giovedì 11 settembre 2014

LA PEDONALIZZAZIONE. VIA MAZZINI CHIUSA O APERTA ?


PEDONALIZZAZIONE. PARTIAMO DA VIA MAZZINI ! 



Il Sindaco Cosolini ha detto, durante il recente Rapporto di Mandato No. 3, che bisogna talvolta mettersi dall’altra parte del tavolo per entrare nella testa di chi dovrà ricevere quel provvidemento, di chi ne trarrà vantaggi o svantaggi. Un ottimo proposito. 
E quindi, anche apprezzando il resoconto dell’attività che lo ha mostrato come persona sinceramente impegnata a dare e a fare del proprio meglio, lui e la Giunta, i consiglieri e l’Amministrazione, nella difficile congiuntura che sia la città che il paese stanno passando, mi permetto di prenderlo in parola.

Cosolini ha parlato di una pedonalizzazione globale di ampie aree del centro storico. E’ da molto tempo che penso che non sia una buona idea. Soprattutto per quello che riguarda la pedonalizzazione di via Mazzini, a cui sono dedicate ‘esclusivamente’ queste mie considerazioni. 
E che non valgono invece per il Ponte Curto e le vie che vi insistono. E mi sono anche chiesto quali basi avesse. Temo che sia nata nel settore dei modelli di traffico cari ad architetti ed ingegneri, che quindi pensano di ‘ottimizzare’, come si dice, spostando il traffico qui o là. Purtroppo dimenticando che non sono le automobili o gli autobus a muoversi, ma le persone che vi stanno sopra. E che se quindi i flussi degli veicoli pssono essere ‘ottimizzati’ secondo certi criteri matematici, lo stesso non vale per le persone, per le quali uno spostamento può significare lunghi percorsi aggiuntivi da fare magari con sporte o carrelli ingombranti o pesanti.

Perché pare che a chi esamina il traffico non entri in testa che si tratta di traffico in aree urbane abitate, e per di più, come a Trieste, da persone anziane. E che quindi vanno ‘ottimizzati’ non solo i percorsi dei veicoli, ma anche quelli delle persone; e che, se per ottimizzare il traffico dei veicoli si peggiorano sensibilmente i percorsi delle persone, l’obbiettivo dell’amministrazione - quello di migliorare la qualità della vita degli amministrati (diverso da quello dello studioso del traffico) - non solo non viene raggiunto, ma anzi viene allontanato.

Può darsi che qualcuno pensi che questa misura, trasformando un’intera area in un centro commerciale a cielo aperto, migliori le possibilità commerciali per i negozi del centro. Credo che si tratti di un’analisi superficiale, e che la misura danneggi gli stessi che magari qualcuno pensa di favorire. Innanzitutto la crisi del settore commercio ha due fattori, uno di lungo periodo: il crollo dell’ex-Jugoslavia cui, come il sindaco Cosolini ha ricordato nella stessa occasione, il settore commercio non ha dato risposte adeguate. A questa si è aggiunto una crisi pesante, che si riflette soprattutto nel calo di consumi. Mancando potere d’acquisto la pedonalizzazione rischia di trasformarsi in una passeggiata di massa più frustrante che soddisfacente, sia per chi passeggia che per i negozianti. E anche se magari qualche acquisto potesse essere spostato dalle aree periferiche verso il centro, la città non ci guadagnerebbe nulla; si chiama gioco a somma zero. Inoltre anche chi compra ha bisogno, esattamente come chi abita la zona, di arrivare più vicino possibile ai negozi che intende visitare, e di poter fare il tragitto minore per tornarsene a casa carico, come giustamente si augurano i negozianti, di pacchetti e pacchettini. E bisogna che le linee di autobus siano progettate a questo scopo; sostanzialmente come il servizio che fanno oggi. Senza alterazioni significative degli snodi. Innovare senza preoccuparsi di peggiorare la qualità della vita non è una buona filosofia. Una pedonalizzazione indiscriminata finirebbe quindi per danneggiare non solo gli abitanti della zona, ma anche gli stessi commercianti.

Mi rendo conto che il problema è difficile da affrontare. La configurazione di Trieste presenta difficoltà specifiche. Ma proprio perché il movimento di veicoli si muove lungo due assi paralleli ritengo che eliminare uno dei pochi passaggi trasversali sia insensato. Siceramente dubito, per quella conoscenza che ne ho, che i modelli matematici del traffico possano sostenere una misura simile. Ma soprattutto penso che questo riduca i punti di accesso agli autobus o altri mezzi pubblici a tutti gli abitanti della zona, con grave danno. E con grave danno anche dei commercianti, anche se un po’ ingenuamente pensano il contrario. Basta vedere via Mazzini sabato e domenica, semideserta il sabato, deserta la domenica. Una misura semplicemente assurda.

Proprio pochi giorni fa un tassista bolognese mi diceva: noi tassisti ci possiamo anche abituare a fare percorsi più lunghi e più scomodi il sabato e la domenica, ma le persone anziane non escono più di casa. E se ci mettiamo che anche quelli che magari non sono così anziani, ma lavorando tutta la settimana, possono fare la spesa solo il sabato; e vorrebbero utilizzare aree commerciali del centro, ma o è troppo faticos o comunque si devono sobbarcare sforzi assurdi.
Tutto questo perché le amministrazioni locali, da Bologna a Trieste hanno deciso che fanno quel che possono per difendere il benessere degli amministrati, e poi per fare migliore figura ci aggiungono la ‘percezione del benessere’, la ‘percezione’ come quella della temperatura. Prendiamo come esempio proprio Bologna dove la pedonalizzazione è molto più sviluppata. Ci sono grandi percorsi chiusi, bancarelle, mangiafuoco, la gente gira, i bambini si divertono, tutti si siedono nelle strade a mangiare sui tavolini messi fuori. Ma chi deve girare, portare pesi, andare in questo o quel posto deve assoggettarsi a scomodità notevoli. Tutto per dare della città un’aria di falsa allegria. Anche perchè è divertente da vedere, ma i commercianti dicono che non fanno affari con questo. Il perché è ovvio.

Le amministrazioni devono fare tagli o aumentare i costi dei servizi o le imposte. Di soldi in tasca ne restano per un panino o un gelato seduti in centro, ma non certo per fare acquisti. E tutto questo a spese di quelli che devono sopportare le scomodità di queste pedonalizzazioni ‘sostitutive’. Che servono infatti solo ad alimentare la ‘percezione di benessere’.  Nella speranza che ciò nelle prossime elezioni porti voti, facendo dimenticare la caduta ‘reale’ di benessere.


Preferirei che le amministrazioni si dedicassero meno alla sua ‘percezione del benessere’ e di più, nei limiti del possibile, al benessere degli amministrati. Compito sicuramente più faticoso e ingrato nelle condizioni di oggi, e per la cui pesantezza hanno tutta la mia comprensione . Invece di cercare di compensare la difficoltà nel raggiungere obbiettivi ‘reali’ di benessere con questi Ersatz (ma a Trieste ci dovremmo capire: sostituti) di ‘percezione’.


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