
Il Sindaco Cosolini
ha detto, durante il recente Rapporto di Mandato No. 3, che bisogna talvolta
mettersi dall’altra parte del tavolo per entrare nella testa di chi dovrà
ricevere quel provvidemento, di chi ne trarrà vantaggi o svantaggi. Un ottimo
proposito.
E quindi, anche apprezzando il resoconto dell’attività che lo ha
mostrato come persona sinceramente impegnata a dare e a fare del proprio
meglio, lui e la Giunta, i consiglieri e l’Amministrazione, nella difficile
congiuntura che sia la città che il paese stanno passando, mi permetto di
prenderlo in parola.
Cosolini ha parlato
di una pedonalizzazione globale di ampie aree del centro storico. E’ da molto
tempo che penso che non sia una buona idea. Soprattutto per quello che riguarda
la pedonalizzazione di via Mazzini, a cui sono dedicate ‘esclusivamente’ queste
mie considerazioni.
E che non valgono invece per il Ponte Curto e le vie che vi
insistono. E mi sono anche chiesto quali basi avesse. Temo che sia nata nel
settore dei modelli di traffico cari ad architetti ed ingegneri, che quindi
pensano di ‘ottimizzare’, come si dice, spostando il traffico qui o là.
Purtroppo dimenticando che non sono le automobili o gli autobus a muoversi, ma
le persone che vi stanno sopra. E che se quindi i flussi degli veicoli pssono
essere ‘ottimizzati’ secondo certi criteri matematici, lo stesso non vale per
le persone, per le quali uno spostamento può significare lunghi percorsi
aggiuntivi da fare magari con sporte o carrelli ingombranti o pesanti.
Perché pare che a
chi esamina il traffico non entri in testa che si tratta di traffico in aree
urbane abitate, e per di più, come a Trieste, da persone anziane. E che quindi
vanno ‘ottimizzati’ non solo i percorsi dei veicoli, ma anche quelli delle
persone; e che, se per ottimizzare il traffico dei veicoli si peggiorano
sensibilmente i percorsi delle persone, l’obbiettivo dell’amministrazione -
quello di migliorare la qualità della vita degli amministrati (diverso da
quello dello studioso del traffico) - non solo non viene raggiunto, ma anzi
viene allontanato.
Può darsi che
qualcuno pensi che questa misura, trasformando un’intera area in un centro
commerciale a cielo aperto, migliori le possibilità commerciali per i negozi
del centro. Credo che si tratti di un’analisi superficiale, e che la misura
danneggi gli stessi che magari qualcuno pensa di favorire. Innanzitutto la
crisi del settore commercio ha due fattori, uno di lungo periodo: il crollo
dell’ex-Jugoslavia cui, come il sindaco Cosolini ha ricordato nella stessa
occasione, il settore commercio non ha dato risposte adeguate. A questa si è
aggiunto una crisi pesante, che si riflette soprattutto nel calo di consumi.
Mancando potere d’acquisto la pedonalizzazione rischia di trasformarsi in una
passeggiata di massa più frustrante che soddisfacente, sia per chi passeggia
che per i negozianti. E anche se magari qualche acquisto potesse essere
spostato dalle aree periferiche verso il centro, la città non ci guadagnerebbe
nulla; si chiama gioco a somma zero. Inoltre anche chi compra ha bisogno,
esattamente come chi abita la zona,
di arrivare più vicino possibile ai negozi che intende visitare, e di poter
fare il tragitto minore per tornarsene a casa carico, come giustamente si
augurano i negozianti, di pacchetti e pacchettini. E bisogna che le linee di
autobus siano progettate a questo scopo; sostanzialmente come il servizio che
fanno oggi. Senza alterazioni significative degli snodi. Innovare senza
preoccuparsi di peggiorare la qualità della vita non è una buona filosofia. Una
pedonalizzazione indiscriminata finirebbe quindi per danneggiare non solo gli
abitanti della zona, ma anche gli stessi commercianti.
Mi rendo conto che
il problema è difficile da affrontare. La configurazione di Trieste presenta
difficoltà specifiche. Ma proprio perché il movimento di veicoli si muove lungo
due assi paralleli ritengo che eliminare uno dei pochi passaggi trasversali sia
insensato. Siceramente dubito, per quella conoscenza che ne ho, che i modelli
matematici del traffico possano sostenere una misura simile. Ma soprattutto
penso che questo riduca i punti di accesso agli autobus o altri mezzi pubblici
a tutti gli abitanti della zona, con grave danno. E con grave danno anche dei
commercianti, anche se un po’ ingenuamente pensano il contrario. Basta vedere
via Mazzini sabato e domenica, semideserta il sabato, deserta la domenica. Una
misura semplicemente assurda.
Proprio pochi
giorni fa un tassista bolognese mi diceva: noi tassisti ci possiamo anche
abituare a fare percorsi più lunghi e più scomodi il sabato e la domenica, ma
le persone anziane non escono più di casa. E se ci mettiamo che anche quelli
che magari non sono così anziani, ma lavorando tutta la settimana, possono fare
la spesa solo il sabato; e vorrebbero utilizzare aree commerciali del centro, ma
o è troppo faticos o comunque si devono sobbarcare sforzi assurdi.
Tutto questo perché
le amministrazioni locali, da Bologna a Trieste hanno deciso che fanno quel che
possono per difendere il benessere degli amministrati, e poi per fare migliore
figura ci aggiungono la ‘percezione del benessere’, la ‘percezione’ come quella
della temperatura. Prendiamo come esempio proprio Bologna dove la
pedonalizzazione è molto più sviluppata. Ci sono grandi percorsi chiusi,
bancarelle, mangiafuoco, la gente gira, i bambini si divertono, tutti si
siedono nelle strade a mangiare sui tavolini messi fuori. Ma chi deve girare,
portare pesi, andare in questo o quel posto deve assoggettarsi a scomodità
notevoli. Tutto per dare della città un’aria di falsa allegria. Anche perchè è
divertente da vedere, ma i commercianti dicono che non fanno affari con questo.
Il perché è ovvio.
Le amministrazioni
devono fare tagli o aumentare i costi dei servizi o le imposte. Di soldi in
tasca ne restano per un panino o un gelato seduti in centro, ma non certo per
fare acquisti. E tutto questo a spese di quelli che devono sopportare le
scomodità di queste pedonalizzazioni ‘sostitutive’. Che servono infatti solo ad
alimentare la ‘percezione di benessere’.
Nella speranza che ciò nelle prossime elezioni porti voti, facendo
dimenticare la caduta ‘reale’ di benessere.
Preferirei che le
amministrazioni si dedicassero meno alla sua ‘percezione del benessere’ e di
più, nei limiti del possibile, al benessere degli amministrati. Compito
sicuramente più faticoso e ingrato nelle condizioni di oggi, e per la cui
pesantezza hanno tutta la mia comprensione . Invece di cercare di compensare la
difficoltà nel raggiungere obbiettivi ‘reali’ di benessere con questi Ersatz (ma a Trieste ci dovremmo capire:
sostituti) di ‘percezione’.
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