Recentemente, Franco Belci ha tentato in varie occasioni di
lanciare la candidatura di Riccardo Illy per la presidenza dell'Autorità
portuale, la qual cosa non ha trovato unanime consenso nel centrosinistra.
A
Belci ci piacerebbe chiedere quali siano i motivi che lo inducono a nutrire
fiducia nell' amministratore Illy ?
Anche tenendo presenti alcuni precedenti e
una situazione di fondo.
Partiamo da alcuni precedenti. Molti conservano un buon
ricordo del primo Illy da sindaco, anche se poi è parso di capire che chi
teneva effettivamente la barra del Comune fosse Roberto Damiani (e, guarda
caso, quando il povero Damiani si ammalò, sembrò che Illy perdesse il suo
smalto).
Ricordiamo che, quando venne eletto presidente della
Regione, Illy ottenne il 3% di voti in più rispetto a quelli della coalizione
che lo sosteneva. Ma, nella tornata elettorale successiva, la sua "dote
elettorale" svanì, al punto che egli portò a casa lo 0,3% in meno rispetto
alla sua
coalizione. In altre parole, pur di non votare lui, un certo numero di
elettori affezionati al centrosinistra si avvalse del voto disgiunto,
rassegnandosi a barrare il nome di Tondo pur votando per un partito del
centrosinistra. Non aiutarono, pare, un paio di casi di familismo sui quali
Illy scivolò (due stretti amici elevati a dirigenti regionali, non
particolarmente referenziati per i ruoli loro affidati).
Per non parlare del
modo stizzoso, al limite della villania nei confronti degli elettori, con cui
Illy reagì alla sconfitta. Belci probabilmente ricorderà in particolare una strana
avventura in cui il presidente Illy volle imbarcarsi per rivoltare in modo
creativo - in stile Studio Ambrosetti - la gestione finanziaria delle Aziende
Sanitarie regionali (AASS).
Illy impose alla Giunta (non si capì mai su suggerimento di
chi) l'approvazione di due delibere (le numero 1622 e 2721 del 2007), che
avrebbero introdotto una rivoluzione dagli esiti molto dubbi e - secondo alcuni
- assai pericolosi. Si prevedeva infatti che tutti i beni immobili delle AASS
(edifici di ospedali e ambulatori, ma anche case e appartamenti frutto di
lasciti e, in Friuli, anche molti terreni) a un fondo immobiliare in ambito
Friulia. Fra l'altro, alcuni esperti indipendenti scrissero che i testi delle
due delibere erano confusi, sicché le conseguenze potevano essere
incontrollate. A difesa dei beni immobili dell’intero servizio sanitario
regionale (ripetiamo: donazioni private comprese) ci fu una levata di scudi da
parte di alcuni medici, due giuristi e tre economisti universitari udinesi e
triestini, di area centrosinistra, compresa - Belci se lo ricorderà - la
responsabile regionale della CGIL-Sanità.
Parve a molti un'operazione lobbistica, oltretutto di basso
livello, che rischiava di regalare (data la struttura societaria del Fondo) una
parte del patrimonio edilizio e dei terreni ad alcune banche ed assicurazioni,
di cui si conosce il ruolo anche in Friulia. Operazione per fortuna rimasta
lettera morta (anche grazie alla presa di posizione di una parte della Società
civile di centrosinistra, di cui si diceva).
DOMANDA PROPOSTA DA LIVIO SIROVICH
NOTA ...... Solo per precisare che intendevo gentilmente interrogare Franco Belci personalmente e non nella veste di segretario CGIL


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