Si alternano sui media locali prese di posizione a favore o contrarie alla lunga lista di candidati e nomi per la presidenza dell 'Autorità portuale di Trieste, candidati ufficiali della terna e candidati potenziali il cui nome è stato e continua ad essere inserito. E' sempre presente il pericolo o la "sciocchezza" dell'ipotesi secondo cui il ministro Lupi potrebbe nominare un commissario per accentrare nelle sue mani il potere di nomina come previsto nella sua proposta di riforma della legge che regolamenta i porti italiani.
Vi segnaliamo di seguito alcune dichiarazioni di politici che per fortuna vanno oltre alla indicazione dei nomi individuando alcuni problemi centrali ripresi da quello che è il vero dibattito sul futuro del porto: evitare il commissariamento, il rispetto dell'Allegato VIII e il recupero del finanziamento per l'off-shore veneziano che rischia di distruggere la portualità dell'Alto Adriatico.
«Seppur con un inutile ritardo rispetto alla tempistica
prevista dalla legge, con la definizione del nominativo indicato dalla Camera
di commercio ora il ministro Lupi dispone finalmente dei tre nomi di esperti
nell'ambito dei quali può scegliere, d’intesa con la Regione, il nuovo
presidente dell'Autorità portuale ed emanare il relativo decreto di nomina: è
interesse del porto di Trieste, della città e dell'intera regione che il
ministro proponga nel minor tempo possibile alla presidente Serracchiani il
nominativo su cui
raggiungere l'intesa» commenta Giulio Lauri, presidente del
gruppo consiliare regionale Sinistra ecologia libertà. La nota giunge dopo
l'avvenuta designazione del terzo nominativo per comporre la terna da
sottoporre al ministro. «Il porto vive da troppo tempo uno stallo per potere
perdere altri mesi - aggiunge Lauri - e l'imperativo non può essere che quello
di fare presto». «L'ultima cosa di cui la città e la regione hanno bisogno -
conclude - è che si perda tempo prezioso o che si decida di non decidere
nominando un commissario in attesa della nuova legislazione sui porti, perché
si sa che quelli che si pensa possano essere tempi brevi possono invece
protrarsi per mesi e mesi procrastinando ancora una situazione di transitorietà
e immobilismo che invece va superata al più presto». 7 novembre 2014
«La Camera di commercio ha l’opportunità di ribadire
l’unicità del Porto franco indicando per la presidenza la candidatura di una
personalità di peso che non sia italiana». A sostenerlo è il deputato triestino
del MoVimento 5 Stelle Aris Prodani, segretario della commissione Attività
produttive di Montecitorio, dopo che l’ente camerale ha rinviato la propria
indicazione. «La legge 84/1994 che istituisce le Autorità portuali – dice
Prodani – fa salva la disciplina vigente per i punti franchi del porto di
Trieste, riconosciuti internazionalmente dal trattato di pace di Parigi del
1947 e disciplinati dall’Allegato VIII. Di questo è stata riconosciuta la
validità dal Memorandum di Londra che impegnò il governo italiano a mantenere
il Porto franco di Trieste». L’articolo 18, riferito alla procedura di nomina
del direttore del porto, organo oggi inesistente ma assimilabile al presidente
dell’Authority, al comma 2 stabilisce che questi non debba essere cittadino
italiano o jugoslavo. «La scelta di un esperto straniero - così Prodani -
consentirebbe di seguire i dettami dell’Allegato VIII a garanzia dell’unicità
dello scalo triestino nel rispetto della normativa nazionale, e permetterebbe
di individuare un professionista estraneo ai soliti giochi di potere della
politica». 24 ottobre 2014
«Mentre nella nostra città il dibattito è incentrato, ancora
una volta, sulle beghe localistiche,sui dispetti e sugli interessi particolari
che hanno accompagnato anche la scelta dei candidati alla presidenza
dell’Autorità Portuale, a Roma, nel frattempo, Trieste rischia di perdere la
vera battaglia per il futuro della nostra portualità». L’allarme viene dal
senatore del Pd, Francesco Russo. «Malgrado fossimo riusciti assieme alla
Presidente Serracchiani, a bloccare il finanziamento statale per l’inspiegabile
porto offshore di Venezia - spiega Russo - nella Legge di stabilità sono
ricomparsi 100 milioni di finanziamento destinati al fantascientifico progetto
del Presidente Costa». Secondo il senatore dem, «è inaccettabile che un'idea
solo apparentemente ambiziosa, ma in verità irrealizzabile per costi e
sostanzialmente inutile se vi fosse una strategia portuale coordinata nell'Alto
Adriatico, riesca a ottenere un finanziamento che potrebbe essere utilizzato
con maggiore profitto per potenziare infrastrutture già presenti. Ed è
ulteriormente inaccettabile perché i costi della doppia
movimentazione per singolo
teu, nel porto offshore di Venezia sarebbero di almeno 100 euro superiori
rispetto a quelli che vengono pagati, ad esempio, per la stessa operazione, nel
porto di Trieste. «Non possiamo più restare a guardare; io certamente darò
battaglia in parlamento annuncia Russo - Negli altri territori davanti alle
priorità e alle scelte decisive per il futuro la classe dirigente sa unirsi. In
queste settimane si rischia di ipotecare, nel bene o nel male, il futuro di
Trieste: non lasciamo che, ancora una volta, i piccoli interessi e le divisioni
strumentali ci rendano deboli facendoci perdere di vista il risultato
principale: restituire a questo territorio il ruolo internazionale che gli
spetta». 11 novembre 2014





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