Aspettando la Riforma della riforma ipotesi di concorrenza
al Nord Range
LA GAZZETTA MARITTIMA 28 marzo 2015
Quali sarebbero gli scali italiani capaci di meglio servire
le aree di eccellenza manifatturiera
– L’attesa delle decisioni di Renzi sullo
scorporo del ministero
ROMA – Inutile girarci intorno: la riforma dei porti
italiani aspetta di conoscere come il premier Matteo Renzi intenderà gestire il
suo interim al posto del dimissionato ministro Lupi. E visto che la riforma dei
porti non appare tra le 12 riforme prioritarie di Renzi nel campo delle
infrastrutture (“Il Sole-24 Ore” di domenica scorsa, con una paginata di
dettagli) c’è da temere sul serio che ci sarà una battuta d’arresto.
Il quotidiano della Confindustria ha ricordato quali sono le
priorità di Renzi nel campo delle riforme delle infrastrutture. Ecco l’elenco:
il Codice degli appalti, la Legge Obiettivo, le Politiche Abitative, il
Trasporto Locale, il piano Aeroporti, la liberalizzazione ferroviaria, le
Piccole opere dello Sblocca Italia, il terzo Valico, la Brescia-Padova,
l’autostrada OrteMestre, la AV Torino-Lione, il Brennero.
Nell’elenco, come si
vede, i porti non appaiono nemmeno in secondo piano. Ed ha un po’ il segno
della crescente preoccupazione sul tema l’appello di Assoporti, subito dopo le
dimissioni di Lupi, perché la riforma non ritardi. Negli ultimi governi
Assoporti è stata poco ascoltata e ancor meno consultata, sebbene Lupi
formalmente l’abbia inserita nella commissione dei 15, non risulta che Renzi se
ne faccia un dovere.
Andrebbe semmai approfondito, per chi ne ha capacità e
strumenti, l’intervento quasi contemporaneo sempre su “Il Sole-24” del
presidente dell’Authority di Venezia Paolo Costa dal significativo titolo “La
sfida dei porti per aiutare le eccellenze UE”. La tesi elaborata dall’autore –
che non va dimenticato essere stato anche ministro dei Lavori Pubblici e
rettore dell’università Ca’ Foscari di Venezia – è che l’Unione Europea sta
riconsiderando il sistema dei porti in base alle aree di eccellenza
manifatturiera; e in questa ottica,
considerando il valore aggiunto prodotto
dalle più importanti aree manifatturiere europee, il porto meglio posizionato
in Europa sarebbe proprio Venezia.
Costa aggiunge che tra i primi dieci porti
di questa classifica ce ne sono cinque italiani: nell’ordine Genova, Trieste,
La Spezia, Ravenna e Livorno “tutti meglio piazzati – scrive Costa – rispetto
ai grandi porti del mare del nord”.
Se l’Europa fa la sua parte con i corridoi TEN-T, continua
l’analisi del professor Costa, adesso tocca all’Italia “che ne ha l’occasione
con il piano strategico della portualità e della logistica in corso di
redazione. Togliendo i tappi all’accessibilità navale per Livorno, Ravenna e
Venezia – conclude Costa – e i tappi all’accessibilità terrestre o alla carenza
di spazi operativi per Trieste, Genova e La Spezia, l’Italia può dotarsi del
giro di dieci anni di un’industria portuale competitiva in Europa”.
A patto che la riforma ci sia e sia in tempi veloci, è
la logica conclusione.
Qualche volta ritornano (a volte no)
LA GAZZETTA MARITTIMA 28 marzo 2015
ROMA – Certo, va riconosciuto che i tempi sono difficili e
le certezze poche. Però se da una parte la riforma della riforma sembra almeno
temporaneamente azzoppata dalla caduta del ministro Lupi, è sintomatico che
dall’altra le istituzioni territoriali e le Autorità portuali continuino a
operare, decidere e anche azzuffarsi come se la riforma non incombesse.
Con il rito delle designazioni delle “terne” dove le
Authorities stanno per scadere, e con qualche clamoroso sgambetto sempre nella
fattispecie.
Partiamo dagli sgambetti. E’ clamoroso quello occorso a
Marina Monassi, presidente uscente di Trieste dove è stata “segata” dalla
feroce opposizione del governatore della Regione Debora Serracchiani. La
settimana scorsa, davvero a sorpresa, il ministero di Lupi ha annunciato che la
Monassi era stata “recuperata” nominandola commissario governativo
dell’Authority di Olbia, in scadenza: e la notizia ha fatto il giro della
stampa specializzata (l’abbiamo pubblicata anche noi). Poi, due giorni dopo,
zitto zitto Lupi ha fatto marcia indietro ed ha riconfermato come commissario
di Olbia l’ammiraglio Nunzio Martello. Non sappiamo come la brava Monassi abbia
ingoiato il rospo, mentre sappiamo che Lupi due giorni dopo s’è dimesso. Ma
qualche amara considerazione il fatto non può che muoverla.
Che a volte ritornino anche quelli più che sperimentati,
sbarrando la strada ai politici pigliatutto, lo confermerebbe la recentissima
designazione di Beppe Guacci da parte della Camera di Commercio locale per
l’Authority di Taranto, anch’essa in scadenza. Studi in architettura (istitute
Artistique de France), coordinatore della logistica della multinazionale
Koscott di Orlando (Florida) per le filiali di Roma, Parigi e Londra,
presidente dell’Authority di Taranto nominato dall’allora ministro Claudio
Burlando, poi di quella di Gioia Tauro dall’allora ministro Lunardi,
vicepresidente di Assoporti e con un impressionante curriculum di missioni
tecniche e marittimo-portuali in giro per il mondo, Guacci rientra in scena per
un porto che ha subito e continua a subire drammatiche vicende legate non solo
alle banchine ma anche alla parte industriale. Da capire, ancora una volta, che
ne sarà della riforma dei porti: e chi sarà a decidere i vertici delle Autorità
portuali future (ed eventualmente sopravvissute).
Antonio FULVI
A questo punto cresce la nostra curiosità per il workshop del 31 marzo 2015 a Roma di cui publicchiamo l'invito. Da notare la presenza tra i relatori del Commissario straordinario per l'Autorità Portuale di Trieste
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