Il Manifesto ha pubblicato al 2 luglio 2014 questo articolo riassuntivo
Trieste, tutti i legami con l’inchiesta Mose
Sebastiano Canetta,
Ernesto Milanesi, TRIESTE, 2.7.2014
Consorzio Venezia Giulia. Municipio e porto, assicurazioni e
logistica, multiutility e informazione
Consorzio Venezia… Giulia?
Dal municipio al porto, dalle
assicurazioni alla logistica marina, dalla multiutility all’informazione: un
po’ dovunque Trieste dichiara l’indissolubile legame con i protagonisti
dell’inchiesta sul Mose.
A cominciare dal leone di San Marco, simbolo delle Generali.
Il colosso delle polizze fondato nel 1831 aveva sostenuto nel 2011 la scalata
di Fonsai da parte di Roberto Meneguzzo, amministratore delegato di Palladio
Finanziaria, che ha tentato il suicidio dopo l’arresto e ora è ai domiciliari.
Ma dalla laguna al mare si rivela davvero impressionante l’elenco di nomi,
società, interessi e affari spacciati come macroregione del Terzo Millennio.
«Il Nord Est sono io» garantiva Giancarlo Galan
nell’intervista a Paolo Possamai: il «doge» è alle prese con le accuse di
Mazzacurati & Baita, mentre l’interlocutore sussidiario ora dirige lo
storico quotidiano Il Piccolo. Del resto, ogni quarto d’ora gli automi Micheze
e Jacheze martellano l’alabarda formato comunale: governa il centrosinistra con
una clamorosa connessione.
Il sindaco democratico Roberto Cosolini ha messo la
cultura triestina nelle mani di Franco Miracco. Figlio del segretario
municipale di Cervarese Santa Croce, dai Colli Euganei si trasferisce a Venezia
dove nel 1986 diventa capo ufficio stampa del Consorzio Venezia Nuova chiamato
dal presidente Luigi Zanda. Dopo 14 anni, l’ex critico d’arte del manifesto
sarà portavoce del governatore e ministro Galan. Siede in giunta, a Trieste,
come perfetto assessore bipartisan.
Uomini funzionali, dal profilo insindacabile. Come Francesco
Giordano, il commercialista di fiducia di Giovanni Mazzacurati. E non solo. Fu
«assunto» da AcegasAps nel delicato ruolo di revisore dei conti dell’azienda di
servizi di Trieste e Padova quotata in Borsa. Anche Giordano è stato arrestato
il 4 giugno. La sua nomina nel 2007 era politicamente corretta: indicato da
Flavio Zanonato, sindaco Pd, d’intesa con l’amministratore delegato della
multiutility Cesare Pillon che ha appena perfezionato il «trasloco» per
incorporazione in Hera. Il curriculum di Giordano parlava chiaro: una trentina
di cariche in società del calibro di Arsenale Venezia Spa, Beton Brenta di
Grantorto, Egmont Soa, Fondo solidarietà ecclesiale di Padova, Friuli Terminal
Gate, Scarl ex dipendenti Magazzini Generali Padova, Thetis Spa, Ubs Fiduciaria
di Milano.
E nelle rive di Trieste fra gli stucchi di piazza Unità e la storia
del molo Audace - l’eco dell’inchiesta sul Mose risuona in continuazione. La
nuova piattaforma logistica del Porto che vale 132 milioni di euro?
Era già stata assegnata (compresa la gestione del primo
lotto) alla cordata guidata dalla Mantovani Spa supportata con il 10% da Venice
Green Terminal Srl e Samer Seaport & Terminals Srl. Ma Marina Monassi, che
guida l’Autorità portuale di Trieste dopo esser stata direttore generale di
AcegasAps, ha dovuto fare marcia indietro: Mantovani esclusa dal megaappalto
che passa a Icop, Francesco Parisi Casa di Spedizioni Spa, Interporto Bologna
Spa e Cosmo Ambiente Srl. Si tratta di un’area di 122 mila metri quadri dove
sorgerà una banchina di 480 metri, in cui potranno attraccare anche le navi
roro senza più bisogno delle gru. Per altro, il pm Federico Frezza e la Guardia
di Finanza hanno acquisito i verbali della commissione del Porto sulla gara
d’appalto vinta dalla Mantovani Spa…
Non basta, perché nell’altro superprogetto al Porto Vecchio
spiccano Maltauro e Ezzani De Eccher. L’impresa vicentina incarna il link del
«sistema Mose» con Expo 2015 a Milano; il gruppo friulano ha invece assorbito
Sacaim, impresa che nei verbali veneziani è citata in riferimento a Lino
Brentan e al Pd. A Trieste entrambe puntano alla rigenerazione di 40 ettari con
un investimento stimato in 500 milioni, in base all’apposita variante
urbanistica del 2007. Alla riqualificazione del “cuore” asburgico di Trieste fa
da contraltare il porto turistico con 360 postibarca. Tutto in base alla
concessione demaniale di… 70 anni già sottoscritta per l’area di circa 450 mila
metri quadri. Operazione gestita da Sinloc, braccio operativo delle fondazioni
bancarie (Compagnia di San Paolo, Cassa
di risparmio in Bologna e Cassa di
risparmio di Padova e Rovigo affiancate da Cassa depositi e prestiti)
presieduto dall’ex rettore del Bo Gilberto Muraro. Nel pool originario c’era
Banca infrastrutture, innovazione e sviluppo (creata da Corrado Passera e
chiusa nella primavera 2012) sempre del Gruppo Intesa.
Infine, l’intervento immobiliare a Duino Aurisina dove si va
materializzando la “cittadella turistica” nell’ex cava: un borgo sul mare e uno
residenziale, hotel, park sotterrani, 5 piscine, 11 bar e ristoranti, il centro
benessere e un centinaio di posti barca. Procedura preliminare dell’affare con
Bovis Land Lease, la stessa che si era preoccupata del «pacchetto» nuovo
ospedale di Padova (due miliardi di project) caldeggiato dall’asse Mazzacurati Galan
Zanonato. Poi scende in campo Serenissima Sgr con il fondo chiuso «Rilke»: da
dieci anni opera su iniziativa dell’Autostrada BresciaPadova diventata A4
Holding (fino al 2013 con un pacchetto azionario pubblico del 32% e la presenza
ultraminoritaria di Mantovani).
Portopiccolo di Duino Aurisina è di proprietà
di Serenissima Sgr: a maggio il 30% delle quote del fondo immobiliare (valore
30 milioni) è passato a Ezzani De Eccher.
Finanza «creativa», urbanistica su misura e cemento armato all’opera.
Una rotta che sembra privilegiata a Trieste. Fin dall’epoca del sindaco governatore
Riccardo Illy, condannato in secondo grado dalla Corte dei Conti per la vendita
di due immobili della Regione (700 mila euro da restituire…) e dimessosi dalla
Commissione paritetica Stato Regione. Con buona pace di Debora Serracchiani,
vice segretario del Pd di Renzi?
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