi anni per sviluppare il porto veneziano. 

«Ciascuno faccia la sua parte, rimbocchiamoci le maniche per sistemare le infrastrutture esistenti ma non si blocchino coloro che strategicamente si stanno giù attrezzando per mercato dello shipping che con fatica stiamo convincendo a risalire l’Adriatico», dicono lavoratori e sindacati.

su IL CORRIERE VENETO     di F. B.  Giovedì 26 Marzo 2015

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