mercoledì 12 novembre 2014

DICHIARAZIONI POLITICHE SUL PORTO. QUANTO VALGONO ?

Si alternano sui media locali prese di posizione a favore o contrarie alla lunga lista di candidati e nomi per la presidenza dell 'Autorità portuale di Trieste, candidati ufficiali della terna e candidati potenziali il cui nome è stato e continua ad essere inserito. 

E' sempre presente il pericolo o la "sciocchezza" dell'ipotesi secondo cui il ministro Lupi potrebbe nominare un commissario per accentrare nelle sue mani il potere di nomina come previsto nella sua proposta di riforma della legge che regolamenta i porti italiani. 

Vi segnaliamo di seguito alcune dichiarazioni di politici che per fortuna vanno oltre alla indicazione dei nomi individuando alcuni problemi centrali ripresi da quello che è il vero dibattito sul futuro del porto: evitare il commissariamento, il rispetto dell'Allegato VIII e il recupero del finanziamento per l'off-shore veneziano che rischia di distruggere la portualità dell'Alto Adriatico.


«Seppur con un inutile ritardo rispetto alla tempistica prevista dalla legge, con la definizione del nominativo indicato dalla Camera di commercio ora il ministro Lupi dispone finalmente dei tre nomi di esperti nell'ambito dei quali può scegliere, d’intesa con la Regione, il nuovo presidente dell'Autorità portuale ed emanare il relativo decreto di nomina: è interesse del porto di Trieste, della città e dell'intera regione che il ministro proponga nel minor tempo possibile alla presidente Serracchiani il nominativo su cui
raggiungere l'intesa» commenta Giulio Lauri, presidente del gruppo consiliare regionale Sinistra ecologia libertà. La nota giunge dopo l'avvenuta designazione del terzo nominativo per comporre la terna da sottoporre al ministro. «Il porto vive da troppo tempo uno stallo per potere perdere altri mesi - aggiunge Lauri - e l'imperativo non può essere che quello di fare presto». «L'ultima cosa di cui la città e la regione hanno bisogno - conclude - è che si perda tempo prezioso o che si decida di non decidere nominando un commissario in attesa della nuova legislazione sui porti, perché si sa che quelli che si pensa possano essere tempi brevi possono invece protrarsi per mesi e mesi procrastinando ancora una situazione di transitorietà e immobilismo che invece va superata al più presto».   7 novembre 2014


«La Camera di commercio ha l’opportunità di ribadire l’unicità del Porto franco indicando per la presidenza la candidatura di una personalità di peso che non sia italiana». A sostenerlo è il deputato triestino del MoVimento 5 Stelle Aris Prodani, segretario della commissione Attività produttive di Montecitorio, dopo che l’ente camerale ha rinviato la propria indicazione. «La legge 84/1994 che istituisce le Autorità portuali – dice Prodani – fa salva la disciplina vigente per i punti franchi del porto di Trieste, riconosciuti internazionalmente dal trattato di pace di Parigi del 1947 e disciplinati dall’Allegato VIII. Di questo è stata riconosciuta la validità dal Memorandum di Londra che impegnò il governo italiano a mantenere il Porto franco di Trieste». L’articolo 18, riferito alla procedura di nomina del direttore del porto, organo oggi inesistente ma assimilabile al presidente dell’Authority, al comma 2 stabilisce che questi non debba essere cittadino italiano o jugoslavo. «La scelta di un esperto straniero - così Prodani - consentirebbe di seguire i dettami dell’Allegato VIII a garanzia dell’unicità dello scalo triestino nel rispetto della normativa nazionale, e permetterebbe di individuare un professionista estraneo ai soliti giochi di potere della politica».  24 ottobre 2014

«Mentre nella nostra città il dibattito è incentrato, ancora una volta, sulle beghe localistiche,sui dispetti e sugli interessi particolari che hanno accompagnato anche la scelta dei candidati alla presidenza dell’Autorità Portuale, a Roma, nel frattempo, Trieste rischia di perdere la vera battaglia per il futuro della nostra portualità». L’allarme viene dal senatore del Pd, Francesco Russo. «Malgrado fossimo riusciti assieme alla Presidente Serracchiani, a bloccare il finanziamento statale per l’inspiegabile porto offshore di Venezia - spiega Russo - nella Legge di stabilità sono ricomparsi 100 milioni di finanziamento destinati al fantascientifico progetto del Presidente Costa». Secondo il senatore dem, «è inaccettabile che un'idea solo apparentemente ambiziosa, ma in verità irrealizzabile per costi e sostanzialmente inutile se vi fosse una strategia portuale coordinata nell'Alto Adriatico, riesca a ottenere un finanziamento che potrebbe essere utilizzato con maggiore profitto per potenziare infrastrutture già presenti. Ed è ulteriormente inaccettabile perché i costi della doppia
movimentazione per singolo teu, nel porto offshore di Venezia sarebbero di almeno 100 euro superiori rispetto a quelli che vengono pagati, ad esempio, per la stessa operazione, nel porto di Trieste. «Non possiamo più restare a guardare; io certamente darò battaglia in parlamento annuncia Russo - Negli altri territori davanti alle priorità e alle scelte decisive per il futuro la classe dirigente sa unirsi. In queste settimane si rischia di ipotecare, nel bene o nel male, il futuro di Trieste: non lasciamo che, ancora una volta, i piccoli interessi e le divisioni strumentali ci rendano deboli facendoci perdere di vista il risultato principale: restituire a questo territorio il ruolo internazionale che gli spetta». 11 novembre 2014

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